La questione è stadio motivo di discordia sia tra Inter e Milan che tra società e Comune di Milano. L’assessore allo Sport del Comune di Milano, Chiara Bisconti, apre all’ipotesi “cessione impianto” facendo il prezzo dello stesso, ecco l’intervista rilasciata al Corriere della Sera:
Assessore, a quando l’incontro con Milan e Inter? «Ci vedremo entro giovedì. Io, il consigliere del Milan Alfonso Cefaliello e l’interlocutore dell’Inter».
L’ennesima impasse? Entrambe le squadre vorrebbero lo stadio di proprietà. «L’impianto in esclusiva resta l’idea da sostenere. Ma al momento non pare ci siano le risorse economiche per costruire uno stadio nuovo. Basta fughe in avanti».
È una stoccata al Milan che aveva pensato al Portello? «Bei progetti, sono sempre stata favorevole all’idea di un secondo stadio. Ma ora non si concretizza. Mi aspetto che entrambe si concentrino su San Siro».
La convenzione lega le squadre al Comune di Milano fino al 2030 con un contratto d’affitto da 4,5 milioni annui di canone. «La decisione finale spetta al Consiglio comunale, mi sento di dire che c’è apertura totale a cambiare i termini della convenzione. Le due società potrebbero rilevare l’impianto».
Sta dicendo che San Siro è in vendita? «Si tratta di un’ipotesi che non escludiamo. Le squadre rientrerebbero dal loro investimento in dieci anni. Poi, in un futuro lontano, chi dovesse andare via monetizzerà dalla vendita della sua quota. E chi resterà, invece, avrà già uno stadio rinnovato e moderno».
In riunione quale altra ipotesi ventilerà? «Potremmo negoziare un diritto di superficie, che a differenza dell’affitto è reale e funziona come garanzia per i prestiti con le banche».
Gli stadi di proprietà in Europa rendono quattro volte tanto rispetto a San Siro. «Vero: fino al 40-45 per cento arriva dalle vendite di biglietti, dal merchandising, dai servizi. Contro un dieci per cento al Meazza».
Il Comune ha un’idea? «Innanzitutto aprire il Meazza su quattro lati invece che solo su due, com’è oggi. Anche per rendere possibili due ingressi ben separati, uno per squadra».
Cosa intende con quattro «aperture»? «Ora sono sfruttati per i flussi in entrata e in uscita solo il lato verso Ovest, dove c’è il cantiere della M5, e il lato del centro Ippico, a Nord. Renderemo aperta e di passaggio la sponda verso piazzale Axum, rimpicciolendo il capolinea del tram 16. E potremmo ripensare quello ad Est, verso il Trotto. Schiudendo via dei Piccolomini e dedicando ai servizi la Stecca, magari collegata allo stadio con ponti sopraelevati».
Il progetto dell’Inter, 110 milioni, prevedeva un cubo per i servizi dove ora c’è la tribuna rossa. «Se lo stadio oltrepassa i suoi muri e si allarga in un ideale quarto anello esterno, i servizi potrebbero anche finire nella Stecca del Trotto. Si risparmierebbe sui lavori di ristrutturazione».
E Intorno nasce la cittadella dello sport… « Sta già nascendo. Il parco di Trenno da un lato, il Bosco in Città dall’altro. Immagino viale Caprilli pedonale, con campi da gioco. Poi c’è il Palalido, che diventerà tempio dell’EA7 entro inizio 2016; il velodromo per ciclismo e football americano; il Lido, col tennis e la piscina; e il nuovo Ippodromo» .
Come vanno i lavori per la finale di Champions? «Lavoriamo con grande energia ed è un banco di prova di quello che potrebbe essere lo sforzo congiunto per investimenti futuri. I quaranta milioni di spesa sono sostenuti dalle due squadre al 50%, ma la maggior parte dei costi va a scomputo del canone che pagano al Comune per l’affitto».
Quale sarà l’indotto della finale di Champions? «In totale, secondo le stime, 300 milioni. E di questi, ben cinquanta andranno alla città ».