Editoriale – Come Mauro Icardi racconterebbe Inter – Juve
Suona la sveglia, sono le 7. È ora di chiudere con i sogni, lasciare da parte le speranze, è tempo di guardare alla realtà.
È domenica ma non una domenica qualunque, è tempo di Inter – Juve. Finalmente è finita questa pausa nazionali, vedere tutti i compagni andare in giro per l’Europa a giocarsi le qualificazioni, o per il mondo a giocare amichevoli, e io qua ad Appiano, fa male. Ma non è più tempo di piangersi addosso, oggi sono io il capitano, la nazionale arriverà.
Oggi devo prendermi la squadra sulle spalle, caricarmi di responsabilità. Certo che indossare questa fascia dopo Zanetti te ne dà ancora di più, ma io non ho paura di non essere all’altezza, sono onorato di seguire Javier nella storia del club, e questo nuovo ruolo mi piace. Come ho già detto in un’intervista, essere capitano mi dà una grande soddisfazione, guido il gruppo, sono un riferimento nello spogliatoio, ma dico sempre che il capitano non sono solo io, dobbiamo essere tutti coinvolti in questo. Non è la fascia che mi rende trascinatore, ma il fatto che sono attaccante e faccio gol.
Wanda mi saluta e mi fai gli auguri per stasera, saluto i piccoli e vado. Oggi mantengo la sobrietà, vado di Rolls Royce. Parte la radio, ma io ho bisogno della mia playlist di rito. Metto la mia preferita, Llos Piojos – Cancion De Cuna, è dedicata a mia figlia. Io ascolto tanta, tantissima musica durante le mie giornate, dalla scorsa stagione porto sempre lo stereo in spogliatoio, anche se a qualcuno può non piacere la musica sudamericana. Nello spogliatoio ascoltiamo di tutto, rispettiamo i gusti di tutti e in pullman, prima delle partite, ascoltiamo una canzone che ho scelto io.
Raggiungo il gruppo ad Appiano. Bello sì avere l’attico a pochi metri dallo Stadio, ma utile solo quando finisco la partita, sarebbe nettamente più comodo arrivare direttamente a San Siro. Pranziamo. Saliamo sul pullman, in un attimo siamo al Meazza, i tifosi circondano d’affetto il mezzo, non possiamo fallire. Sceso dal bus, percorro a piedi l’ultimo pezzo prima di arrivare in spogliatoio. La musica che mi dà la carica, gli occhi dei presenti che mi trasmettono fiducia, sento anche la spinta emotiva dei tifosi già presenti allo stadio. Se non ci fossero loro. Magari qualcuno mi odia ancora per l’episodio col Sassuolo, io spero di farmi perdonare a suon di gol. Il mister ci dà le indicazioni tattiche, a me una sola raccomandazione: “buttala dentro Mauro”. Li ho già purgati in passato, 5 gol in 6 partite contro di loro, ma non è mai facile, come a maggio: avevamo la partita in pugno, poi abbiamo buttato via tutto.
Ma i tempi cambiano, i giocatori anche, quello che non deve mai cambiare è la forza di volontà, la grinta nello sradicare palla, le accelerazioni sulla fascia, provarci ad ogni minimo spiraglio che si crea tra il difensore e la porta.
Sono settimane che ripassiamo gli stessi schemi, i meccanismi sembrano ben oliati a differenza di quello che scrivono, ma quale crisi. E a proposito di quello che scrivono i giornalisti, che noia. Ne ho fatte di interviste questa settimana, una in particolare dove dicevo che non si possono precludere certe strade a priori, e tutti giù a dire che io andrei alla Juve. Ho anche detto che sarebbe brutto andarci dopo aver giocato con una storica rivale come l’Inter. Ma forse è più apprezzata la falsità e le frasi fatte dai procuratori, come “E’ sempre stato il mio sogno venire a giocare qua, è la squadra più forte del mondo!!”. Io come ho sempre detto sono qui perché è una mia scelta, l’ho voluto da quando ero alla Samp, era la squadra per cui tifavo qui in Italia, è per me una grande opportunità. Ma l’ho detto perché lo penso veramente. Non ho mai parlato per fare un piacere a qualcuno, sono semplicemente me stesso.
Ora sono qui, posso esserne felice, spero di restare a lungo, l’ho sempre detto. Però non voglio fare polemica, devo solo pensare a migliorarmi e a vincere. Sì, migliorarmi. In allenamento ma anche guardare i grandi del passato ti insegna qualcosa. Spesso mi riguardo i video di Ronaldo, il fenomeno: che giocatore.
Ritorniamo con la testa sulla partita. Non vedo l’ora di entrare a fare il riscaldamento. La partita con la Juve è qualcosa che sta al grado più alto della scala richter, è un terremoto di emozioni che non vedo l’ora di provare. Quando segnai il mio primo gol in Serie a nel derby di Genova, con la maglia della Sampdoria, esultai come “Topo Gigio”, mani alle orecchie. Lo feci per incentivare i tifosi a urlare più forte, poi diventò la mia esultanza preferita, è qualcosa di straordinario l’onda di esultanze che arriva dagli spalti, dai compagni, da tutti. Voglio sfondare la rete.
Fa freddino stasera. Altro che Canarie, quando abitavo nel comune di Las Palmas e giocavo all’Unión Deportiva Vecindario. Segnai 384 gol in sei anni, roba da Playstation. Dopo andai al Barcellona, che esperienza: una cosa unica, è stato questo che mi ha fatto arrivare dove sono oggi. Ho imparato tanto, non solo calcisticamente, ma anche a livello umano, di comportamento. Non si guarda solo il calcio, ma anche la scuola. In quel Barcellona c’era Rafinha, ma ho giocato anche con Sergi Roberto, Montoya, Bartra. Poi Genova, tifoseria speciale, ma adesso non mi adorano particolarmente. L’anno scorso si sono incazzati per l’esultanza, ma cosa avrei dovuto fare? Che noia quelli che non esultano perché con le avversarie ci hanno giocato. Come si fa a tenersi dentro un emozione del genere?
Si inizia. Il match parte forte, i ritmi sono alti, Mi arriva una palla da Jovetic ma Chiellini mi blocca. Handanovic salva in corner su Cuadrado dimenticato da tutti. Addirittura 3 ammonizioni nei primi 10 minuti. Si vede subito che non è una partita come le altre. Le ammonizioni continuano a salire, la spinta dei tifosi anche. C’è un occasione per Zaza che però sfrutta male e viene fermato. Jovetic tira da fuori un bel missile che però finisce in out.
20 minuti e 7 secondi di gioco, mi arriva una palla al limite dell’area: provo un tacco improbabile ad allargare per Perisic, non mi riesce. Nervoso. Al 24esimo Perisic, su cross di Brozo, spizza di testa verso la porta, sembrava che Bonucci l’avesse presa di mano. Niente rigore.
Al 28′ Brozovic, dall’out di sinistra, si inventa una magia a giro che si spegne contro la traversa, ma che miracolo di Buffon, sarebbe entrata. Peccato, sarebbe stato un goal pazzesco. Siamo in trance agonistica. Che partita sta facendo Jovetic, io non ho ancora visto palla. Al 34′ ho provato a inserirmi sulla frustata su punizione di JoJo, non ce l’ho fatta per pochi centimetri.
36′: Melo verticalizza per me, non aggancio la palla per un soffio. Ne prenderò una prima o poi in sta partita. Stevan sempre più scatenato, ma anche Perisic e gli altri stanno facendo un buon lavoro.
Verso la fine del primo tempo perdo il duello in area con Barzagli, cado a terra, anche qui niente rigore. Giusto così. Fine primo tempo.
Il Mancio ci dà alcune importanti indicazioni: dobbiamo far girare meglio la palla, verticalizzare di più e tirare appena possibile. Io devo farmi vedere di più. Niente di più vero.
Si riparte. Zaza ruba palla a Murillo, la passa a Morata che assiste Cuadrado in verticale: tira sul primo palo, Handanovic risponde presente sulla diagonale del colombiano.
Angolo di Jovetic al 6′, la palla attraversa tutta l’area avversaria, nessuno ci crede e la palla sfila fuori. Per questo inizio secondo tempo meglio la Juve, ma JoJo al 13esimo si inventa un bel tiro da fuori al volo, Buffon blocca con sicurezza. Al 23′ Morata si gira in mezzo all’area e la appoggia a Khedira tutto solo: palo. Che paura, stiamo soffrendo. Calcio d’angolo per la Juve, Pogba inquadra la porta ma Handanovic c’è.
Minuto 79: mi arriva una bella palla sulla fascia, la metto in mezzo ma niente, non riusciamo a segnare. A 7 minuti dalla fine Khedira mi stende nel tentativo di contrastarmi, fallo dal limite, 22.5 metri dalla porta di Buffon. Jovetic tira sulla barriera. Poco dopo un’altra punizione per noi, ma la traiettoria di Perisic finisce fuori. Sono pochi gli spunti finali degni di nota, la partita termina 0-0.
Avrei potuto fare molto meglio, sono deluso. Il campionato sarà anche lungo, ma dà fastidio perdere tutti questi duelli, non vedere la palla per tutta la partita. Non vedo l’ora di tornare ad allenamento e lavorare duro, non posso più permettermi prestazioni del genere.
Ho provato a raccontare la giornata di Mauro Icardi durante il giorno della sfida con la Juventus, parlando del suo passato e aggiungendo la cronaca della sua partita con qualche azione saliente. Certe sono dichiarazioni fatte dallo stesso Icardi durante il passato, altre sono frutto della mia fantasia. #amala