Meteore nerazzurre: Coutinho, l’enfant prodige che l’Inter non ha saputo aspettare
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1 Il Brasile di Cou1.1 La stella del Liverpool1.1.1 L’arrivo all’Inter 1.1.1.1 L’addio e il rimpianto Il Brasile di Cou
E’ l’11 novembre 2016. Siamo allo stadio Mineirão di Belo Horizonte. E’ la prima volta che il Brasile torna sul luogo della più grande tragedia sportiva della sua modernità. il Mineirão di Belo Horizonte è infatti lo stadio della disfatta mondiale contro la Germania nel 2014. L’1-7 che ha fatto capire ai nipoti dei tifosi del 1950 cosa aveva rappresentato, rappresenta e rappresenterà il Maracanazo. Comunque. Il Brasile del post Dunga affronta l’Argentina in quella che non può esser considerata una semplice partita di pallone. L’Albiceleste non è una grande Albiceleste, ma resta pur sempre Brasile-Argentina. Partita dal risultato mai scontato. Coutinho salta Otamendi, avanza e dal limite scarica un bolide di destro che si infila all’incrocio dei pali senza possibilità per Romero. Una doccia fredda per l’Argentina. L’ulteriore conferma delle incredibili qualità di un ragazzo che, come una meteora, ma è meglio dire: purtroppo come una meteora, ha attraversato i cieli interisti.
La stella del Liverpool
Siccome abbiamo deciso di raccontare questa storia dalla fine, facciamo un ulteriore passo in questa direzione. Philippe Coutinho Correia, classe 1992, dall’agosto del 2013 è un giocatore del Liverpool: con la maglia dei Reds ha giocato, fino ad oggi, 128 partite realizzando 26 gol. Ma più che i numeri, quasi mai bravi descrittori di talento, sono le giocate, la personalità, il sapere stare in campo che fanno di questo ragazzo di Rio de Janeiro una delle stelle più luminose del calcio mondiale. Klopp lo coccola come un figlio, mentre Suning pensa a lui come possibile colpaccio per la prossima estate. Solamente che, oggi, non basta più un assegno da 13 milioni, la cifra che incassò l’Inter tre anni fa, ma su quel pezzo di carta ci va scritta almeno una cifra da 70 milioni.
L’arrivo all’Inter
Coutinho, a Milano, arriva nell’estate del 2010: è quella del post Triplete, altro particolare da non sottovalutare in questa storia, ed è quindi e soprattutto l’estate dell’addio di Mourinho. Philippe ha solo 18 anni. Si ritrova in un ambiente che ha vinto tutto, ma che ora deve fare i conti con l’inizio di un nuovo ciclo sotto la guida di Rafa Benitez. Cou debutta nella prima sconfitta di una squadra che, fino al 22 maggio, non aveva conosciuto il termine sconfitta: è venerdì 27 agosto. L’Inter perde la Supercoppa europea 2-0 con l’Atletico Madrid, lui entra al posto di Sneijder al 79’ a partita ormai compromessa. A dicembre, poi, il crac: si fa male, non va a giocare il Mondiale vinto contro il Mazembe. Segna il suo primo gol in Serie A solo a maggio nel 3-1 contro la Fiorentina.
L’addio e il rimpianto
Ma, dicevamo, il talento di Coutinho si intravedeva eccome. In estate porta infatti il Brasile a vincere il Mondiale under-20. Però quando tutti si aspettavano la sua esplosione italiana, lui patisce la travagliata stagione 2011-12, tanto che poi passa in prestito all’Epanyol dove viene addirittura nominato giocatore rivelazione della Liga. E quindi? No, niente. Sembra quasi allergico ai colori nerazzurri perché stecca nuovamente e a gennaio 2013 passa al Liverpool. Il resto è (purtroppo) storia.
Matteo Gardelli