Inter, consigli per gli acquisti: Inaki Williams, con trabajo, todo llega
Inaki Williams: basco vero
A vederlo non sembrerebbe il tipo giocatore dell’A.Bilbao. Inaki Williams in effetti è qualcosa di più. È la transumazione di ciò che sosteneva nel 1994 il presidente dell’allora Partito Nazionalista Basco, Xabier Arzalluz: “Io non sono razzista. Preferisco un nero che parla euskera ad un bianco che non lo conosce. ”
Lo stesso anno nasceva Inaki. Il suo non è un nome a caso. È piuttosto comune ritrovarlo da quelle parti. Chi abita a Bilbao era abitudinario chiamare così gli immigrati di origine africana che passavano le giornate per strada a cercare di vendere cose di scarso valore per raccattare due spiccioli con cui sfamarsi.
Il nostro Inaki non deriva propriamente da questa tradizione. La madre infatti è nata in Libia. A causa della guerra scappò prima in Ghana ed in seguito si recò in uno dei comune alla periferia di Bilbao: Barakaldo. Qui incontrerà il signor Williams.
Una sola maglia nel cuore
Sembrerebbe quasi una contraddizione il frutto dell’unione dei due. Eppure le due anime dei genitori riescono a vivere nel ragazzo senza far a botte tra di loro. “Le radici non si dimenticano. Una parte di me è africana. ” Nonostante ciò Williams si sente basco in tutto e per tutto.
Il suo è un legame che nasce da lontano. Possiamo farlo risalire forse alla prima divisa biancorossa, la zurigorri, regalata dal padre. “La conservo ancora. Ho sempre sognato di vestire quella maglia. Ma non speravo di riuscire ad indossarla con la prima squadra”.
Invece anche i sogni si avverano. La sua escalation è stata piuttosto veloce. Dopo la trafila nei vari settori del vivaio rojablanco ecco l’approdo, nel 2012, a Lezama. Sede del vivaio dell’Athletic. Nella Juvenil segna quasi un gol a partita. Nel 2014 passa al Baskonia(filiale del Bilbao), poi al Bilbao Athletic (la seconda squadra) ed infine in prima squadra.
Caratteristiche tecniche
Di solito nel 4-2-3-1 di Valverde è usato prevalentemente sulle fasce. Non sarebbe il suo vero e proprio ruolo. In verità non viene schierato in questo modo neanche perché manchino giocatori che sappiano andare sul fondo e crossare (non si fa fatica a trovare due nomi con queste caratteristiche: De Marcos e Susaeta su tutti).
Il fatto è che proprio la squadra non può fare a meno di lui.Non è la solita ala che gioca solo nella propria metà campo. Eccelle pure in fase difensiva. Più volte lo si può notare rincorrere l’avversario fino alla propria area di rigore. Copre il terzino in sovrapposizione e ha degli ottimi dati statistici in fase di copertura: un tackle vinto ogni due e un pallone intercettato ogni 90 minuti.
Per uno che gioca in attacco non è affatto male. In fase di possesso punta molto sulla velocità( massimo raggiunto 35 km/h) prendendo in controtempo i difensori.Ha qualche difficoltà nelle gestione del pallone spalle alla porta e nel primo controllo. Negli ultimi tempi però sembra aver migliorato questo difetto. Una volta girato è imprendibile.
Cerca sempre di puntare il portiere ed è diventato molto più cinico rispetto agli esordi.Deve migliorare nella continuità e nella concentrazione durante la partita. Molte volte lo si vede fare passaggi inutili o sbagliare facili appoggi, facendo correre rischi alla difesa basca. Nonostante ciò, l’Inter dovrebbe seguire da vicino questo giovane prospetto. Il futuro è suo.