Javier Zanetti, ex capitano e bandiera indimenticabile dell’Inter, racconta cosa ha cambiato la vita di Adriano, “l’Imperatore” è stato per lungo tempo considerato uno dei più puri talenti del calcio internazionale, fino a quando non successe qualcosa che gli rovinò la carriere.
“Appena arrivato all’Inter segnò un gol in amichevole contro il Real Madrid mettendo in evidenza la propria eccezionale potenza. ‘Abbiamo trovato il nuovo Ronaldo’ pensai. Adriano aveva tutto: potenza, fisico, talento e velocità. La sua provenienza dalle favelas brasiliane però mi spaventò subito, perché conoscevo già l’effetto che poteva provocare una ricchezza improvvisa a chi non ha mai avuto nulla. Alla fine di ogni allenamento gli chiedevo cosa avrebbe fatto e dove sarebbe andato alla sera. Temevo che potesse imbattersi nelle difficoltà che ha poi incontrato”.
“Suo padre sapeva come controllarlo e farlo rigare dritto, ma purtroppo, nell’estate 2004, poco prima dell’inizio del campionato, precisamente durante il Trofeo Tim, ricevemmo la notizia della morte del papà di Adriano. Sono cose che ti cambiano la vita da un giorno all’altro. Ricordo che lo vidi piangere a dirotto, gettare via il telefono e urlare all’impazzata. Da quel giorno io e il presidente Moratti lo prendemmo sotto la nostra tutela, come fosse un fratello minore. Ad ogni gol segnato da quel momento Adriano ha sempre esultato guardando il cielo, commosso con le mani rivolte in preghiera. Ma purtroppo, dopo quella telefonata Adri non è più stato lo stesso. Ricordo le sere che ho passato con Ramiro Cordoba provando a scuoterlo: ‘Tu sei un mix tra Ronaldo e Ibrahimovic, hai tutto per diventare il più forte del mondo’. Purtroppo però non siamo mai riusciti a fargli passare quella depressione. E pensarci mi fa ancora male”.