Conoscere il nemico: Nicola Rizzoli, che gusto c’è a fare l’arbitro
Nicola Rizzoli: un uomo solo
Strana la vita. Nicola Rizzoli aveva un pessimo rapporto con gli arbitri quando era giovane. Non capiva proprio che gusto ci fosse a fare il direttore di gara. Ne contestava ogni decisione, dalla più plateale alla più assurda. Ed è forse per questo che a 16 anni, in conseguenza ad un infortunio, smise la carriera da calciatore per passare dalla parte del nemico.
Doveva essere una cosa temporanea: “Volevo studiare a fondo il regolamento così da contestare con cognizione di causa ogni decisione a mio sfavore”. Poi qualcosa è andato storto. Il bolognese ha continuato questa strana vocazione, sino ad arrivare alla finale di Coppa del Mondo.
Gli va riconosciuto che non deve essere stato un percorso facile. Si è sempre diviso fra la sua passione e gli studi. Infatti, dopo aver frequentato il liceo artistico della propria città, ha studiato architettura all’Università di Firenze. Ha anche esercitato per qualche tempo la professione. Poi però la carriera sul campo da gioco lo ha costretto ad allentare i ritmi.
Manie e convinzioni
Ha due riti legati principalmente all’infanzia. Il primo è annusare, prima delle partite, l’olio balsamico della Vicks che i genitori gli spalmavano sul petto quando era malato. Il secondo riguarda la propria nonna e le finali: si cuce a mano sulla divisa lo stemma della Fifa, come imparato da piccolo.
Oltre a ciò, quando è in albergo, durante la vigilia del match, si ripete due frasi che ritiene fondamentali: “Controlla ciò che puoi”. Tratta dal libro di Agassi “Open” e “Non contare sul mancato arrivo del nemico, ma fai affidamento sulla tua preparazione.” Di Sun Tzu ne “L’arte della guerra”.
Libro che a suo dire gli ha cambiato la vita. Proprio in queste ultime parole risiede tutto il suo credo. Ritiene, infatti, che l’arbitro deve essere in grado di non farsi sorprendere da niente nel corso della partita. Questo perché è la sorpresa che determina l’errore.
Aspirazioni future
Per il futuro Rizzoli ha molte idee. Ha più volte dichiarato che gli piacerebbe allenare i giovani, meglio se bambini. Non ha mai escluso neanche la politica, anche se, dopo una vita passata a prendere decisioni importanti(con picchi di megalomania oserei dire, visto che per lui arbitrare una finale significa “decidere il destino di due nazioni)ne farebbe volentieri a meno.
In caso di ripensamenti però non sembrano esserci dubbi su quale posizione prenderebbe. Stima molto Matteo Renzi. Lo considera al pari di un allenatore a cui serve tempo. Quasi dimenticavo, ha sempre sostenuto di tifare Bologna. L’unica squadra che non può arbitrare. Quest’ultima frase è naturalmente destinata alla libera interpretazione di voi lettori.