Djorkaeff: ”La maglia dell’Inter va meritata, Ronaldo, Moratti, la Mls e la rovesciata…”
Youri Djorkaeff è il protagonista della puntata odierna di Memorabilia, format di Inter Channel, dove l’ex attaccante nerazzurro ha parlato a 360 grandi della sua avventura sia a Milano che con la propria Nazionale.
Ecco le sue parole
Avventura al Monaco?
C’erano anche alcuni calciatori dell’Inter. Klinsmann, ad esempio, arrivava dall’Inter e siamo andati a vedere un derby insieme.
Che impressione ti aveva fatto San Siro?
Bellissima, mi piaceva molto come posto. Le immagini dell’Italia erano gli stadi con la pista intorno, San Siro era differente. San Siro è la cattedrale del calcio.
A Parigi hai vinto la Coppa delle Coppe…
Era il mio sogno, perché mio padre è stato il primo giocatore importante del club. Sono cresciuto pensando a essere protagonista. All’inizio era attaccante, poi è stato schierato in difesa, è stato il primo difensore ad andare ad attaccare in avanti. E’ stato un precursore dei terzini.
Cittadino del mondo?
Sì, ma con le mie radici molto forti. Quando arrivo in un posto i impregno della sua storia. So o arrivato in Francia che non sapevo parlare bene la lingua, poi ho imparato.
Poi è arrivata l’Inter…
Il calcio è così. È diventato più complicato perché tutti hanno procuratori, avvocati, per i contratti. Per me è importante guardare negli occhi il presidente a cui ho detto subito di essere forte. Poi certo lo devi provare al presidente, che sei forte. Perché è lui che ci mette i soldi. Questo era il rapporto che avevo con Moratti. Il calcio non è solo business.
1996, Inter-Roma, gol in rovesciata
Sono momenti da interista, perché è un gol che ha fatto il giro del mondo e lo fa ancora. Tutti sono stati contenti e felici per me. Questa è la storia. Era un gol importante per me, è un gol da squadra. A me piaceva andare a San Siro. Quell’anno abbiamo battuto il record di abbonamenti di tutti i tempi, era il momento giusto per fare quel gol.
Derby vinto 3-1, tu in gol su rigore…
Mi è sempre piaciuto questo derby, la sensazione che gli occhi del mondo sono puntati su Milano. Questa partita viene vista in tutte le parti del mondo. A me piaceva andare in pullman da Appiano e San Siro, quando iniziava la confusione prima della partita. A me tutto questo piaceva.
Stagione ’97-’98 con Ronaldo…
Prima di comprarlo c’è stata una discussione con Moratti. E’ venuto ad Appiano, mentre noi facevamo allenamento. Lui mi ha chiesto di parlare. Abbiamo iniziato a camminare e mi ha detto che aveva l’opportunità di comprare Ronaldo, ma voleva sapere cosa ne pensavo. Gli ho detto subito ‘compralo subito, perché porterà la squadra a un altro livello, abbiamo bisogno di giocatori così’. Poi sono arrivati anche Zanetti, Zamorano, Ince, Berti, Winter. Tanti campioni in una società.
Gol con la Juve e boato grande nello stadio…
Sono stato più veloce di Ronaldo (ride, ndr). Quando aveva la palla correva come un pazzo, io sono arrivato al momento giusto e ho segnato. Quella Juve era difensiva, difficile da battere. Alla fine abbiamo vinto sul campo.
Juve-Inter?
Era una partita dove c’era qualcosa che non andava nel calcio italiano. Dopo questa partita magari qualcosa è cambiato. Abbiamo perso lo scudetto, ma poi l’Inter ha vinto tanto, perché le cose sono cambiate. Contatto Ronaldo-Iuliano? L’arbitro non guardava, correva dall’altra parte, poi ha fischiato il rigore per Del Piero. Non era giusto in campo e non era giusto fuori. Adesso le cose sono diverse.
Nazionale?
Prima volta titolare in campo, ho segnato e abbiamo vinto in Italia. In campo abbiamo la stessa maglia, quella francese, anche se proveniamo da differenti etnie e culture. Oggi i giocatori preferiscono giocare la Champions League piuttosto che fare amichevoli con la Nazionale. Ho giocato poi in Armenia e ho segnato su rigore. Era una partita importante per me, perché quel paese conta tanto per me.
Addio all’Inter?
Lippi è arrivato all’Inter, sapevo che non avrei mai giocato. Per me era troppo da Juve, come poteva essere il nostro allenatore? Mi aveva fatto sapere che non ci sarebbero stati problemi; io ho detto a Moratti che non sarei stato in panchina e che quindi me ne sarei andato perché non volevo lavorare più con Lippi. Avevo offerte da club italiani, spagnoli, ma per me in Italia c’era solo l’Inter. Dopo tutto l’affetto ricevuto a San Siro e in Italia volevo un ambiente più calmo. E’ arrivata l’offerta dia Kaiserslautern e ho giocato due campionati bellissimi. Dopo ho giocato a Bolton, mi sono divertito davvero. Prima l’Inghilterra non mi piaceva, soprattutto perché sono francese, ma bisogna viverci per capire la gente.
New York?
Era una scelta di vita, poi quando sono arrivato lì mi hanno chiesto se volevo giocare. Avevo 37 anni. Ero il primo francese a giocare in America. Era l’inizio dell’MLS.
Inter campus?
Sì, sono ambasciatore.
Cosa è stata per te la maglia dell’Inter?
Non è facile. Bisogna capire tutta la storia. E’ una cosa che va meritata e portata con umiltà. Se lo fai senza umiltà puoi giocare tre partite al massimo, ma tutta la stagione non la giochi.