Verso il Derby, Icardi deve raccogliere l’eredità di Milito nella stracittadina

Icardi cerca il primo gol al Milan

Il destino è, quasi sicuramente, una delle divinità più sottovalutate. Non è un caso, infatti, che a poco più di una settimana dall’addio al calcio di Diego Milito si giochi il derby di Milano. L’incubo più grande di “quelli là”, Abate stai sereno non te lo troverai più davanti, aspetta che qualcuno raccolga il suo testimone. L’indiziato numero uno, attualmente, sembra però stregato da quelle maglie rosso e nere: le ha infatti affrontate dieci volte, comprese le partite con la maglia della Sampdoria, ma non è mai riuscito a segnare. Se con la Juve Icardi è una certezza, con il Milan vive di incertezze. Nel derby di ritorno della scorsa stagione sembrava la volta buona con quel calcio di rigore che, però, anziché far impazzire la Curva Nord, scatenò gli sfottò: “Sei bella come un gol di Icardi al novant… ah no, palo!” è qualcosa che, difficilmente, si dimentica. E, mesi dopo, provoca ancora fastidiosi bruciori di stomaco. A fine pezzo troverete un link per l’acquisto del Malox, state tranquilli. Però, ed è per questo che il destino è una delle divinità più sottovalutate, davanti agli occhi e ai piedi di Maurito si presenta un’altra grande occasione. Per, almeno, tre motivi.

Tre motivi per sbloccarsi

Il primo. E’ l’esordio del nuovo allenatore Stefano Pioli: ha raccolto una zattera in tempesta e, mai come ora, ha bisogno di ricostruire le fondamenta di questa squadra. E uno dei pilastri è, appunto, Maurito: perché senza i suoi gol, la rimonta Champions non è difficile ma impossibile. Non giriamoci tanto intorno. Quindi Maurito può dare subito una grossa mano a Pioli: d’altronde una vittoria nel derby sarebbe l’inizio migliore del percorso che, da domenica sera fino alla pausa di Natale, dirà dove effettivamente potrà arrivare l’Inter. Dirà, cioè, se sarà una stagione importante oppure l’ennesima, post Triplete, passata “a vivacchiare”. Il secondo motivo è legato ai tifosi: la bufera De Boer ha solo celato, come quelle “birichine” donne delle pulizie fanno con la polvere sotto al tappeto, la tensione che si era creata dopo la pubblicazione della biografia del giovane attaccante argentino. Non sappiamo se un gol decisivo nel derby possa far sbocciare nuovamente l’amore, ma sicuramente sarebbe l’inizio della riconciliazione: come regalare un weekend fuori porta alla ragazza con cui si è mandata in scena una furibonda litigata. Non risolve tutto, ma è comunque un inizio. Un buon inizio. Il terzo motivo è, sicuramente, il più importante perché “è tutto per Mauro”. Come avevamo scritto nel saluto a Diego, l’Inter non avrà una chance, neppure infinitesimale, di trovare un giocatore come il Principe arrivato da Bernal, ma ha diverse chances di trovare finalmente il simbolo di una nuova generazione di tifosi. Icardi, fino ad ora, ha segnato 57 gol con la maglia dell’Inter (come un certo Zlatan): è, a meno due, da Facchetti. Raggiungerlo, magari con una doppietta, sarebbe una grande iniezione di fiducia per l’argentino: perché quella fascia che porta al braccio pesa, pesa tanto ma è anche un onore. E, quindi, va onorata: cosa c’è di meglio, Mauro, che una partita da dominatore contro “quelli là”? Anche perché una partita da dominatore porterebbe i diversamente intenditori di calcio italiano di smetterla di dire che “Icardi segna, ma non aiuta la squadra” oppure “Icardi segna, ma non è simpatico” o ancora “Icardi segna, ma vive su Instagram”. Icardi, fatevene una ragione, segna. E, forse, è questo che dà loro più fastidio: perché ne ha già fatti 67 in 134 partite di A. Ma li ha fatti, quasi sempre, con diversamente squadroni alle spalle: non ha mai avuto, ad esempio, un Mertens, un Hamsik o un Dybala o un Pjianic alle sue spalle. A buon intenditor… Ah, sia chiaro: segnasse pure Kondogbia il gol partita, andrebbe bene uguale. Vabbè, il destino sarà anche una delle divinità più sottovalutate, ma per i miracoli si deve ancora attrezzare.

Matteo Gardelli