Il centrocampista brasiliano dell’Inter, Felipe Melo, ha parlato della sua passione per il calcio raccontando alcuni aneddoti, tra cui uno riguardante il tecnico dell’Inter, Roberto Mancini, intervistato ai microfoni di Globoesporte. Queste le sue parole:
“Mi chiedete se il futuro, oltre a queste iniziative, potrà essere nel calcio, come dirigente, allenatore o imprenditore? La vedo in questo modo, nella vita funziona tutto a fasi. Ho vissuto la mia fase adolescenziale, quella da bambino e poi quella di adulto. E tutto passa, non c’è altro modo. Io cerco di prendere tutto quello che posso dal mondo del calcio, allenandomi e lavorando…
Una volta Mancini, in una delle nostre sedute di allenamento, ci vide allenarci male. Così ci fermo e disse: “Ragazzi, voi oggi vi state allenando così, bene. Poi un domani smetterete di giocare, e allora lì penserete che avreste potuto fare di più, che avreste potuto allenarvi meglio. E ve ne pentirete, vorrete tornare indietro ma tornare indietro non si può”. Per questo io non lo faccio, perché quando smetterò di giocare il calcio mi mancherà. E’ così, la saudade (la nostalgia, ndr) esiste. Mi consolerò con i miei amici, ma queste sono fasi, momenti che si devono superare. Non è che si muore. Amo quello che faccio e cerco di farlo al massimo. Un giorno mi ricorderò, avrò nostalgia, e niente di più. Oggi nel calcio vedo una mancanza di persone che vedono o conoscono il calcio. C’è tanta gente che lavora nel calcio oggi e non sa. E pesa un po’ sulla situazione. Vedo club come Benfica, Porto o Shakhtar, sono club che guadagnano un sacco di soldi vendendo i loro giocatori. Lo fanno perché in società hanno persone intelligenti che sanno di calcio, che comprano giocatori qui per 1 milioni e li rivendono a 30 o 40. Se si prendono il Benfica o il Porto e si guardano le ultime cessioni, vengono in mente David Luiz o Ramires, oltre a Jackson Martinez, Falcao, James Rodriguez. Cioè, sono 400-500 milioni che hanno guadagnato così. Lo stesso lo Shakhtar. Nessuno sapeva chi fossero Douglas Costa e Willian, ora giocano nel Bayern Monaco e nel Chelsea. Un altro ragazzo ora (Alex Teixeira) è andato in Cina per una camionata di soldi. Manca molto questo lato cinico in certa gente del calcio. E credo che questa situazione debba essere seguita, conosciuta. Vedo possibile smettere e assumere un ruolo nel mondo del calcio, sì. Se ne ho mai parlato con altri giocatori? Sono cose che dipendono molto dall’età. A 20-21 anni non ho mai pensato a quando avrei smesso, e nemmeno a guadagnare denaro e conservarlo. Anzi, ero un ragazzo che guadagnava 100 e spendeva 200. Ecco perché dico che la struttura familiare… in primo luogo Dio, ma la struttura della famiglia è davvero molto importante. Quando ho conosciuto mia moglie, mi sono sposato e ho costruito la nostra famiglia: fu lì che cominciammo a creare quello che abbiamo oggi. Vedo alcuni giocatori di una certa età, come Palacio, che ha già 36 anni, o Buffon quando ero alla Juventus e lui aveva già una certa età: sono persone che si stanno preparando già diverse cose, a quello che faranno un domani. Con Del Piero ho avuto una conversazione nel momento in cui si stava preparando per il post carriera: “Vorrei commentare il calcio in più posti”, mi disse. “E ho intenzione di fare qualcosa in Canada”. Perciò, oggi i giocatori sono intelligenti. Io non sono diverso, ci penso ogni giorno, perché è difficile stare fermi. Oggi, sono un ragazzo che ha una situazione economica ben risolta. Ma ho anche sogni e obiettivi. E se ne ho uno, ne voglio due. Se ne ho due a disposizione, ne voglio quattro. Se sono quattro, allora otto. E così via. Possibile che viva negli USA un giorno? Devo ancora decidere dove vivrò un giorno, ho una casa a Orlando e un appartamento a Miami. La famiglia di mia moglie viva già quasi tutta negli Stati Uniti, mio fratello vive lì, mia sorella lo farà a breve. Per questo motivo, per la mia famiglia è molto importante, nonostante la mia amata Rio De Janeiro. Vivrò negli Stati Uniti, o ad Orlando o a Miami. Una tappa in MLS prima del ritiro? Ho ancora due anni di contratto con l’Inter, sono felice qui. E’ difficile immaginare un futuro lontano, io vivo molto il presente. Oggi la mia realtà è l’Inter. In futuro non so se tornerò in Brasile, se andrò in Turchia, in Cina o in Iran… Difficile. Le critiche intorno al mio nome mi danno ancora fastidio? A casa, una volta mia madre risentiva molto delle critiche ingiuste. Critiche negative. Oggi, no. Lei è in grado di gestirle così come me. Sono arrivato ad un livello in cui la gente parla, ma chi parla non è riuscito a raggiungere nemmeno la metà di quello che ho ottenuto io. Allora perché dargli importanza? Quando la critica è costruttiva, penso che sia veramente importante. Ma ce l’ho a casa la critica costruttiva. Mio padre mi chiama, “Ehi, uomo. Devi migliorare qui”. Ma non solo nel calcio, parlo della vita. E io sono un ragazzo che ascolta molto. Bisogna saper ascoltare. Quando parla mio padre, mia moglie, i miei amici. Penso che sia molto importante. Che dire delle critiche, penso che oggi so cosa fare. Ho 32 anni, ho una vita importante, ho costruito una carriera importante. Sono un chiacchierone, quando dico qualcosa che alla gente non piace sono molto diretto e chiaro. Io non le mando a dire, sono spiritoso. Credo che il punto stia lì, il calcio non deve essere “me me me”. Bisogna essere molto diretti. Sono molto diretti, a prescindere dal momento. A chi non piaccio, che compri la torta della nonna. Se c’è qualcosa che mi fa piangere? Piangere … Oh, un ti amo da mio figlio, da mia figlia. Un affetto inaspettato… Questo mi fa piangere”.