La sfida infinita: Juventus – Inter e quel rigore non concesso a Ronaldo
Sono passati 19 anni dal Derby d’Italia più discusso del secolo
E’ il 26 aprile del 1998 e al Delle Alpi di Torino si affrontano Inter e Juventus, le prime della classe per il derby d’Italia decisivo per lo scudetto.
I nerazzurri si presentavano in avvio di stagione col nuovo tecnico Gigi Simoni, interprete di un gioco classico ma che si adattava perfettamente alle caratteristiche dei suoi giocatori, mentre Moratti aveva anticipato la concorrenza strappando al Barcellona il “fenomeno” Ronaldo, attorno a cui era stata costruita un’ottima squadra con gli innesti di West, Moriero, Simeone e Recoba.
A quattro giornate dalla fine la distanza dalla capolista Juventus era di un solo punto e l’Inter arrivava alla sfida del Delle Alpi in ottima forma e in corsa anche per la coppa UEFA. Il cammino dei bianconeri fu invece costellato da numerose polemiche a causa di evidenti errori arbitrali a loro favore tra reti annullate agli avversari e rigori concessi generosamente.
Il clima di quel giorno non era certo dei migliori. E protagonisti assoluti della sfida non furono Ronaldo e Del Piero, ma l’arbitro Ceccarini e i suoi assistenti. Fin dall’inizio si capì subito quale aria tirava: numerosi falli da ammonizione commessi dai giocatori juventini (Torricelli, Davids e Iuliano in primis) non vengono sanzionati con il cartellino e nel mezzo di questo “far west” concesso dall’arbitro, Del Piero con una magia porta in vantaggio la sua squadra.
La disparità di trattamento si rende evidente al 24′ del secondo tempo: Simeone entra duro su Davids (che nel frattempo l’arbitro era stato costretto ad ammonire alla terza entrata killer da dietro) il quale commette un plateale fallo di reazione con un calcio volante da karateka. Ceccarini cosa fa? Ammonisce l’argentino e grazia nuovamente l’olandese.
In seguito l’episodio che più di tutti fece discutere l’Italia intera: Ronaldo in area si libera di Iuliano che disinteressandosi del pallone abbatte il brasiliano: rigore netto. Ceccarini lascia inspiegabilmente correre e sul ribaltamento dell’azione West è costretto a stendere Del Piero in area. Dopo il danno la beffa. Rigore per la Juve e si scatena la bagarre con mezza panchina dell’Inter in campo. Persino il mite e paziente Gigi Simoni era già entrato nel terreno di gioco per protestare con l’arbitro dopo la mancata assegnazione della massima punizione, e a termini di regolamento l’azione doveva essere fermata prima di concedere il rigore ai bianconeri. Ad ogni buon conto Pagliuca parerà il tiro di Del Piero, ma la partita a quel punto di sportivo non ebbe più nulla da offrire. Manco a dirlo, lo scudetto andò alla Juventus e l’Inter si dovette consolare con la coppa UEFA nella trionfale finale di Parigi.
Le code polemiche in seguito all’incontro portarono persino ad un’interrogazione parlamentare, mentre la giustizia sportiva tentò di squalificare Ronaldo, reo di aver pronunciato nei confronti della terna arbitrale (secondo il referto stilato da Ceccarini) la parola “prevenuti”. Ma ci pensò il mitico Peppino Prisco a dimostrare che quel vocabolo difficilmente poteva appartenere al lessico di uno straniero appena arrivato in Italia, risparmiando al “fenomeno” un’ingiusta squalifica.
Moratti molto signorilmente disse che non c’era alcun disegno ma una palese sudditanza psicologica da parte degli arbitri nei confronti della “Vecchia Signora”, ma col senno di poi probabilmente avevamo assistito alla prima clamorosa evidenza di quello che diventerà Calciopoli il cui epilogo, peraltro incompiuto, è ben noto a tutti. Rimane la curiosità di pensare a cosa sarebbe potuto succedere se le indagini fossero state estese a tutto il periodo Moggi, stagione 1997-98 inclusa. Chissà. Forse abbiamo perso un’occasione per riscrivere la storia del calcio.