Dopo il comunicato della società “l’Avvocato” chiama Matteo
Olà ragazzuoli. Oggi pomeriggio, dopo che l’Inter ha diramato il durissimo comunicato stampa in cui annunciava il ritiro fino alla gara di domenica contro il Napoli, ho ricevuto una telefonata dall’avvocato Peppino Prisco. Sì, quello del “A Milano ci sono due squadre: l’Inter e la primavera dell’Inter”.
Ciao, Matteo.
Buon pomeriggio, avvocato. Tutto bene?
Non mi lamento. Quassù è un po’ una noia: avevo già preparato un paio di sfottò da fare agli juventini, che in questi anni mi hanno raggiunto, ma hanno eliminato il Barcellona. Ma il Messi non poteva giocare contro di loro come ha fatto, domenica sera, contro il Real Madrid? Ho poi pensato di prendere in giro “quelli là”, ma ho ancora da digerire il gol di Zapata. Ma chi è Zapata?
Avvocato, un difensore colombiano.
Ah.
Eh.
Ho letto il comunicato della società.
Sì, anch’io.
Volevo, Matteo, che mi spiegassi un po’ cosa sta capitando. Come detto, sto cercando ancora di digerire il gol dello Zapata e mi sono un po’ distratto.
Ah… Avvocato, siamo in un mare di guai.
E questo l’avevo capito.
Sì, perché siamo in corsa per l’Europa League…
Per cosa?
La Coppa Uefa.
Ah, ok.
Dicevo, Avvocato. Lottiamo, insieme a “quelli là”, per un posto in Europa League: ma più che una corsa all’ultimo posto, visti i risultati dell’ultima giornata di campionato, sembra una vera e propria moviola. Francamente, avvocato, il mio grattuggiamento di maroni è davvero totale. Manco una canzone di Ligabue.
Chi è Ligabue?
Nessuno.
Ah. Ma a Firenze cos’è successo?
Eh. Siamo crollati. La squadra è apparsa senza grinta, poco lucida…
Un disastro?
Più o meno. Molto più che meno, ahinoi.
Ora tutti in ritiro?
Sì, Suning ha diramato, appunto, il comunicato di cui parlavamo prima. Sa, hanno anche richiamato i giocatori ad onorare la maglia dell’Inter ad onorare la sua storia. Però…
Però?
Però una cosa non mi convince.
Cosa, Matteo?
Avvocato, non le pare ‘tardino’?
No, Matteo. Non è mai tardi per ricordare a tutti, non solo alla nostra rosa, ma anche ai nostri tifosi e amici giornalisti più distratti, chi siamo. Dobbiamo sempre ricordare il passato, fin dai nostri fondatori: quelli che hanno scelto per noi, come aveva detto il figlio del Giacinto alla festa dei 100 anni, i colori del cielo e della notte. Oggi sono passati 109 anni e dobbiamo ringraziarli ancora. I nostri fondatori erano poco più di quaranta, oggi siamo milioni: abbiamo decisamente più responsabilità. Abbiamo più doveri. Una volta, l’Inter, doveva dare la possibilità a italiani e stranieri di giocare a calcio per la stessa bandiera: oggi che tutti possono giocare a calcio, tutti devono rispettare quella bandiera.
Avvocato, così mi commuove.
Non farlo, fallo al massimo alla prossima Coppa dei Campioni.
Avvocato, va bene che a lei piace scherzare, però…
Vedi, Matteo? Non devi mai dubitare dell’Inter. Perché l’Inter non ha mai dubitato dei suoi tifosi. E’ proprio questo che, oltre a un ritiro forzato, i dirigenti di oggi devono far capire a tutti cos’era l’Inter di ieri. L’Inter non può esser delusa, perché l’Inter non ci ha mai delusa nel momento del bisogno: è sempre stata il nostro punto di riferimento, magari dopo una brutta settimana a lavoro, magari dopo una litigata con la fidanzata o con la moglie. L’Inter, dicevo, c’era. C’era sempre a ricordarci che, sì, nella vita ci dobbiamo e ci possiamo emozionare in ogni singolo istante.
L’emozione che non sembravano avere quei ragazzi sabato, però, avvocato.
Ecco. Questa è il momento in cui bisogna attingere dalla nostra memoria storica per salvare il presente e iniziare a programmare il futuro. Non è mai troppo tardi per fare del bene all’Inter. Mai. E’ il momento di far vedere al giapponesino chi era Facchetti, di far vedere a D’Ambrosio quant’era forte Maicon, di spiegare a Brozovic quanto ‘sangue’ sputava Deki, di far vedere a Candreva quanto volava il Nicolino Berti a Monaco di Baviera, al francese grosso, grosso…
Kondogbia?
Sì, lui. Fargli vedere, dicevo, chi era il Lothar. Poi spiegare al Maurito che indossa una fascia che non è una semplice fascia: è la pietra miliare su cui si basa tutto il suo spogliatoio. Qualche gol in meno – no, sto scherzando: vada avanti così che è fortissimo – qualche parola da grande leader in più. Fategli vedere chi era lo Zio, ad esempio.
Eh…
Noi, Matteo, non abbiamo mai detto che l’unica cosa che conta è vincere, abbiamo detto che l’unica cosa che conta è come si vince. Ecco. Ma se non sanno, questi ragazzi, da dove siamo partiti, cosa abbiamo affrontato, non potranno mai onorare questi colori fino in fondo. E di conseguenza non potranno mai vincere.
Manchiamo di personalità, avvocato.
Lo sto notando.
Ci vorrebbe un Simeone.
Matteo, non iniziare anche tu. Fin quassù avete ‘stancato’ con l’allenatore. Dobbiamo costruire il futuro, è vero, ma dobbiamo farlo adesso. In questo ritiro si deve ripartire da che cos’è l’Inter, ti ripeto. Scusami, ho quasi finito.
Ci mancherebbe, avvocato.
Vedi, bisogna spiegargli il concetto di Inter. A me hanno sempre detto che ho servito cinque presidenti dell’Inter. Io ho sempre risposto che ho cercato di servire sempre e solo l’Inter. Loro devono capire che non stanno giocando per o contro Pioli, non stanno giocando per convincere o meno il Suning di confermarli, loro stanno giocando per l’Inter. Perché Pioli può andar via, può arrivare chi volete voi, Suning, magari dopo 150 anni di gestione passerà la mano, ma alla fine resterà sempre e solo…
L’Inter.
Bravo Matteo.
Grazie Avvocato.
Ora ti saluto. Vado a ricordare ai tifosi di “quelli là”, che l’Inter nacque da una scissione da loro… Ecco la dimostrazione che si può fare qualcosa di importante partendo da niente!
A risentirci, Avvocato.
Ti chiamo a fine stagione.
Ci conto.