Campione incompreso in nerazzurro“Palla tagliata, messa fuori: c’è Pirlo, Pirlo, Pirlo di tacco…”. E’ il 4 luglio 2006. E’ la semifinale del Campionato del Mondo. E’ Germania-Italia. E’ il centoventesimo. C’è un ragazzo che sta per trovare l’assist (forse) più importante della sua vita. Questo ragazzo è nato a Flero, comune di poco più di 8mila abitanti in provincia di Brescia, il 19 maggio 1979. Già, il 1979: come cambia il mondo in quell’anno. A maggio una donna viene eletta, per la prima volta, primo ministro del Regno Unito: si chiama Margaret Tatcher e alla storia passerà come “The Iron Lady”, la lady di ferro. Amata e odiata darà comunque un nuovo volo all’Inghilterra. A giugno un’altra donna diventa, per la prima volta, presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana: è la partigiana Nilde Iotti. Ma nel 1979 cambia anche la musica: il 2 febbraio, a soli 22 anni, viene trovato morto Sid Vicious, leader dei Sex Pistol e genio del Punk come lo conosciamo ancora oggi. La sua voce, 37 anni dopo, non abbiamo ancora smesso di rimpiangerla. Grazie a Dio (inteso come Roger Waters, ovviamente) il 30 novembre 1979 tutto il mondo viene illuminato – e lo è ancora tutt’oggi – dalla luce di ‘The Wall’ dei Pink Floyd: Mosè aveva ricevuto in dono le 12 tavole, noi queste 26 canzoni. Lippi e l’errore di metterlo esternoIl protagonista della nostra storia, però, non è purtroppo ‘The Wall’. Purtroppo perché, oltre al fatto che su ‘The Wall’ bisognerebbe organizzare convegni ogni singolo istante delle nostre vite, il protagonista è un’altra meteora dell’Inter. Meteora nell’Inter, ma faro del calcio: perché due squadroni e una Nazionale si adotteranno a giocare come voleva lui e vinceranno tantissimo. Perché il ragazzo, che abbiamo lasciato mentre sta per far partire l’assit (forse) più importante della sua vita, si chiama Andrea. Andrea Pirlo. Cresciuto nel Brescia, fra il 1994 e il 1998 totalizza 47 partite e 6 reti, arriva a Milano, sponda nero e azzurra, nell’estate del 1998. Ha solo 19 anni. Dal talento cristallino, c’è chi lo aveva già paragonato a un certo Gianni Rivera, riesce a mettere insieme 18 partite e a debuttare anche in Champions League. Il giovane, si vede, ha stoffa da vendere. Ci siamo, pensano i tifosi dell’Inter. L’anno prossimo avremo un talento in grado di cambiare le partite. E invece no. No perché il 1999-2000 è la stagione di Lippi: ci sono alcuni suoi fedelissimi (Jugovic, ad esempio) e Andrea da Ferlo, provincia di Brescia, non trova spazio. Viene quindi mandato in prestito alla Reggina: diventa subito protagonista, insieme a un altro dal futuro nerazzurro, Kallon.Che regalo al Milan
Ma neanche per idea, dirà la storia. Il 2000-2001 si apre con le dimissioni di Lippi, dopo la sconfitta all’esordio proprio contro la Reggina, e arriva un’altra stagione da non consegnare alla storia. Tanto che, a gennaio, Pirlo torna proprio nella sua Brescia. Dirà di lui Roberto Baggio (senza tema di smentite il più grande giocatore italiano di tutti i tempi): “La sua visione di gioco, quello che sa fare, quello che sa costruire, fanno di lui un fuoriclasse. Andrea ha qualcosa che non si vede spesso in giro”. Comunque. Pirlo, a Brescia, illumina insieme al ‘Divin Codino’ (ricordate il gol di Baggio alla Juve su suo assist?) fino a quando non si rompe il metatarso ad aprile. Neanche il tempo di rimettersi in sesto a giugno che, a luglio, lo prende il Milan. (Poi qualcuno ci spiegherà il perché, visto che nessuno lo ha ancora fatto e sono passati quasi 17 anni).
Il resto, purtroppo per noi interisti ma per fortuna per il calcio italiano e mondiale, è storia. Ritorniamo a Dortmund, allora, così possiamo godere un’altra volta. “Palla tagliata, messa fuori: c’è Pirlo, Pirlo, Pirlo di tacco…”, la palla arriva a Grosso e scriviamo la leggenda. ‘Il Professore’ vincerà tutto quello che ci sarà da vincere con il Milan (284 partite, 32 gol), riporterà la Juventus (119 partite, 16 gol) a dominare in Italia. Fose, oltre ai suoi piedi, deve tutto a Carlo Ancelotti che lo ha reinventato davanti alla difesa. Fatto sta che, personalmente, è da porre sullo stesso livello di don Andrès Iniesta: pochissimi, come loro, hanno cambiato il modo di giocare delle squadre nella storia recente del calcio. Ora Pirlo dipinge quadri sui campi da calcio degli Stati Uniti: lo farà, forse, ancora per un anno. Non ha mai vinto un Pallone d’Oro: a testimonianza di come chi sa tutto di calcio, i giornalisti e gli allenatori, molte volte non sa nulla di calcio.Matteo Gardelli