Il primo Derby di ThohirIl 2013 è un anno che, più di tantissimi altri, si è consegnato alla storia dell’umanità. D’altronde nella storia dell’umanità solo un Papa, Celestino V, si era ‘dimesso’ fino a quando, il 11 febbraio, arriva l’annuncio di Benedetto XVI. Il mondo si ferma e trattiene il fiato. Proprio come farà, quattro giorni più tardi, quando un meteorite esplode sopra la Russia, causando 1491 feriti. Qualcuno ci vede addirittura i segnali della fine del mondo. Dalla fine del mondo arriva invece, un mese più tardi, il nuovo Papa: Jorge Mario Bergoglio, argentino di Buenos Aires, sale al soglio pontificio con il nome di Francesco. Un nome piuttosto importante nella storia della Chiesa, così com’è importante il primo messaggio di pace che manda al mondo dopo gli attentati di Boston, datati il 15 aprile, che provocano tre morti e 170 feriti. E un altro segnale importante lo lancerà, quando si recherà a Lampedusa, sul tema dei migranti: d’altronde, mai come nel 2013, il Mediterraneo si macchia di sangue. Il 3 ottobre un barcone proveniente dalla Libia si incendia e provoca più di 300 morti. L’11 ottobre, nel Canale di Sicilia, si rovescia un’altra carretta del mare: ci sono 38 morti, 147 superstiti e 50 dispersi. Il mondo dello sport si sentirà smarrito, invece, il 29 dicembre quando il pilota tedesco Michael Schumacher, durante una discesa sugli sci, cade e batte violentemente la testa. Ricoverato d’urgenza, viene sottoposto ad operazione neurochirurgica per il trauma cranico e per un’emorragia cerebrale: i medici lo inducono in coma farmacologico dalla quale si risveglierà dopo 6 mesi. Ma, forse, non tornerà mai più come prima. Noi, intanto, a bordo della nostra Delorean torniamo al 22 dicembre al Meazza: perché c’è Inter-Milan. “Che sarà pure derby minore, con Constant, Kuzmanovic, Saponara e Taider là dove – scrive in quelle ore la Gazzetta dello Sport – c’erano Van Basten, Baggio, Ronaldo e Matthaeus“. Ma è comunque il derby. Il primo, tra l’altro, del presidente Erik Thohir. Sulla panchina dei neroazzurri c’è Walter “e poi ha iniziato a piovere” Mazzarri, mentre su quella del Milan si siede ancora (per poco) Max Allegri. Le due curve non cantano, però: sono in aperta polemica contro la Digos, dopo il sequestro di una parte delle tifoseria rossonera. Palacio ci mette il tacco, gode l’InterNon è un bel derby (ma non poteva essere diversamente): c’è più Milan che Inter nel primo tempo. E c’è un Handanovic che non sembra Handanovic: prima smanaccia malissimo un rasoterra di Kakà, costringendo Cambiasso a un miracoloso salvataggio su Balotelli; poi esce a vuoto su un corner e per poco non regala a Poli il gol. Poi l’Inter protesta per un rigore (netto) non concesso dall’arbitro per un fallo di mano di Zapata. Nella ripresa la partita cambia: Mazzarri si decide a mettere Kovacic e Icardi (tardissimo quest’ultimo inserimento). Ma la partita sembra destinata allo 0 a 0. Sembra, appunto. Perché non è assolutamente di questa idea Rodrigo Palacio: il Trenza di tacco – una delle poche, anzi: l’unica cosa bella di quella stagione – batte Abbiati e regala la gioia del derby all’Inter. Il finale di quella stagione, forse, è meglio mandarlo nel dimenticatoio.Matteo Gardelli