Home » Salvate il soldato Gabigol

Riempire due pagine di niente è la nuova moda del giornalismo italiano e non ( visto quanto successo in America in questi giorni), ma qui con il nulla si tende ad esagerare. Perchè dopo i fiumi di inchiostro sui casting per il nuovo allenatore, che hanno avuto lo stesso successo dei fiumi di parole dei Jalisse a San Remo ( quindi meno di niente), qualcuno ci sta riprovando con Gabigol. Salviamo Gabigol dai giornalisti ( e tifosi) diversamente d’assalto. Salviamolo dal sentirsi (già) come un soldato in tricea dove si ha la certezza che il fuoco nemico, prima o poi, non sbaglierà mira e ti farà secco.

E’ vero, è stato presentato come un Messia ( a posteriori è stato un errore , ma a posteriori, si sa, è tutto più semplice; anche dire che i Jalisse non dovevano vincere quel Sanremo). Ma, dopo quel debutto, sta trovando meno spazio di un Vampeta o un Pacecho qualsiasi. Ha ragione Leonardo: «Gabigol rispecchia il momento dell’Inter. Non puoi fare un investimento importante e poi dire che il ragazzo non è pronto per l’Italia». Non commettiamo, per tanto, l’ennesimo omicidio della pazienza. Non ci sono bastate e servite le lezioni dei Pirlo e Seedorf?(A fine pezzo troverete la pubblicità di un bravissimo psicoterapeuta che vi aiuterà a dimenticare nuovamente quelle mosse di mercato)

Diamo tempo al tempo. Proprio come la Roma ha fatto con Dzeko. Massacrato, un anno fa, dai giornalisti diversamente d’assalto, gli stessi che oggi,( ricordate le pagine sul nulla?), cercano di paragonarlo a Batitusta. “Perdona loro o signore perché non sanno quello che fanno”, direbbe qualcuno ai piani alti, molto alti.

Gabigol è arrivato in una zattera in tempesta. Durante la trattativa per il suo acquisto allenava Mancini; al suo arrivo c’era De Boer. Poi, manco il tempo di imparare a dire “Un caffè, grazie” al barista di Piazza del Duomo, ecco Pioli. Più che “impatto difficile” con il calcio italiano, è stato un “impatto drammatico”. Bisogna superare quella larvata difficoltà ad essere pazienti anche perché Gabigol può essere un treno che potrebbe passare una e una sola volta per diverso tempo: 20 anni, tutta una carriera davanti, ma anche – diciamolo senza vergogna – una discreta macchina da soldi, specie per il Sud America. Non considerare tutto ciò sarebbe un rischioso passatempo e ci farebbe nuovamente entrare nella storia, come fu per Pirlo e Seedorf, dalla parte sbagliata.

Perché Gabigol non sarà mai (magari) una Comfortably Numb dei Pink Floyd, ma potrebbe diventare tranquillamente un “Sale della Terra” del Liga. E noi l’apprezzeremmo comunque.

di Matteo Gardelli