L’allenatore dell’Inter, Stefano Pioli si e’ aperto a 360 gradi ai microfoni del Corriere della Sera a due giorni dalla sfida contro la Roma.
“Peseranno molto gli scontri diretti. La quota Champions dell’anno scorso era 80 punti, questa volta rischia di essere più alta. Il cartello delle 13 vittorie? I cartelli sono un modo per motivarci. Avendo girato a 33 punti, è lo spunto che abbiamo trovato dopo la sconfitta di Torino. Con la Juve abbiamo dimostrato di essere all’altezza, con la Roma cerchiamo il salto di qualità”.
Sulla sconfitta contro la Juventus: “Cosa ho detto a fine gara? Che la squadra c’è. Alla fine l’ha condizionata l’ultimo corner a fine primo tempo, da cui è nato il vantaggio della Juve. Senza quell’errore potevamo vincere. È stata una nostra grave disattenzione, i dettagli fanno la differenza”. Qual è stata la difficoltà maggiore nell’arrivare in una squadra che aveva già cambiato due tecnici? “Quando si subentra il problema è che non conosci bene le persone. I calciatori dell’Inter li conoscevo, ma è fondamentale capire i caratteri, con chi hai a che fare. Prima lo fai, meglio è. Devi essere sveglio e veloce, il tempo è poco”. Ne servirà di più, invece, per costruire una squadra da scudetto: “Bisogna lavorare sul gruppo e sulla mentalità. L’Inter ha una base di alto livello, con un giusto progetto e investimenti efficaci può raggiungere Juve, Roma e Napoli”.
Su Roberto Gagliardini: “Mi aspettavo questo impatto. Lo seguivo dai tempi del Vicenza: è sempre dentro la partita, ha senso di posizione, gioca un calcio semplice, efficace. Al primo giorno di allenamento ho capito che non avrebbe sentito il passaggio dalla provincia a un top club. Mi auguro diventi uno da 7, 8 gol a stagione. Mauro Icardi il migliore centravanti mai allenato? Sì, insieme a Miroslav Klose. Miro amava di più svariare, abbassarsi fra le linee, Mauro è un fenomeno ad attaccare porta e profondità: gli serve una squadra che verticalizza”.
Su Gabriel Barbosa: “Quando sono arrivato faticava a reggere intensità e continuità in allenamento, ora lo fa. Un ragazzo giovane e reclamizzato aveva e ha ancora bisogno di tempo per calarsi in un ambiente diverso e tatticamente complicato”. Quanto ci ha pensato Pioli quando è arrivata la chiamata dell’Inter? “Zero. Mi sentivo pronto. Sentivo che il mio percorso era compiuto e che lo sbocco naturale era una grande squadra”. Col suo lavoro si è guadagnato la fiducia di Zhang Jindong, col quale ha avuto anche un meeting a fine 2016 a Nanchino: “Quei due giorni prima di Natale sono stati importanti. Ho visto attenzione, idee, voglia di lavorare, costruire e investire. Zhang ha carisma, ti coinvolge, capisci cosa vuole anche prima di sentire la traduzione: ha chiaro il concetto di senso di appartenenza a un gruppo, di famiglia che vuole crescere insieme”.