Joao Miranda : l’exploit, il calo e la ripresa sotto la gestione Pioli
Il classe 84 Joao Miranda, dopo poche giornate di campionato, sembrava essere un lontano parente di quello apprezzato nella scorsa stagione. L’età ha certamente inciso, ma la spiegazione di un cambio di rotta delle sue prestazioni è molto più complessa di come potrebbe apparire. Con Mancini, ad esempio, la squadra era più votata ad un calcio fatto di contenimento e solidità difensiva. La retroguardia infatti, raramente superava il centrocampo e quasi mai si trovava sguarnita dai suoi centrocampisti.
Spesso il tutto si tramutava in vittorie con un solo tiro in porta, che tanto facevano arrabbiare ma che allo stesso tempi servivano: “mettiamo fieno in cascina per l’inverno”. Poi l’arrivo di De boer con la filosofia del calcio totale, proveniente dall’Ajax e in generale dal calcio olandese, con conseguente esasperazione dei concetti di pressing e di altezza dei dei quattro difensori.
Risultato ? Contropiedi micidiali subiti da chiunque. Finanche dal Pescara, oggi prossimo a tornare nel campionato cadetto. Poi l’arrivo di Pioli. “Uno di noi”, come dice Gigi Simoni. Viene stabilizzata la mediana e ridata compattezza ad una squadra, che non aveva più punti di riferimento e metodo. Qui di nuovo, il numero 25 di Paranavai ritrova la propria dimensione, il modo preferito di giocare, potendo fare affidamento su uno schermo di centrocampo e su una delle due ali utilizzata anche per ripiegare e chiudere gli spazi.
Un’ unica differenza rispetto al calcio di mister Mancini: una maggiore quantità di gol subiti a causa degli inserimenti di difensori centrocampisti avversari in area di rigore (spesso da palle inattive, come accaduto contro il Milan).