Lettera ad Hector Cuper: l’Hombre vertical alla ricerca di un eterno riscatto
Caro Hector Cuper….
Caro Hector Cuper
28 Agosto 1994. Te la ricordi questa data? Spero di sì. È stata la tua prima finale. Persa. Ma vabbe, non scrivo per mettere il dito nella piaga. Sto solo facendo una oggettiva analisi degli eventi. Quel giorno, l’ultima giornata del Torneo Clausura, il tuo Hurucan giocava contro l’Indipendiente. Alla Doble Visera de Avellaneda.
Il fortino dei tuoi avversari. Sembravi essere il favorito di quel torneo ma te ne tornasti a casa mestamente, con un secco 4 a 0. Se ci pensiamo bene, il 1994 può riassumere benissimo tutta la tua successiva carriera. Una carriera in cui hai vissuto all’insegna del condizionale.
Saresti stato se…. Saresti diventato se…. La verità, tu lo sai, è che nella storia rimane solo chi vince e tu da questo punto di vista rischi di essere dimenticato ben presto. Voglio concederti di essere l’esempio di quella frase, un po banale, ma altrettanto veritiera, che i grandi opinionisti hanno sempre in bocca: “Il calcio è fatto di dettagli”
Dettagli importanti
Tutto vero. Non me ne volere, non voglio darti del superficiale. Voglio solo dire che quel tuo motto: “Trabajo, suerte y silencio” per un terzo ti si è riversato sempre riversato contro. Nonostante la tua fama di eterno perdente, ti avevo sempre ammirato per quel soprannome, quello più degno: Hombre Vertical.
Uomo tutto di un pezzo. L’immagine che davi era proprio questa: onestà prima di tutto. Ahimè, hai voluto rovinare anche questa tua caratteristica. Storia brutta quella con i camorristi vero? Però l’hai voluta tu.
La colpa è solo tua. Non sono qui a farti il terzo grado, anche perché potresti essere mio nonno. Però… Che bisogno c’era?
L’ultimo tentativo
In conclusione, volevo solo dirti che sono uno a cui piacciono le storie di riscatto. Domenica c’è la finale di Coppa D’Africa. Non voglio dire altro. Ogni altro commento sarebbe superfluo. Però… Sai,Io penso che ognuno di noi abbia dei demoni che ti fanno prendere strade sbagliate.
Nello sport e nella vita privata. Tutti li hanno. Poi ci sono due tipi di persone: chi impara e chi persevera. Io non ti conosco, ma spero per te e per quello che hai vissuto, che tu appartenga alla prima categoria. In fin dei conti te lo meriti.
Buona fortuna Hombre
Dario Pellegrini