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Zenga: “Mourinho è un fuoriclasse, vi svelo un retroscena all’ Inter”

Zenga parla dell’ avventura in Inghilterra

L’ ex portiere dell’ Inter, Walter Zenga, ora allenatore del Wolverhampton in Premiership, ha parlato della sua esperienza in Inghilterra, intervistato ai microfoni di Extra Time:

Esperienza inglese:
“È il sogno che si realizza. Sembrerà banale, ma è così. Volevo lavorare un giorno nella nazione dove è nato il calcio moderno e finalmente quest’opportunità mi è stata concessa. Sono stato accolto benissimo. I tifosi hanno battezzato Zengabus un pullman utilizzato per le trasferte”.

Idea sulla Championship:
“È durissima. Quarantasei partite, si gioca sabato e domenica. Quando non c’è il campionato, ci sono Coppa d’Inghilterra e FA Cup. Cinquanta, cinquantacinque gare ufficiali rappresentano la normalità. L’intensità e la velocità sono superiori a quelle di altri campionati. Si va a mille negli allenamenti. C’è anche maggior correttezza: qui chi va a terra ha davvero subito un colpo”.

Impronta al Wolverhampton:
“Sto cercando di imporre concetti come palla a terra e l’impegno quotidiano per cercare di migliorarsi. Ogni giorno è una sfida. Ogni giorno può nascere qualcosa d’importante. Guardare al futuro è sicuramente saggio, ma io penso che sia la quotidianità a migliorare un calciatore”.

Obiettivo:
“Non posso nasconderlo: la promozione. Questo è un club che ha fatto la storia del calcio inglese negli anni Cinquanta ed è stato importante anche a livello internazionale. Gli ultimi decenni non sono stati facili, ma con la nuova proprietà si vuole tornare in alto. Sappiamo che non sarà facile perché bisogna fare i conti col Newcastle di Benitez e l’Aston Villa di Di Matteo. E poi ci sono Derby County, Norwich, Leeds, Sheffield Wednesday: sembra una Premier due. Per questa ragione bisogna essere agganciati al gruppo di testa ed essere pronti a fare la volata tra marzo e aprile”.

L’ Italia ed il retroscena su Mourinho

Zenga ha poi parlato dell’ Italia:

“Dal 1998 ad oggi in Italia ho lavorato poco più di 18 mesi in tutto. Sono orgoglioso delle mie radici, ma mi sento cittadino del mondo”.

Addio burrascoso alla Sampdoria:
“Mi dispiace che sia andata in quel modo anche perché avevo indossato quella maglia e da parte mia c’erano affetto ed orgoglio nel tornare a Genova. Alla Samp mi legavano anche rapporti di amicizia profondi come quelli con Vialli e Mancini. Tifai Samp a Wembley quando ci fu la finale di Coppa dei Campioni con il Barcellona. Sicuramente la sconfitta pesante nei preliminari di Europa League ha condizionato il giudizio nei miei confronti, ma un allenatore non può essere giudicato solo per una partita. E aggiungo che in agosto il nostro calcio non fa mai una bella figura a livello internazionale. Se abbiamo tanti problemi nei preliminari di Champions ci sarà una ragione”.

Messaggio a Ferrero:
“Sono contento che abbia capito come stavano davvero le cose. Si è reso conto che le mie decisioni non erano sbagliate”.

Ritrovare Mourinho:
“José non è solo un grandissimo allenatore, ma è un fuoriclasse anche nei rapporti umani. Quando col Catania affrontai l’Inter al Meazza mi fece entrare per primo in campo per lasciarmi godere il tributo dei tifosi. Mi concesse, a casa sua, di essere l’attore protagonista sul palcoscenico. Gesti come questi qualificano una persona. Al ritorno a Catania, contraccambiai con un gesto molto inglese: gli regalai una bottiglia di vino pregiato. Un terzo tempo all’italiana. Tifo per lui, lo dico senza alcun problema”.