Caro Muller che senso ha affrontarvi al Mondiale? Tanto vinciamo noi!

Caro Muller ti scrivoLieber Thomas, chi ti scrive è un pippone che con la nazionale di San Marino manco farebbe tribuna, lo lascerebbero direttamente fuori dallo stadio per vergogna. Roba, per capirci, che non faccio lo stop a seguire ma a inseguire. Roba che, a volte, i miei amici mi dicono: ‘Oh, ci si vede alle 10‘, io arrivo e loro han già finito dicendomi che non avevo capito l’orario della partitella. Roba che ho segnato un solo gol importante in trentuno anni, come può esser importante un gol in una partita in un torneo di un college inglese: dove metà dello staff, nonostante sia la finale, è sbronzo che manco George Best e l’altra metà ci sta provando (e ovviamente riuscendo) con la tipa che piace a te. Erano quindici anni fa e, ancora oggi, lo racconto manco fosse il gol di Van Basten all’Urss. Però che bello scavetto… Ah, poi han vinto loro perché #maiunagioia is the way. Comunque. Non distraiamoci troppo che si sa: “Se gli europei si distraggono, i tedeschi invadono la Polonia” (fan male i luoghi comuni, neh, Thommasino?). Allora “sentiammè”. Tu mi stavi pure simpatico, ti consideravo un Inzaghi più tecnico, ti ammiravo anche per quell’omonimia con un grande di questo sport, ma la frase “Non capisco il senso di partite così impari come queste” te la potevi risparmiare. Come si traduce in tedesco, Thommasino, la frase di Alda Merini: “Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire?”. Vabbè, mandami un WhatsApp, se hai voglia. Dicevo. Quella frase ti ha reso più antipatico di “a cat attacked to maroni” o di un comizio di Adinolfi contro le unioni civili (cercati chi è Adinolfi, perché col kaiser che te lo spiego). Che, poi, bel Thomassino mio, manco hai segnato. Quindi fai il bulletto con la figaggine degli altri? Bravo. San Marino è, così come Gibilterra, la nazionale di tutti noi che al martedì, al mercoledì (o qualsiasi altro giorno pur di scappare da quella ragazza che hai conosciuto al sabato e che al lunedì s’è rivelata per la psicopatica che è) si ritrovano e danno quattro calci a un pallone sognando, come facevano da piccoli, qualcosa di speciale. No, Thommasino, non sono i tanti soldi quelli che sogni da piccolo: sono i gol in partite, qualsiasi esse siano, che ti permettano per una volta di sentirti il primo della lista e non l’ultimo degli stronzi (Ah, la citazione è di Elio e le Storie Tese: ascoltali, che voi in Germania a musica mica state messi tanto bene). Dimmi un po’, che ho un dubbio: Non è che, per caso, da bambino sei andato in riviera romagnola e qualcuno dei giocatori di San Marino ti ha fregato la ragazzina? Dai Thomassino mio, vai avanti, non ti fossilizzare su beghe infantili. Che, poi, si è messo pure il tuo allenatore (s’è poi capito cosa cercava quando ravanava che manco Tafazzi?) quando ha detto: “Li abbiamo onorati battendoli 8 a 0”. Ha ricordato tanto “quelsimapticonefacciadaschiaffi” che tutti abbiamo avuto in classe: ma sì, Thomassino, quello con l’espressione da Saccentino che sapeva tutte le risposte, che faceva la spia alla maestra se qualcuno non faceva o copiava i compiti. Hai presente? Ah, eri tu? “Sentiammè”: se sei un campione, perché non fai un bel post su Facebook dove chiedi scusa? Seriamente. Ti vorrei far ragionare sulle parole di un Signore, di quelli con la esse maiuscola, di questo sport. Veniva da Treviglio. Veniva da Treviglio, faceva il terzino. Veniva da Treviglio, faceva il terzino nell’Inter e nella Nazionale. E, chiedi ai tuoi genitori, in Messico nel 1970 vi ha fatto piangere che manco l’ultima puntata di Dawson’s Creek. Si chiamava Giacinto. Giacinto Facchetti. Una volta disse: “Sono sempre stato del parere che se si deve essere un esempio per gli altri ci si deve anche comportare bene. Quando andavo all’oratorio non bastava essere bravi per giocare in squadra, ci si doveva sempre comportare bene. Poi diventa un’abitudine”. Ecco, Thomassino. Fai sì che, oltre all’abitudine al gol, ti venga anche quella al rispetto degli avversari. Perché sai, il Giacinto un Mondiale non l’ha mai vinto, tu con lo squadrone che ti ritrovi sia nel club che in Nazionale, forse, potrai vincere più di lui. Ma, sai, allo stesso tempo, se non darai il buon esempio, sarai solo uno dei tanti che, fra qualche anno, finirà nel dimenticatoio come un Rambert qualsiasi. In più, caro Thomassino, vuoi un altro consiglio? Per ‘stestate, forse, se hai la tipa, è meglio che in Riviera Romagnola non ti fai vedere. Perché si sa: quando un tedesco si distrae, l’italiano è pronto a portargli via la ragazza. Ah, c’è Italia-Germania. Mo’ non fare quello che “vi abbiam battuto ai rigori agli Europei” perché se iniziamo noi (Messico ’70, Spagna ’82, Germania 2006) ti rispondiamo: “Che senso ha giocare con la Germania ai mondiali? Tanto vincinamo noi”. Mit Zuneigung, Ihre MatthewMatteo Gardelli