Da quel famoso “Foza Inda” ne è passato di tempo
Di seguito l’interessantissimo articolo apparso sul sito calciomercato.com, nel quale viene esattamente dipinta la rivoluzione che la famiglia Zhang è stata in grado di fare all’Inter.
La sua è stata una lezione di pragmatismo impartita all’intero sistema calcio che lo aveva accolto con scetticismo e sarcasmo. Come se i capitali cinesi fossero di dubbio valore o come se la storia di un uomo capace di creare un impero partendo da zero non fosse abbastanza credibile. Perché i cinesi nel calcio non hanno mai lasciato ottimi ricordi o perché a pochi chilometri di distanza, il Pavia non aveva avuto una bellissima esperienza con una gestione orientale. O forse perché c’era voglia di “buttarla in caciara” e fare di tutta l’erba un sol fascio.
Tante chiacchiere hanno accompagnato il passaggio delle quote nerazzurre dalle mani di Thohir e Moratti a quelle di Zhang Jindong, a partire dalla prima conferenza in Cina, vissuta come un oltraggio, per finire ai risultati poco soddisfacenti di inizio stagione. Dall’altro lato solo silenzio, nessuna dichiarazione. Il mutismo di chi sta per ergere un muro composto da fatti, pronto ad accogliere ciarle prive d’ogni fondamento.
UN DERBY DIVERSO – Questo è quanto spiega un articolo molto puntuale, pubblicato da ilsensodelgol, a cura del collega Fabrizio Biasin. Dopo un anno di lavoro, infatti, sono già tantissime le cose fatte da Zhang Jindong, a dispetto di tanti illuminati dirigenti italiani, molto più bravi a parlare che a fare. Tanto per cominciare, il patron di Suning è riuscito dove Thohir è inciampato spesso, ammorbidendo la posizione della Lega Calcio e riuscendo ad ottenere il permesso di giocare il derby milanese ad ora di pranzo per favorire chi dalla Cina vuole gustarsi il match. Un’apertura storica verso un popolo che intende investire grandi risorse nel nostro calcio. Ma c’è molto di più.
L’OCCHIO DEL PADRONE INGRASSA IL CAVALLO – In poco meno di dodici mesi di lavoro, Zhang Jindong è andato avanti con l’energia di un Caterpillar, travolgendo qualsiasi cosa si ponesse lungo il percorso di crescita della società nerazzurra. Mentre gli altri parlavano, Zhang faceva, così sono già molti i meriti attribuibili all’uomo d’affari cinese che, come prima cosa, ha voluto che la sua naturale estensione (il figlio Steven) si trasferisse a Milano per seguire da vicino l’universo Inter, in precedenza descritto come “senza padrone” o peggio, “con troppi padroni”. Questo il primo problema generatosi dal cambio di proprietà, sistemato con puntualità e senza fronzoli.
PIU’ IN UN’ORA CHE IN UN ANNO – Così come sono stati sistemati gli altri tasselli. Un lavoro continuo ed efficace quello di Zhang, che ha saputo restituire entusiasmo ai tifosi nerazzurri, da troppo tempo investiti dall’alone un di negatività frutto della precedente gestione. La verità è che l’Inter non sembrava più l’Inter, stava perdendo la sua anima. A tutti sembrava quasi impossibile che potesse essere proprio un cinese a restituirgliela. E invece… Da quando Zhang Jindong ha preso in mano le redini della società di corso Vittorio Emanuele, sono già molte le cose apprezzabili messe in atto:dall’italianizzazione della rosa alla progettualità del lavoro, dal rinnovamento delle strutture di allenamento (sia per la prima squadra che per la Primavera) al raggiungimento di accordi commerciali con nuovi partner. Un fattore da non trascurare, quest’ultimo, dato che Michael Bolingbroke, fidato uomo di Thohir, ha per anni millantato sponsorizzazioni che non sono mai arrivate. Era stato lui stesso a parlare della possibile cessione temporanea del nome della Pinetina in favore di un nuovo sponsor, pratica diffusa all’estero, ma che non è mai riuscito a ripetere ad Appiano Gentile. A suffraggio di un antico detto popolare, Zhang ha fatto in un’ora ciò che qualcuno prima di lui non era riuscito a fare in due anni.
LA FORZA DEL SILENZIO – Tutto qui? Neanche per scherzo. Zhang Jindong ha incontrato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ed ha immediatamentepresentato il proprio piano di sviluppo per lo stadio Meazza, ma ha anchestretto un accordo con la Camera di Commercio Italiana per avviare scambi economici e commerciali tra i due paesi e offrire nuove opportunità di business per le imprese, in un quadro di cooperazione con le prime 5 imprese italiane attive nei settori food: cibo, bevande, vino, birra, olio commestibile. Insomma, con Zhang arrivano sponsor, si costruiscono nuove infrastrutture, si genera guadagno, si torna a sognare nuovamente grandi colpi di mercato, si diffonde il marchio dell’Inter e della Serie A nel mondo. Tutte cose costruite su un rigoroso silenzio, mentre molti altri erano impegnati a parlare invece che a fare.