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Amarcord derby 2009, la mano de Dios stavolta è brasiliana

Adriano-Stankovic, l’Inter domina“Ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso?”. Viene davvero difficile, se non addirittura impossibile, rispondere con un sorriso affermativo alla domanda che i Negroamaro pongono nella canzone che, uscita a fine 2008, raggiungerà in pochissime settimane le vette delle classifiche. Già perché il 2009 non entrerà (mai) negli album dei ricordi: è tristemente l’anno caratterizzato dalle tragedie che scuotono il mondo. Il 31 marzo 200 immigrati, provenienti dalla Libia e diretti in Italia, rimangono dispersi nelle acque del Mar Mediterraneo: è l’inizio dei grandi flussi migratori, è l’inizio di una lunga conta di morti che, purtroppo, ancora oggi non vuole arrestarsi. Come non si arresta la terra che, nella notte fra il 5 e il 6 aprile, fa tremare la provincia dell’Aquila: le vittime sono 309, 1500 i feriti, e 65mila gli sfollati. Proprio il nostro Paese – proprio come sta succedendo ancora oggi – sembra non conoscere via di fuga dai disastri naturali: a Torino, il Po inonda i Murazzi mentre ad Alessandria vengono evacuate semila persone per lo straripamento dei fiumi. Il Mondo, intanto, guarda con preoccupazione alla Corea del Nord, che era e resta il posto più inaccessibile del pianeta: la dittatura afferma infatti, a fine maggio, di aver condotto alcuni test nucleari. E sarà sempre una spina nel fianco per il presidente degli Stati Uniti (ormai ex) Barack Obama che, nel 2009, riceve il premio Nobel per la Pace. Per fortuna che c’è il calcio: la dèa Eupalla rimane incantata, estasiasta e (perché no?) anche innamorata dal gioco espresso dal Barcellona di Pep Guardiola che, a fine maggio, vince la Coppa dei Campioni. Proprio in quei giorni, un allenatore di cui si sentirà parlare, riporta il Bari in serie A dopo otto anni di assenza. E’ davvero strano il destino, ancora più strano è il calcio visto che quell’allenatore arriva da Lecce. E si chiama Antonio Conte. Dall’altra parte del mondo, intanto, si consegna alla storia del gioco un ragazzone che sa parlare perfettamente l’italiano ma è americano di passaporto e veste la casacca dei Los Angeles Lakers: l’Nba si inchina a Kobe Bryant che trascina i gialloviola alla conquista del 15esimo titolo. E noi? E noi a bordo della nostra Delorean facciamo retromarcia e torniamo alla sera del 15 febbraio. Ovviamente parcheggiamo allo stadio Giuseppe Meazza in San Siro, Milano. Perché è la sera del derby. Un derby che confermerà lo strapotere dell’Inter di Mancini rispetto alle altre contendenti anche se, all’ultima giornata di campionato a Parma, complice anche l’innata capacità dei neroazzurri a complicarsi la vita, bisognerà trattenere il fiato fino all’ultimo. Ma questa, come sempre, è un’altra storia. L’Inter passa in vantaggio con un gol che scatenerà non poche polemiche nei giorni successivi: cross di Maicon, Maldini prova a chiudere su Adriano che colpisce di testa, accompagnando la palla in porta con un tocco di braccio. Il boato della Nord. Un boato che viene replicato poco prima della fine del primo tempo: punizione di Muntari, Ibra non prende il pallone ma ecco che arriva Stankovic che fulmina Abbiati.Julio Cesar mette il lucchetto al DerbyTutto finito? Macchè. Se è vero che i ragazzi di Mancini arrivano più volte vicini al 3 a 0, senza mai afferrarlo con la giusta cattiveria, è anche vero che il Diavolo non si vuole arrendere: d’altronde c’è da onorare il suo capitano all’ultimo derby della carriera (il numero 42). Alla fine arriva il gol di Pato che riapre la partita. E poi… Poi Inzaghi butta dentro il 2 a 2, ma viene giustamente annullato per fuorigioco. Dopodiché ci vuole il miracolo di Julio Cesar su Pato, un minuto più tardi, per consegnare l’ennesima vittoria ai neroazzurri.Matteo Gardelli