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Dossier sulla vicenda Ausilio-Materazzi, quello che all’Inter non dicono

Indice dei contenuti

1 Materazzi-Ausilio, c’eravamo tanto amati1.1 L’arrivo di Suning1.1.1 Veniamo ai giorni d’oggi1.1.1.1 Confusione nerazzurraMaterazzi-Ausilio, c’eravamo tanto amati

Questo dossier non ha lo scopo di stupire, ma cerca di analizzare e spiegare a tutti i tifosi quello che è giusto sapere sull’amore della nostra vita: F.C. INTERNAZIONALE.
1. “I problemi dell’Inter sono causati da un italiano che è lì da anni”
Con queste parole al vetriolo, Marco Materazzi, ha aggiunto un altro tassello fondamentale per comprendere meglio la guerra di potere all’interno della società.
Ma a chi si riferisce Matrix? Tutto lascia intendere che si tratti di Piero Ausilio. L’unico dirigente italiano che possa vantare una esperienza di lungo corso nell’organigramma interista.
Ma da dove nasce questo astio, “probabilmente” reciproco?
2. Bisogna tornare indietro di qualche anno, esattamente al 2011. Rileggendo le interviste di Matrix dopo il suo addio all’Inter, salta subito all’occhio una frase: “Se non troverò una squadra entro fine agosto ho già l’accordo per entrare in società e iniziare a collaborare con Piero Ausilio come scout di giocatori”.
Marco sogna di poter tornare a casa, proprio grazie al suo “amico” Piero, peccato che gli eventi seguenti indichino una realtà ben diversa.
3. Moratti due anni più tardi vende la società. Fuori Marco Branca, Ausilio promosso e coadiuvato dal nuovo CEO Michael Bolingbroke e da Marco Fassone.
Nonostante l’organigramma si ristrutturi velocemente nella gestione finanziaria, è con il ritorno di Mancini che comincia ad essere più chiara la verità su quella sportiva. Poteri delegati dal presidente Thohir al duo Piero-Roberto con l’obbligo di report giornalieri a Bolingbroke e Fassone, responsabili delle decisioni finali sull’ingaggio di giocatori. La lontananza del tycoon indonesiano involontariamente favorirà una sempre più forte managerialità del trio italiano a discapito della componente straniera. Da qui la prima presa di posizione per limitarne l’ascesa: via Fassone, Bolingbroke al comando. Nella sostanza però non cambierà niente: solo Piero, Roberto e Javier Zanetti restavano i veri interlocutori dei giocatori, indispensabili e fondamentali per il progetto INTER. Prova ne è la scelta di unire Dejan Stankovic e Gardini (grandi amici del Mancio n.d.r.) al team quotidiano della Pinetina.

L’arrivo di Suning

4. L’arrivo di Suning ben presto ha stravolto questo equilibrio. Zhang & Co. volendo proseguire nell’idea di inserimento soft, ribaltarono nuovamente le gerarchie, lasciando sì a Thohir la presidenza fino a giugno 2017, ma pretendendo (giustamente) di avere voce in capitolo sul mercato, sui giocatori, sui rinnovi dei contratti e sui collaboratori da consultare (Kia n.d.r.).
5. A quel punto Mancini ha iniziato la sua personale battaglia per mantenere quei poteri da manager acquisiti nel momento del suo ingaggio, cercando l’appoggio e l’aiuto di Ausilio ma finendo per scontrarsi con Thohir e Bolingbroke, i VERI autori del cambio in panchina. Ausilio e Gardini, intuendo di non poter intervenire per cambiare la situazione, da buoni aziendalisti hanno appoggiato le scelte della nuova proprietà, continuando a credere nel ritorno di Moratti con l’aiuto dello sponsor Tronchetti Provera.
Da qui in poi si è creata la prima frattura. Con gli Italiani nell’angolo, l’uscita del Mancio era inevitabile, seguito a ruota da Dejan.
Nebuloso il comunicato con cui fu salutato dalla società, un leader che avrebbe fatto ancora comodo in uno spogliatoio anarchico come quello interista.

Veniamo ai giorni d’oggi

6. Ed arriviamo finalmente ad oggi, a Matrix che ha potuto constatare all’epoca della tournée americana e nei colloqui con Stankovic e Mancini il crescente malumore verso un Piero Ausilio sempre più ambiguo e contraddittorio nelle decisioni e nei comportamenti.
Un malessere cominciato dalla seconda proposta di lavoro offerta a Materazzi e mai rispettata dalla società:
Ausilio mi aveva proposto di fare l’allenatore in seconda degli Allievi regionali. Peccato che qualcuno non mi abbia voluto all’Inter“.
7. Letta così sembrerebbe esserci una profonda stima di Ausilio verso Matrix.
Ben due proposte corredate però da altrettanti rifiuti.
Qualcuno mente. O forse no.
Cercando di riassumere il tutto direi che Ausilio ha fatto due volte il passo più lungo della gamba, prima cercando di far tornare suoi vecchi amici in società per poi piegarsi al volere e le decisioni di altri.
In parole povere è come se un vostro caro amico vi dicesse che può aiutarvi in questo e quell’altro modo e poi non si facesse più vivo o vi confessasse che non dipende più da lui.
8. Ritornano in mente le sue stesse dichiarazioni in favore di un de Boer indicato da tutti prossimo all’esonero:
De Boer non è in discussione, noi non analizziamo solo i risultati”
Detto fatto: passano pochi giorni e l’esonero di Frank, giustificato dagli scarsi risultati, è realtà.

Confusione nerazzurra

9. Da tutta questa storia esce fuori un quadro confusionario, dove nei fatti Matrix ha ragione: se ci sono 28-29 giocatori, se siamo al secondo cambio di allenatore, se gli stessi giocatori acquistati non sono da INTER, le responsabilità vanno condivise anche con il nostro Ausilio.
Suning a ragion veduta ha congelato i rinnovi per tutti!
10. Lo scrivemmo poco tempo fa: con una mossa a sorpresa la parte italiana della dirigenza è riuscita a convincere Suning a divorziare dalla gestione sportiva Thohiriana, ed a sposare quella Ausiliana.
Una specie di ALL IN dirigenziale: se Pioli non raggiungerà gli obiettivi, Suning si riserverà il diritto di defenestrare sia Gardini che l’attuale D.S.
In questa ottica peró va sottolineata una buona notizia: il consenso alla richiesta dello stesso tecnico ex lazio all’ingaggio di Samuel, già osservatore per l’Inter.
11. Concludendo, la stessa Suning aveva immaginato molto diversamente il suo anno di accompagnamento nell’acquisizione definitiva dei ruoli societari. Adesso questa presa di coscienza da parte della proprietà non potrà che portare BENEFICI. Già nei numeri ogni volta che Suning è rimasta a Milano, l’Inter non ha mai perso un incontro al Meazza!
Ci auguriamo che sia di buon auspicio soprattutto per il derby di domenica sera…
Corredato dal più classico e inimitabile in bocca al lupo made in China…
FOZZAAA INDAAA!!!

Luigi Di Fronzo