Mario Sconcerti, noto editorialista del Corriere della Sera, risponde ad Arrigo Sacchi, che aveva accusato Roberto Mancini di non aver dato alla sua Inter un gioco ma di accontentarsi solo del risultato:
“Arrigo Sacchi qualche giorno fa sulla Gazzetta dello Sport ha parlato di Inter e Fiorentina, non per quello che fanno ma per quello che secondo lui dovrebbero fare. È legittimo, ma secondo me non perfetto. Provo a spiegarmi”.
1) “Sacchi dice che il difetto del calcio italiano è che cerca non la bellezza, ma come unica valenza il risultato. Da noi si fa tattica non strategia. Mentre l’unica strategia del calcio è il gioco. Tatticismo e individualità al posto di una strategia di gioco. Da questa premessa rimprovera Mancini di «studiare il suo avversario per opporglisi individualmente, più impegnato a difendersi e a sfruttare al massimo forza e qualità dei singoli». Credo sia vero, ma questa non è tattica, è proprio strategia, quella che cerca Sacchi, solo che non è la sua. Tattica è cercare accorgimenti per vincere una partita. Usare forza e qualità dei singoli per un fine, questa è strategia. Si può dire che non va bene a Sacchi, ma non che non ci sia. Qualunque gioco va poi finalizzato al risultato, altrimenti sarebbe appunto solo un gioco”.
2) “Per Sacchi Mancini non «deve accontentarsi di vincere, ha le capacità di vincere divertendo». Anche questo è vero in teoria. Per quello che ho capito io Mancini non scende in campo convinto di vincere. Cambia squadra e tattica proprio perché ha costantemente paura di non riuscire a farlo. Ha capito l’instabilità dell’Inter, i suoi limiti, e cerca di ridurli al minimo pagina dopo pagina. La cosa sorprendente è che ci sta riuscendo. Anche questa è strategia. Mancini ha vinto 8 partite su 12, ne ha persa una soltanto, forse è paura ma resta una buona gestione degli uomini. Più nel particolare, mi aspetterei da Sacchi consigli molto più dentro il calcio. Quale sarebbe la sua Inter migliore? Quale ruolo per Guarin? Medel e Melo possono giocare insieme? E si può loro aggiungere Kondogbia? Come si può ritrovare Perisic? E Jovetic è il giocatore universale che serve per aiutare Icardi? L’Inter non ha commesso peccati, non si chiude perché questa è la storia italiana. È semplicemente che ha difficoltà ad attaccare. Per Sacchi è colpa di Mancini?”
3) “Non è vero che tutti si difendono, che siamo sempre gli stessi. L’Atalanta domina a San Siro, il Chievo pressa gli avversari nella loro metà campo; l’Empoli gioca un calcio giovane che non ha niente di catenacciaro; il Frosinone con il suo calcio vintage, cerca sempre di fare la partita e spesso ci riesce; il Genoa è un eterno laboratorio. Nella sua vaghezza storica temo che Sacchi non ricordi che il calcio all’italiana nacque poco prima dei suoi anni non come caratteristica delle grandi, ma per difendere le piccole dalla troppa ricchezza delle grandi. Una specie di ridistribuzione tecnica”.
4) “Sacchi parla molto anche della Fiorentina e la racconta come una delizia, una maestra del possesso palla. Non sarò io a contraddirlo, ma temo l’abbia vista poco. La Fiorentina ha cambiato il quaranta per cento della squadra dopo le prime due giornate. Aveva Roncaglia stopper, Borja Valero secondo mediano, Gilberto esterno destro, Tomovic terzino destro. Ora gioca un 3-6-1 che si basa su un quadrato di centrocampisti su due linee, la prima composta da due mediani illuminati, Badelj–Vecino, la seconda da due registi avanzati molto tecnici, Borja Valero–Ilicic, più due esterni sulla stessa linea, Alonso e Bernardeschi (o Blaszczykowski). Il suo segreto non è il possesso palla, ma la superiorità numerica in mezzo al campo che lo consente. Non solo, ma la Fiorentina fa possesso palla quando è in vantaggio, dopo aver segnato, prima va rapidamente in verticale. È dopo che nasconde il pallone, non fa tiki taka, fa catenaccio tenendo il pallone, gestisce. Ma ha perso tre volte più dell’Inter. Questo è l’ultimo dubbio sui viola, l’unico dato che non fa scudetto”.