Ecco la lunga intervista di Stevan Jovetic a Inter Nos, raccolta dai colleghi di fcinternews. Il montenegrino ha risposto alle tante domande dei tifosi, soffermandosi anche alla partita di sabato contro la Roma.
Da quant’è che ti voleva l’Inter?
“Era tanto che l’Inter mi voleva, ma quest’anno la ricerca è stata più intensa. Mi hanno chiamato il mister e Ausilio, mi hanno spiegato il progetto e io ho detto subito sì. La squadra è fortissima, io sono contento. Il nostro obiettivo è tornare in Champions League, dove merita di stare l’Inter. Se poi saremo messi bene ad Aprile, proveremo anche a vincere lo scudetto”.
Che sensazione hai provato quando ti ha chiamato l’Inter?
“L’Inter è una delle 7-8 squadre più forti al mondo, conosco la storia del club e volevo farne parte”.
Quali sono le differenze tra calcio italiano e calcio inglese?
“In Italia si gioca per non perdere, in Inghilterra sempre per vincere. Per esempio, se con il Manchester City vincevamo 2-0 contro il West Ham, la partita non era finita. L’esempio storico degli ultimi anni è Liverpool – Norwich, da 3-0 a 3-3… Qui è più difficile, ma se noi facciamo bene non ci sono problemi”.
Cosa cambia a livello di gioco per te dall’Italia all’Inghilterra?
“Per me era più semplice giocare in Inghilterra perché avevo più spazi. I difensori lì erano più fisici e veloci, qui sono più furbi. Tatticamente l’Italia è il massimo”.
Quali sono state le prime sensazioni nel mondo Inter?
“Ho notato subito che l’Inter era qualcosa di speciale. Ho parlato con Stankovic e Vidic, mi hanno detto che questa squadra è storica e posso confermare le cose belle che mi hanno riferito. Voglio ringraziare i tifosi per tutto l’affetto”.
Cosa ti ha detto Mancini prima di entrare contro la Juventus?
“Il mister non mi ha detto nulla di speciale, mi ha detto qualcosa sulla fase difensiva”.
Che ricordi hai dei tuoi tempi al Partizan Belgrado?
“Al Partizan sono arrivato che avevo tredici anni, per la prima volta lontano da casa mia. Belgrado era a otto ore di macchina da casa mia, per me allora fu tutto facile ma adesso che ci penso mi rendo conto di quanto fosse difficile quel cambiamento. Ho esordito a sedici anni e a diciassette ero capitano. Non cambiò molto per me con la fascia al braccio, perché il gruppo era fantastico e io andavo d’accordo con tutti”.
Qual è il tuo idolo d’infanzia?
“Shevchenko. Ero appassionato di lui e di Ronaldinho, un giocatore che creava calcio”.
Cosa ti è passato per la testa dopo il gol segnato all’Atalanta?
“Ero arrabbiato dopo non aver giocato con il Manchester City. Volevo solo giocare e fare bene, il gol è stata una liberazione”.
Quando il calcio è entrato nella tua vita?
“Da quando ho iniziato a camminare, non ho visto altro che il pallone. Mi portavano i giocattoli, ma dopo poco tempo tornavo ad interessarmi solo del calcio. Sono sempre stato attaccante, volevo segnare tanti gol. La mia rete più bella? Contro la Bulgaria, in Nazionale, o anche quello che ho segnato contro la Stella Rossa con la maglia del Partizan”.
Quanto è stato difficile ricominciare a giocare dopo l’infortunio?
“E’ stato il momento più difficile della mia vita. Ho imparato molto di me stesso, sono cresciuto in fretta. Inoltre ho capito molto a livello di amicizie, chi mi è davvero amico. Ho anche letto tanti libri”.
Quanta pressione ti dà il numero 10? Ti senti già leader della squadra?
“Non ci faccio caso, io ho avuto diversi numeri, quando è andato via Kovacic l’ho preso perché mi faceva piacere. Poi ognuno deve fare il suo, siamo tutti capitani”.
Credi allo scudetto?
“Io ci ho sempre creduto, così come tutti gli altri. Non parliamo di questo perché è presto, ma ci crediamo tutti. Io sono venuto qua per vincere”.
Quando sei in campo cosa pensi degli avversari?
“Quando affrontiamo una squadra, in settimana ci prepariamo con i video e analisi, quindi conosciamo i nostri avversari. Ogni tanto mi dicono qualcosa di poco carino, ma io mi concentro su di me. Se gioco bene, non ce n’è per nessuno”.
Quanti gol pensi potete fare tu e gli altri attaccanti?
“Io ho come obiettivo quello di fare venti gol, speriamo di farne tutti altrettanti (ride, ndr). A parte gli scherzi, è importante avere tanti giocatori che possono segnare. La Juventus negli ultimi anni ha vinto anche grazie a questo”.
Con chi giochi alla playstation in squadra?
“A calcio io gioco a PES, mentre Juan Jesus gioca a FIFA. Nessuno mi ha mai battuto, mentre quando giochiamo a basket a volte vinco e a volte perdo. La pallacanestro mi piace molto, andrò presto a vedere l’Olimpia. C’era un periodo in cui giocavo a basket da ragazzino, ma è durata due mesi. Palacio è molto forte a pallacanestro, anche Handanovic non è male”.
Cosa ne pensi della partita di sabato contro la Roma?
“Sarà una partita bellissima, hanno iniziato bene e giocano un bel calcio. Ho diversi amici come Dzeko e Pjanic, che spero buchi la partita nonostante abbia il piede caldissimo di questi tempi (ride, ndr). San Siro pieno è fantastico, giocarci nei big match è meraviglioso. La classifica è corta, sarà un campionato divertente. Io posso fare ancora di più e lo farò”.