Ridateci l’Inter e tenetevi questa (non) squadra!
Avanti il prossimo colpevole?
Prima era colpa di Mancini che aveva mal di pancia perché doveva essere allenatore di un Inter che non sentiva più sua. Poi è stata colpa di De Boer: il De Boer presuntuoso che voleva insegnare calcio al campionato italiano, il De Boer che non sapeva l’italiano in una squadra di stranieri. Dopodiché è stata colpa di Icardi (Mauro porta pazienza, perché per giocare in una squadra simile ci vuole la pazienza di un Santo) che ha erroneamente scritto una biografia a 23 anni. Contestualmente è stata colpa della Curva Nord che fischiava Icardi. La Nord? Si, la Nord. La Nord che andrebbe santificata perché dal 2010 ha dovuto sopportare gli Schelotto, i Kuzmanovic, i Rocchi, proprio là dove giocavano gli Sneijder, gli Eto’o e i Cambiasso. Ed ora? Ed ora diteci di chi è colpa? Dei sondaggisti che non avevano previsto Trump? Della Brexit? Dei Pink Floyd che non fanno La Réunion? No. E colpa di chi veste una maglia della quale non sa la storia, nè l’animo, nè il suo più profondo significato. Bisognerebbe affondare questo articolo nella storia centenaria dell’Inter per far capire ai Miranda che, una volta, con quella maglia ci giocava l’Armando Picchi. Bisognerebbe affondare questo articolo nella storia per far capire a Joao Mario che, una volta, con quella maglia ci giocava Cambiasso.
Pioli fuori posto
Bisognerebbe affondare questo articolo nella storia per far capire a Pioli che, da sempre, questa squadra non ha bisogno di normalizzatori ma di “capi popolo”: vero Helenio, vero Josè? Non importa. Abbiamo passato forse di peggio, vi ricorda qualcosa la partita col Bari? Anche se, fatevelo dire, questo è uno dei punti più bassi della storia dell’Inter abbiamo dovuto sopportare i Lugano, gli Helsinborg e gli Alaves. Non fa niente. Perché voi passerete, grazie a Dio. Passerete, finirete nel dimenticatoio insieme alle vostre mille scuse che, a dicembre, ci fanno già essere fuori da tutto. Perché nonostante quello che ci state offrendo da agosto, noi siamo fieri del blu del cielo e del nero della notte. Noi siamo fieri dell’Inter: che se è sopravvissuta ai Gresko, ai Vampeta, ai Pacheco, ai Caio e ai Sukur. E riuscirà a sopravvivere a uno dei peggiori gruppi che, ingiustamente, ha vestito questi colori. Ed e per questo cari professionisti di Twitter (Kondo, com’era la storia “Chi è pronto a dare il massimo domani a Napoli?”), cari professionisti delle buone intenzioni (Handa, com’era la storia “Pioli ci è entrato nella testa?”) fateci un favore: ridateci l’Inter. Perché, ma che ne sapete voi specialisti dei social, noi siamo abituati ai Berti, agli Zio Bergomi, agli Zanetti, ai Samuel e ai Lothar (quanto ci e mi manchi Lothar): a gente che, prima ancora del loro essere, ha sempre posto davanti a tutto questi colori, questa maglia, questo senso di appartenenza. Ridateci l’Inter, quindi. Ridatecela prima che sia troppo tardi. Ridatecela prima di dover vivere una stagione ancora più terrificante di quanto già non lo sia.
Ridateci la nostra Inter
Non vi chiederemo mai di esser la squadra che ha battuto il Barcellona 3-1, perché a quella squadra potete giusto portare i borsoni, ma vi chiediamo di esser almeno una gruppo. Sapete una cosa? Quanto mi piacerebbe vedere Diego Pablo Simeone alla ripresa degli allenamenti, dopo lo scempio di Napoli: vi spiegherebbe perché gli interisti si riconoscono dallo stile, lo stile di onorare il blu del cielo e il nero della notte. Lo stile di onorare sempre, per sempre e comunque questi colori. Di dare tutto. Caro Giacinto, Giacinto Facchetti scusali: vestono per caso la maglia dell’Inter. Rimedieranno, rimedieremo. Te lo promettiamo. #amala
Matteo Gardelli