De Boer non si arrende
Il tecnico olandese, Frank De Boer, si è presentato ieri in conferenza stampa e si è detto convinto dell’appoggio della società e della squadra.
L’impressione che si ha da fuori invece è chi sia completamente solo, ieri non è stato accompagnato da nessun dirigente e si è passata l’ultima settimana a parlare dello spogliatotio spaccato su De Boer.
Ecco le parole di De Boer
“Si parla di esonero, quanta voglia ho di prendermi una rivincita? Sono stanco di parlare di questo. A me interessa il Torino. Con la società, lo staff tecnico e i giocatori dobbiamo compattarci. La stessa proprietà sa bene che se qui non si è vinto nulla negli ultimi 5 anni, la sfida non è facile”.
“Soprattutto se si cambia allenatore a pochi giorni dal via, se fossi arrivato a giugno, gli aggiustamenti li avrei fatti durante le amichevoli estive. Invece ora bisogna fare tutto in corsa, compresa la scoperta delle caratteristiche di alcuni giocatori, e con la difficoltà di avere una rosa di 29 elementi, con relativo fastidio di tutti quelli che stanno fuori”.
“Sarebbe stato meglio avere 19 giocatori di movimento più i portieri. Ma io sapevo tutte queste cose, sono i rischi del mestiere. Ma non è che cambiando me i problemi si risolvono. Un altro allenatore si troverebbe nella stessa situazione”.
“Se c’è qualcosa che non rifarei? Di certo non mi sono pentito di
essere venuto in Italia. Mi piace Milano, i tifosi sono carini con me. Quando poi prendi una decisione tecnica, pensi al bene della squadra. L’Inter scegliendo me ha voluto cambiare approccio, proporre un gioco offensivo. Io sono sempre stato coerente con le mie idee”.
“Se ho in pugno lo spogliatoio? Sì, sicuramente. Ho fiducia nella squadra. Anche se sappiamo che i margini di errore si sono ridot
ti. Male anche nel primo tempo col Southampton? Un conto è il fatto di prendere sempre gol per primi. Una cosa che ci uccide mentalmente, dobbiamo essere a segnare per primi. Ne abbiamo parlato molto. E’ vero, nell’ultima in Coppa abbiamo faticato a creare. Ma siamo sempre rimasti compatti in fase di non possesso. A volte bisogna riconoscere la forza dell’avversario, non si può sempre pressare alto”.