Inter – Napoli: ricordi di scudetti nerazzurri
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1 E’ vigilia di Inter – Napoli2 Il 22 novembre 1970:2.1 Anche lo scontro del 21 marzo 1971 resta nella storia dello scontro tra Inter e Napoli per uno dei gol più belli ( e pericolosi) che il calcio italiano ricordi.2.2 Infine 28 maggio 1989, 13ma del girone di ritorno San Siro sold out causa possibile 13mo scudetto dell’Inter dei record.E’ vigilia di Inter – Napoli
Inter Napoli porta con sé ricordi segnati da campioni immensi (Maradona e Ronaldo su tutti), storie di grandissimi gol e alcuni di episodi che fanno sorridere (anche perché legati ad altrettanti scudetti nerazzurri).
Il 22 novembre 1970:
l’Inter viaggia in aereo di ritorno a Milano dopo aver perso la terza partita in sette giornate con i partenopei; quattro punti in cinque giornate, con i disastri di Cagliari e nel derby d’andata che costarono la panchina ad Heriberto Herrera, sostituito da Gianni Invernizzi.
L’Inter passa in vantaggio con Jair, pochi minuti dopo Boninsegna si trova solo davanti all’estremo difensore napoletano ma…. racconta il nr 9 “Superai il portiere e al momento di metterla dentro vidi che c’era solo un uomo sulla linea della porta, Ottavio Bianchi: calciai sicuro, ma lo centrai in pieno. Lo presi nel sedere, così il pallone venne respinto. Che sbaglio. Addio due a zero. E prima Pogliana e poi Ghio ci castigarono, trascinati da quell’incredibile tifo casalingo”..
Quella sera il Milan viaggia sei lunghezze più alto, il Napoli addirittura sette (ricordiamo all’epoca la vittoria valeva due punti).
Quasi per gioco, forse per scaramanzia, di sicuro per smaltire rabbia e frustrazione Mazzola e Facchetti stilano la famosa tabella con i risultati dell’ Inter e altre squadre da li alla fine del campionato sulla base della quale si convincono che possono ancora vincere scudetto.
Presentano tabella a Fraizzoli che risponde mesto “ragazzi per favore siamo a sei punti dal Milan e sette dal Napoli, tornate al vostro posto…”
Quattro mesi dopo, il 7 marzo del 1971, con il derby di ritorno vinto come previsto dalla tabella dei due grandi (2 a 0,) l’Inter sorpassò i cugini rossoneri e si avviò a vincere l’ 11mo scudetto.
Anche lo scontro del 21 marzo 1971 resta nella storia dello scontro tra Inter e Napoli per uno dei gol più belli ( e pericolosi) che il calcio italiano ricordi.
E’ lo stesso Roberto Boninsegna a ricordarlo così: “Il cross veniva da destra e dunque non poteva essere di Mariolino, di Corso, un mancino estremo; secondo me era di Jair Da Costa: la scarpa di Panzanato non l’ho vista subito: la palla era alta, mi sono buttato. Ma poi, quando ho girato la testa per indirizzarla, ho toccato la suola di Dino, che era in ritardo. Fortuna che non è successo nulla di grave. Dio mio: quando il giorno dopo ho visto la foto sui giornali mi sono spaventato”.
La foto di Bonimba che vola in tuffo ad incornare quel pallone, con i capelli al vento non si sa per il gesto atletico o per la scarpata che Panzanato, involontariamente, gli rifila alla tempia, è un vero capolavoro e ferma il momento di gol indelebile nei ricordi dei tifosi nerazzurri.
Infine 28 maggio 1989, 13ma del girone di ritorno San Siro sold out causa possibile 13mo scudetto dell’Inter dei record.
Nel primo tempo, dopo una traversa di Diaz, Antonio Careca con destro meraviglioso va a togliere le ragnatele dall’ incrocio sulla destra di Zenga, facendo precipitare gli 80 mila nerazzurri nel silenzio.
Ripresa: un destro di Nicolino Berti toccato da un difensore napoletano supera Giuliani. Ma il pareggio non basta per la matematica certezza del titolo. Careca coglie il palo. Poi una punizione dal limite dell’area azzurra. Tira Brehme ma la barriera si muove prima. Ritira Brehme ma Agnolin fischia e la punizione si ripete ancora. Tutti aspettano il terzo tentativo del biondo terzino teutonico. Parte invece Mattheus e lascia andare il destro del destino nell’angolo più lontano. Tutti a casa alè…Enrico Ameri chiuse la sua radiocronaca urlando nel microfono “Lo scudetto cala sul cielo del Meazza”.
Domani sera nessun cronista parlerà in toni così enfatici. Questo non toglie che i nerazzurri sono chiamati ad un prova di grande orgoglio, dopo la batosta numerica e morale di Firenze, per cercare di inseguire ancora l’ultimo treno utile per l’Europa.