Icardi si racconta a Trezeguet
Il capitano dell’Inter, Mauro Icardi, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Premium Sport, in compagnia di David Trezeguet.
L’attaccante argentino, durante la chiacchierata con l’ex centravanti della Juve e della Nazionale Francese, ha avuto modo di toccare diversi argomenti. Si è parlato degli esordi, della Sampdoria, dell’Inter, del peso della fascia da capitano e del confronto Mourinho – Guardiola.
Di seguito riportiamo le parole del numero 9 dell’Inter: “Ho iniziato a giocare a calcio in una squadra piccola, però era la squadra del mio paese dove ho fatto tanti gol. All’inizio non volevo giocare, durante la prima partita stavo fermi in mezzo al campo.
Le cose in Argentina non andavano bene e siamo partiti nel 2002 in cerca di fortuna in Europa. Inizialmente giocavo nella squadra del mio paesino, lì mi hanno notato osservatori di Barcellona e Real Madrid ed è iniziato il mio viaggio verso il blaugrana.
Il trasferimento al Barcellona? Mi cercavano anche altre squadre ma il Barça mi portò un gagliardetto con una dedica di Messi per la mia famiglia. Arrivato al centro di allenamenti vidi Messi allenarsi mentre ero con gli altri ragazzi e andai a conoscerlo. Mi invitò a pranzo con lui, fu un giorno indimenticabile per me.
Il passaggio alla Sampdoria? Con il mio agente abbiamo incontrato i dirigenti del Barcellona, avevo 18 anni e capimmo che c’erano poche possibilità di giocare lì. Così arrivai in Italia. Ricordo che la Sampdoria giocava con la Juve Stabia, ci fecero subito gol, poi pareggiamo e il mister mi fece entrare a 15 minuti dal termine. Segnai il 2-1 e andammo ai playoff per poi vincerli. A novembre il derby con il Genoa, giocai dall’inizio, feci diverse belle giocate e segnai il 3-1. Fu la mia partita e l’esordio in Serie A.
Segno sempre alla Juve? La prima volta fu con la Samp, eravamo in dieci e perdevamo 1-0. Mi capitarono due palloni in area e feci due gol vincendo 2-1 allo Stadium. Penso che in quella partita divenne famoso il mio nome.
La prima volta contro i bianconeri con la maglia dell’Inter c’erano 80 mila persone a San Siro e dopo pochi minuti avevo già segnato, esultando con tutta la gente, sembrava che la terra tremasse, anche se poi Vidal pareggiò.
L’eredità di Zanetti? Prendere la fascia da capitano in una squadra come l’Inter, soprattutto dopo Zanetti che l’ha avuta per quasi 20 anni di carriera, non dico che sia un peso, ma è un grande onore, per me che sono argentino come lui.
Chi è il miglior allenatore? Ho passato diversi allenatori, ora tutti si dividono tra Mourinho e Guardiola. Per il mio modo di giocare Mou mi piace, ha fatto la storia dell’Inter ed è interista. Mi piace. Ma ho visto da vicino Guardiola e posso dire che è un fenomento.
Il difensore più duro? Ricordo Juan Jesus in un Sampdoria-Inter a Marassi. Io toccavo palla e sentivo lui che mi colpiva, mi dava calci… Questa cosa mi è rimasta impressa, anche se devo dire che adesso sono tutti ottimi difensori.
Il portiere più difficile da superare? Beh, io quando sono in campo penso a fare il mio lavoro che è fare gol. Non penso molto a chi ho davanti…”.