Amarcord derby 2002, il primo senza Peppino e la ginocchiata di Vieri
E’ un anno di addii il 2002
Amarcord derby 2002, il primo senza Peppino (l’indimenticabile “tifoso nerazzurro per eccellenza” ndr) e la ginocchiata di Vieri. Il primo gennaio abbiamo salutato la Lira per far spazio all’Euro: sedici anni dopo quell’entusiasmo, che si respirava in quei giorni d’inverno, fra l’acquisto dei portamonete, i tentativi più o meno goffi di capire il tasso di cambio, lascerà il posto ad altri sentimenti nei confronti della moneta unica. Unica è anche la manifestazione, organizzata il 23 marzo, a Roma, dalla Cgil: il sindacato, si stima, porta in piazza circa tre milioni di persone per protestare contro la possibile scomparsa dell’articolo 18. Passeranno gli anni, un po’ meno di sedici, e il mondo del lavoro italiano saluterà l’ultimo “baluardo”, com’era stato definito.
Ciao Peppino Prisco!!
Un altro baluardo, invece, se n’è andato all’improvviso. Poco prima di quel 2002 (12 dicembre 2001 ndr), lasciando sgomenti milioni di tifosi. Era una triste e fredda giornata di dicembre. <
Ciao Peppino, ogni giorno che passa ci manchi sempre di più. Probabilmente non finiremo mai di rimpiangerti, come non smetteremo di piangere per quel Mondiale che, a giugno, si giocherà fra Corea e Giappone. Fra l’arbitro Moreno, l’eliminazione agli ottavi di finale contro la squadra di Hiddink, l’addio non tanto annunciato di Ronaldo dall’Inter per scappare al Real Madrid, diciamo, è stato (forse) il peggiore di sempre. La nostra Delorean parcheggia però il 3 marzo. E’ la sera del derby. Da una parte c’è il Milan che vede in panchina, per la prima stracittadina come allenatore, Carlo Ancelotti: ha sostituito l’insufficiente Terim, starà per scrivere (ahinoi) altre pagine eccezionali per la Milano rossonera. Dall’altra parte c’è l’Inter dell’Hombre Vertical: Hector Cuper, arrivato l’estate precedente dal Valencia, sta cercando di riportare lo Scudetto in casa neroazzurra. Non è facile.
E’ l’anno dei tanti infortuni: per buona parte della stagione, infatti, giocano Kallon e Ventola e non Vieri e Ronaldo. Un po’ come esser invitati ad una serata di gala, sapere di meritarsela, ma presentarsi a piedi perché l’Aston Martin si è rotta all’improvviso. Però è un Inter che non molla, anzi. Il primo sussulto ce lo fa provare il Chino Recoba che, come sempre, calcia uno scaldabagno da punizione. L’Inter, come dicevamo, è la perfetta trasposizione del suo allenatore: quadrata, grintosa. Ed è proprio la grinta di Nicola Ventola che si segnala in un’altra buona occasione. E’ il preluidio di quello che succederà nel secondo tempo, quando l’Inter stringerà d’assedio la squadra di Carlo Ancelotti. Ma, come sempre, al calcio piace scherzare con i suoi interpreti: ed è dunque normalissimo che, in una partita stradominata, il gol arrivi per “caso”. Perché la ginocchiata di Vieri con la quale spinge in rete la palla della partita arriva dopo una corta ribattuta di Abbiati su tiro di Ventola. “Chissenefrega”. L’Inter vince ancora un derby. E continua la sua rincorsa Scudetto. Quello che succederà il 5 maggio, francamente, non lo ricordiamo.
Matteo Gardelli