Dejan Stankovic in esclusiva ad inter.it racconta le sue emozioni nel primo derby da club manager, affermando che le sensazioni sono come quelle di quando ancora scendeva in campo per combattere e onorare con la maglia dell’Inter. Queste le sue parole:
“Non vedo l’ora che arrivi domenica. I nostri tifosi ci hanno fatto sempre vivere stracittadine da pelle d’oca”.
“Sarà sicuramente un Inter–Milan molto diverso per me – spiega Deki -. Quando da giocatore arrivava la settimana della stracittadina, si percepiva subito qualcosa di diverso. Quasi inconsciamente, si alzava il tasso di allerta. Questo non significava sottovalutare le altre partite, ma avvertire emozioni particolari. Anche da dirigente sento quel tipo di pressione e di tensione dopo aver vissuto insieme a tutto lo staff questi mesi di preparazione e di mercato”.
“Dopo aver seguito ogni singolo allenamento, siamo tutti curiosi di vedere a che punto siamo arrivati. Parlo di tensione e nervosismo positivi. I nostri dirigenti hanno fatto un mercato spettacolare e sono sicuro che il mister, con tutta la sua bravura ed esperienza, sistemerà ottimamente la squadra, schierando la migliore formazione in campo. Non saremo di certo giudicati dopo questa gara, ma non vedo l’ora di viverla. È questa la sensazione dominante”.
Gioie ed emozioni incalcolabili nelle tue stracittadine, gol pazzeschi ed esultanze grintose, come quella con Roberto Mancini dell’ottobre 2006. Sono questi i ricordi migliori dei derby?
“Ho vissuto gioie e delusioni fin dal primo derby, con il mio gol direttamente da calcio d’angolo e la sconfitta subita in rimonta. Ho visto derby in cui abbiamo dominato, mettendo sotto il Milan. Penso che in questo senso il 4-0 dell’agosto 2009 resterà nella storia. Abbiamo giocato dal primo all’ultimo minuto da favola. L’esultanza del 2006 nasce invece il giorno prima della gara, quando durante le prove dei calci piazzati Mancini mi prendeva in giro perché non riuscivo a piazzare la palla dove volevo. In quella partita però ho fatto di tutto: l’assist sul primo gol, un colpo sotto il sette per il secondo e di nuovo un assist. Esultare in quel modo era come dire: ‘Eccomi Mancio, hai visto? Ci sono!'”.
Quanta grinta e concentrazione servono per affrontare un derby? Come si trasmette la giusta energia ai giocatori?
“Bisogna trasmettere sicurezza e tranquillità, mentre tutto il resto è necessario che il giocatore lo abbia dentro. Il controllo delle emozioni prima di tutto, serve avere la testa fredda e il cuore caldo, non viceversa, altrimenti si rischia di fare cose di cui ci si può pentire. Anche nelle gare vissute in campo ho potuto vedere giocatori che non riuscivano a sostenere la tensione e dare il massimo. Ma questo è il derby, non si può mai sapere come finirà e chi lo deciderà. È questa la sua grandezza”.
Sulla panchina rossonera siederà Sinisa Mihajlovic. Cosa si prova ad affrontare un amico proprio dove sono state vinte tante battaglie insieme?
“Abbiamo vissuto davvero tante battaglie insieme, a San Siro ma anche in nazionale e con la Lazio. Abbiamo vissuto momenti belli e brutti e per me lui è un riferimento anche nella vita privata. È più di un amico, è il padrino dei miei figli, è quasi come un fratello maggiore o uno zio e a lui porto grandissimo rispetto. Lo sa bene e per questo mi stima tanto. Lui conosce il vero Deki e sa bene come sono fatto, sarà così per sempre. Sono contento per lui, perché partendo da zero è arrivato ad allenare una big, pur essendo ancora un allenatore giovane. Una volta, alcuni anni fa, dissi: ‘Servirà solo del tempo perchè Sinisa alleni una grande squadra’. Avevo ragione. Nei 90 minuti di gara cercherò di batterlo, voglio vincere e godere della vittoria, ma dopo il fischio finale la vita continua e c’è altro”.
Quanto è importante la forza del gruppo durante un derby? Quanto può aiutare lo sguardo dei compagni dentro e fuori dal campo?
“Vedere la sicurezza negli occhi dei compagni è incredibile, se invece si vede un compagno un po’ in confusione o impaurito è il momento giusto per andare da lui e dargli due pacche sulla spalla, standogli vicino e trascinandolo. Anche in partita può succedere. Si può attraversare una fase o anche una giornata negativa, del resto non siamo robot. Ma è proprio in quei momenti che bisogna stare vicini ai compagni. Il gruppo, in questo tipo di partite, è decisamente la cosa più importante, tanto dentro quanto fuori dal campo. Parlo di tutti quelli che circondano la squadra, di quello che fanno quotidianamente le persone dietro le quinte. Un aspetto che ora vivo in prima persona. Ognuno cerca di dare il massimo in modo da migliorare la prestazione dei giocatori in campo”.
Qual è il ruolo dei tifosi e che messaggio si può mandare a chi siederà sugli spalti?
“Noi abbiamo dei tifosi davvero esperti di derby e di partite importanti. Negli anni ci hanno fatto davvero emozionare con delle coreografie da pelle d’oca. Dico sempre che il #DerbyMilano è come uno spettacolo alla Scala, si verifica due volte all’anno, tanto raro quanto bello. I nostri tifosi sono sempre stati spettacolari, ci sono sempre stati vicini, anche nei momenti di difficoltà. È una cosa che posso dire da vero interista”.
Parole mai banali e mai scontate, parole di un guerriero che ha lasciato sempre l’anima in campo per la sua squadra e che continuerà a farlo ancora da dirigente, ancora per la sua Inter.