Bergomi: “Facchetti fu l’unico che riprovò a portarmi all’Inter”

Beppe Bergomi nella Hallf of Fame

L’ex capitano e bandiera dell’Inter, Beppe Bergomi, ha rilasciato una lunga intervista a Genteveneta.it, ripercorrendo il suo passato in nerazzurro.

Beppe Bergomi è da poco entrato nella Hall of Fame della Figc, e commenta così la notizia: “Non voglio apparire presuntuoso, ma me lo aspettavo, o forse ci speravo, un giorno o l’altro, di poter entrare in questo ristretto novero di calciatori, se non altro per aver avuto la fortuna di poter disputare quattro Campionati del Mondo. Non me lo aspettavo, però, che questo riconoscimento arrivasse così presto. Pensavo di dover attendere ancora qualche anno. Debbo confessare che essere assieme a nomi così grandi del calcio come Diego Armando Maradona, Paulo Roberto Falcao, Paolo Rossi, Marco Tardelli e Giancarlo Antognoni, quest’ultimi tre, che hanno fatto con me il Mondiale a Spagna ’82, mette i brividi. Per me è stato il coronamento di una lunga carriera e di tanti sacrifici.

L’ex Inter dedica il premio alla sua famiglia, che è stata fondamentale per la sua carriera e senza cui – sottolinea – non sarebbe quello che è ora.

La soddisfazione più grande della carriera

Il titolo di campione del mondo in Spagna, è il massimo per un calciatore. E lo scudetto dei record 1988-89 con l’Inter di Giovanni Trapattoni, dei 58 punti, quando la vittoria ne valeva due“.

Il suo erede

Mi ritrovo molto in Andrea Barzagli della Juve. Anzitutto per la serietà del giocatore. Poi ritengo che abbiamo caratteristiche tecniche abbastanza simili: io forse ero un po’ più incisivo come spinta, lui più bravo di me in marcatura. Tra gli emergenti mi piace sottolineare la crescita di Daniele Rugani, anche lui tra i bianconeri, in prospettiva potrà dare molto“.

Bergomi conclude l’intervista parlando della sua carriera e dei momenti difficili: “Momenti di difficoltà?  Sì, è inevitabile che queste sopraggiungono nel corso di una carriera. Penso ad esempio agli anni dopo la partenza di Giovanni Trapattoni e l’arrivo di Corrado Orrico. Io persi la Nazionale. L’Inter non ritirò il numero 2 al momento del suo ritiro: “All’inizio ci rimasi male, non lo nego. Poi però ho pensato che è giusto così: i numeri dall’1 all’11 non andrebbero mai ritirati, perché, visti in modo nostalgico, rappresentano tutti i ruoli del calcio. Giacinto Facchetti e Javier Zanetti sono state due giuste eccezioni per due splendide persone. E io sono contento che altri giocatori potranno indossare la mia maglia numero 2. Un ruolo da dirigente all’Inter? Avevo iniziato a fare televisione. E quando vai in tv qualcosa paghi sempre. Ma, a onor del vero, debbo dire che l’unico che ha cercato di riportarmi all’Inter è stata la buonanima di Facchetti, che non c’è più“.