Lunga intervista al Profeta Hernanes ospite della trasmissione “One to One” condotta dal direttore di Inter Channel Roberto Scarpini. Eccola a seguire :
Tutti hanno iniziato a chiamarti Prof: tu preferisci essere soprannominato Profeta o Professore?
“All’inizio il soprannome era Profeta, poi tutti mi chiamavano Prof per comodità… Poi è diventato Professore perché tento di dare una spiegazione a tutto e studiare ogni situazione. E’ per questo, credo”.
Per questa tua indole, hai mai pensato ad un futuro da allenatore?
“Non lo so, prima a questa domanda rispondevo di no, ora l’idea non la rifiuto del tutto. C’è ancora un po’ di tempo per giocare… e vincere.
L’anno scorso stagione altalenante, il vero Hernanes l’abbiamo visto solo alla fine…
Sì, a febbraio finalmente ho iniziato a star bene fisicamente e tutto è cambiato. Da quando sono arrivato non sono mai riuscito ad essere il top, ho avuto diversi infortuni che non ero abituato ad avere. Primi mesi di adattamento, poi ho incominciato a rendere di più in campo e sono diventato più consapevole ed utile alla squadra.
Hai grande forza fisica, prima non era così. Come sei cambiato?
Adesso sento di essere molto forte fisicamente, non ho timore di nessun contrasto né di andare di testa sul pallone. Appena arrivato in Italia il marcatore mi distruggeva e io chiedevo sempre fallo. Ora invece mi piace il gioco duro, mi sono abituato al metro italiano: sono cambiato mentalmente, amo il gioco più aggressivo e più europeo.
Sei un finto lento. Sembri abbastanza farraginoso nella manovra, ma poi parti palla al piedi e diventi più rapido. Hai lavorato molto anche su questo?
Nel calcio la velocità fa la differenza. Ora non mi sento più lento, non mi è mai piaciuto esserlo. Quando le gambe rispondono al mio pensiero riesco a fare cose che prima nn facevo. A me è venuto un dubbio da quando ho cambiato tipo di allenamento: ero più lento prima oppure semplicemente mi allenavo male?
Anche Recoba ha subito una trasformazione del genere…
Fa piacere che si veda questo mio cambiamento, io mi sento diverso e più forte. Sta arrivando il momento più brillante della mia carriera, in cui mi divertirò a giocare e a vincere. L’ho aspettato tanto.
E di solito giocare per Roberto Mancini è garanzia di vittoria…
Il mister è uno tosto che non molla la sua filosofia del suo gioco. Da giocatore ha avuta molta qualità, quindi in campo se ne aspetta altrettanta. Vuole vincere con merito, giocando bel calcio. Ci possiamo mettere un attimo di tempo per collegare il tutto, però possiamo vincere giocando bene
Mancini ti ha cambiato ruolo. Ti piace?
Prima non avevo le caratteristiche adatte a giocare lì, ora sono a mio agio perché Mancini mi ha cambiato.
Il Paso Doble è il tuo marchio di fabbrica?
Sì, diciamo di sì. E’ interessante perché questa finta la facevo sin da quando avevo dodici, tredici anni e giocavo a calcetto. In queste vacanze ho avuto modo di incontrare un mio vecchio allenatore che aveva visto un mio video di azioni e che mi ha ricordato di quando mi esercitavo da ragazzino in solitaria tra le colonne del mio palazzo e mi ha detto: “E’ incredibile, ti ho visto fare in campo le stesse cose che facevi in campo”.
Inizia una nuova stagione. Si vince?
Quando si crea la consapevolezza insieme e tutti hanno lo stesso obiettivo, prima o poi si arriva. Anche il Presidente sta facendo tantissimo e investe al massimo: in palestra, in Pinetina, ci hanno dato tutti gli strumenti migliori per allenarci e anche noi giocatori abbiamo fame, vogliamo conquistare trofei. I tifosi vogliono vincere quanto noi, quindi tutti stiamo puntando la Vittoria.
In bocca al lupo per la stagione, Prof…
L’anno scorso abbiamo raccolto meno delle nostre possibilità, quindi quest’anno dobbiamo raccogliere il doppio.