Juan Pablo Carrizo è stato il protagonista della puntata di Inter Nos, format di Inter Channel ed ha rilasciato una lunga intervista.
Ecco le sue parole:
–Rigore parato al Torino e rigori in generale?
In quel momento hai tutto da guadagnare. Non è difficile entrare all’improvviso. Gli attaccanti ora sono troppo forti, magari fanno la pausa prima di calciare e poi tirano. Prima facevo il passo di spinta in avanti, ora lo faccio laterale e quindi guadagno un po’. Se indovini il lato l’hai parato praticamente. In generale devi sapere quale lato un giocatore preferisce
–Cosa pensi di mister Bonaiuti?
Calcia bene, è giovane. Non vuol dire che gli altri sono stati meno forti, ognuno allena a modo suo. Per le mie caratteristiche e anche per quelle di Samir e Berni Bonaiuti ci ha dato un aiuto notevole. E’ molto bravo, sono contento di questo cambiamento. Se dovesse andare via, ci adegueremo.
–Passione per le torte?
Cucino poco, ma mi piace fare dolci. Non ho mai seguito corsi, ma controllo su internet.
–Atmosfera diversa nello spogliatoio rispetto al passato?
Si sono integrati tutti, tutti si sentono partecipi di questa Inter. Deve essere così, se giochi o se non giochi, devi sentirti parte dell’Inter e devi fare il tuo. Il mister vuole che sul pullman non ci sia silenzio, ci mette la musica, bisogna arrivare allo stadio carichi. Si canta a volte. Ci sono giocatori che a volte vanno più d’accordo con un mister che con un altro, è normale. Mancini ci lascia molto liberi nello spogliatoio, ce lo fa gestire a modo nostro, ci dà molta fiducia, noi dobbiamo ripagarla. Lui ci responsabilizza. Ha lasciato il gruppo in mano a noi ed ora il gruppo è contento, si allena bene e i risultati aiutano. Quando le squadre vincono è perché c’è un gruppo forte e a dirlo è lo spogliatoio, il campo. Prima non andavamo sotto la curva, adesso anche quello per ringraziare i tifosi.
–Catania?
Sono andato in prestito dalla Lazio. Era ds Lo Monaco. Lui e il Catania, ma anche Montella che era l’allenatore, si sono fidati di me, era il momento giusto per dimostrare che ero cambiato.
–Sei felice all’Inter?
Alla Lazio non giocavo, facevo partite di Coppa Italia. L’Inter poi si è interessata a me, ora voglio dare il mio piccolo contributo. Quest’estate ho rinnovato. Come tutti i calciatori voglio giocare anche io, devo tenermi in forma, farmi trovare pronto. Quando dovrò sostituire Samir dovrò farlo nel migliore dei modi, in modo tale che la squadra non noti la differenza.
–Sei mai uscito dalla porta?
Sì e mi è andata male. Non l’ho più fatto. Nessuno mi ha detto niente però, stavamo già perdendo però. Se mi dovesse capitare chiederei il permesso.
–Cosa vuol dire arrivare in Nazionale?
All’esordio c’era tutta la mia famiglia in tribuna, è stato un momento indimenticabile, ho fatto due belle parate anche. Ora ci sono portieri più giovani, ma arrivare in Nazionale vuol dire che hai fatto meglio degli altri.
–Gol Florenzi contro il Barcellona?
La colpa non è stata dal portiere, è stata una prodezza di Florenzi. Ter Stegen non riesce ad andare in dietro, perché era proprio in linea con la palla. In Argentina qualcuno mi ha fatto gol così.
–Come è cambiato il ruolo? Quanto è importante saper usare i piedi?
Tanto, un portiere che non sa giocare con i piedi mette in difficoltà la squadra e imposta male la prima giocata. Questo ha fatto bene al calcio, ha aggiunto anche spettacolo. Il portiere ora deve essere anche tecnico.
–Che lavoro facevi all’inizio allo stadio?
Numeravo i biglietti per le partite. Guadagnavo qualcosa.
–Esistono tre portieri ‘Carrizo’, lo sapevi?
Di quello del River anni ’70, Amedeo, sì, del cileno invece no. In Argentina ci sono tanti Carrizo calciatori. Parenti però no. Carrizo mi è venuto a salutare al River, quando ha saputo che c’ero anche io, si è presentato. Voleva conoscermi perché abbiamo lo stesso cognome. E’ stato uno dei primi a portare i guantoni in Argentina. Era una novità prima.
–Il tuo ruolo?
Avevo sei anni, sono andato a giocare dopo scuola. Subito ho iniziato a giocare in porta. A scuola mettevo le sedie e mi tuffavo, quindi fin da subito sono stato portiere, ho iniziato a sei anni. Poi ho provato a giocare anche avanti, ho fatto l’attaccante esterno a sinistra. Il mister spesso non poteva scegliere, quindi quando c’era qualche assenza giocavo io. Mio padre mi disse che non ero scarso, ma forse ero meglio in porta.
–Ancelotti ti voleva al Milan prima di andare alla Lazio?
Uno dei più forti in giro, mi piace il suo modo di essere, è tranquillo, serio. Non ho parlato con lui, sapevo però dell’interesse del Milan, non è andata bene poi, non so perché. E’ bello però che le grandi squadre si siano interessate a me.
–Ti è piaciuto giocare a golf a Brunico?
Sì, sì. Gioco da quattro anni. Una mattina il mister ci ha dato riposo, un ragazzo che ho conosciuto lì mi ha fatto compagnia, abbiamo giocato un po’, lui era troppo forte però. E’ una cosa completamente diversa dal calcio.
–Chi ti fa più gol dei nuovi?
Jovetic. Molto tecnico, fa una pausa davanti al portiere che fanno pochi. Magari tu ti sbilanci e lui fa gol.
–Come ti trovi con i nuovi? Ce li racconti?
Si sono inseriti molto bene, Kondogbia, ma anche Ljajic, Perisic, Miranda, Murillo. Non voglio dimenticare nessuno. Anche Telles, Melo. Felipe già conosceva il calcio italiano. Si sanno muovere, sanno come gestire la palla. Dicono le cose al momento giusto. Noi che siamo qui da molto li aiutiamo a inserirsi bene fin da subito. La cosa principale è l’inserimento nel gruppo, perché il nuovo deve sentire subito la fiducia. Questo deve essere lo spirito di squadra.
–Dribbling e finte anche in porta?
Sì, ho fatto anche diversi dribbling davanti alla mia porta in passato. In quel momento mi divertivo, non pensavo all’importanza che poteva avere quella palla sbagliata magari. Quando sei giovane non capisci. Non faccio più quelle cose. Alla Lazio all’inizio la squadra non andava bene, ho fatto alcune cose del genere, due finte e l’hanno presa male, la società si è arrabbiata, ma anche Delio Rossi. Tu devi per forza curare gli interessi della società. Magari ti giochi lo scudetto o la Champions. Facevo le cose con molta convinzione, ma potevo mettere a rischio la prestazione della squadra per niente
–Cosa pensi del cambiamento di natura tattica apportato dal mister?
A livello tattico sono d’accordo con l’idea del mister. Noi che facciamo i calciatori dobbiamo accettare cosa ci dice lui. Cerchiamo di uscire con la palla al piede e creare un’azione pulita dall’inizio, già dalla difesa. Abbiamo avuto coraggio anche l’anno scorso, ma magari quest’anno i nuovi sanno come muoversi in campo, anche per non creare situazioni pericolose.
–Scudetto al River?
Bella emozione. Ricordo ancora la formazione.
–Pronti per lo scudetto quest’anno?
Dobbiamo pensare partita dopo partita, quando si parla troppo si rischia di fare brutta figura. Dobbiamo stare attenti. Per il potenziale che abbiamo possiamo restare nelle prime posizioni. Nessuno vuole giocare per essere sconfitto. E’ bello essere vincenti, ma il campionato è lungo e bisogna stare tranquilli.
–Cosa pensi di questa nuova Inter?
Penso che quest’anno siamo partiti bene, bisogna stare con i piedi per terra, è un momento che ci gira bene, la squadra ha dimostrato di avere carattere, di voler vincere e di voler essere protagonista in campo. Dobbiamo stare tranquilli, non farci prendere dall’emozione, sono sicuro che poiché il campionato è lungo arriveranno anche momenti difficili.
–Cosa cambieresti?
L’Inter mi piace, è convinta di quello che fa, ma a volte si può giocare meglio, a volte peggio, c’è anche l’avversario a mettere in dificoltà. Le cinque vittorie di seguito però non sono un caso, stiamo facendo bene, la squadra ha sempre voluto la vittoria e alla fine ci siamo riusciti. Lascerei la squadra così senza cambiare niente.