Il giornalista Mario Sconcerti ha analizzato il momento dell’Inter, reduce dal pareggio contro l’Atalanta, dopo la sconfitta interna contro il Sassuolo, sulle pagine de Il Corriere della Sera:
“Nell’Inter ormai il poco dell’attacco ha nettamente superato i meriti di una buona difesa. I sintomi non consentono di parlare di scudetto. L’Inter segna 1,25 gol a partita, il Napoli 2. Per vincere un campionato a 20 squadre nessuno è mai andato sotto 1,80. Il Napoli ha perfino qualcosa di più. A volte i gol arrivano in modo asimmetrico, nell’Inter no, c’è una regolarità nella miseria che disegna davvero un confine: 15 volte su 20 partite l’Inter ha segnato un solo gol, 2 volte zero. Si può moltiplicare il caso senza danni per un po’ di mesi, poi arriva la pena. Ho pensato anch’io prima di Natale che l’Inter fosse pronta, ma avrebbe dovuto continuare a crescere. Come nelle malattie trascurate invece la febbre è aumentata.Jovetic è scomparso. Ljajic è un continuo flusso di energia, ha un’identità, ma è come dovesse rimediare l’insufficienza di troppi. Icardi è lì che aspetta Godot, e non capisci ancora se sia un capolavoro o avanguardia teatrale. È il problema di chi cerca di far gioco solo con i solisti, ognuno ha un tema, la bellezza è un caso. Mancini questo lo sa, per questo cambia anche tre volte schema ogni partita. Ieri si sono toccati i due opposti: prima il rombo e due attaccanti, poi due ali a cercare Icardi. Forse Mancini è bravo nel moltiplicare le probabilità, ma non meraviglia che il messaggio sia di confusione. Infatti si sono visti sbagliare almeno una cinquantina di passaggi. Errori tecnici, non tattici. L’Inter assomiglia a una conversazione eternamente sopra le righe. Il limite del lessico alla fine arriva. Può cambiare la strada ma deve cambiare l’Inter. Questo è il problema: una squadra sul punto di compiersi è sparita. I tentativi esauriti, i bordi del campo pieni di feriti (Jovetic, Melo, Perisic, Icardi, Ljajic, Ranocchia, Juan Jesus, Kondogbia), un capitale immenso aggrappato a un filo”.