News Inter : il ritorno di Lele Oriali, uno di noi

Lele torna a casa

Il ritorno in nerazzurro di Lele Oriali non riporterebbe le lancette dell’orologio all’indietro, come qualcuno pensa, anzi, segnerebbe lo start di una nuova fase in cui, finalmente, la società inizierebbe a strutturarsi in maniera organica e completa.
Oriali non ha bisogno di presentazioni sul palcoscenico nerazzurro, è semplicemente uno di noi.
Dall’esordio nel 1970 a 18 anni nell’anno dello scudetto con mister Invernizzi, fino al 1983, ha macinato chilometri, sudore e dedizione per la maglia; una breve parentesi a Firenze, poi il ritiro.
Era un altro calcio. Proprio Oriali ricordava in una intervista qualche anno fa “ per Fraizzoli e la signora Renata sono stato una specie di figlio adottivo. Mi ha guidato nel calcio e nella vita. Avevo bisogno di soldi da ragazzo e mi faceva “arrotondare” come commesso nel suo negozio in via De Amicis”.

A 19 anni gioca la finale di Coppa dei Campioni con l’Ajax delle meraviglie; il suo ruolo lo porta a marcare la stella olandese, Johan Cruyff, che decise la sfida con due gol.
Due scudetti, due coppe Italia, sei gol nei derby della Madonnina, e infine il titolo di campione di Mondo con gli azzurri nel 1982. Proprio in quel mondiale la stella di Lele Oriali brilla della luce più accesa; non solo Paolo Rossi, Altobelli, Causio e Zoff, anche Oriali merita il posto in primissima fila perché anche tra i gregari si può parlare di stelle. Gregario in latino indica chi sta in mezzo al gregge, senza sminuire il suo pastore, che senza il gregario sarebbe un uomo perso. Qualcuno ha scritto che “il gregario è l’uomo silenzioso che da tutto senza chiedere niente, che lotta con la fierezza di un gladiatore e scarica il pallone con l’umiltà di un operaio”.

Oriali è tutto in queste poche parole; la sua diventa la “vita da mediano” di Ligabue, il simbolo della grandiosità dei risultati raggiungibili mettendo il proprio talento e la propria tenacia a disposizione degli altri. Poi la seconda vita di Oriali nerazzurro, quella da dirigente, dal 1999 al 2010, con la cinquina di scudetti e il triplete finale, risultati straordinari raggiunti anche grazie a lui. Non c’è un interista, uno solo, che non abbia stampato nella memoria l’immagine del Nou Camp, al termine della sconfitta più bella della storia dell’Inter, con lui e Josè Mourinho al centro del campo pazzi gioia a braccia levate mentre l’assatanato Valdes cercava di spingere via i due per interrompere la festa che già imperversava.

Tornerà Oriali per la terza volta a San Siro?

Ad oggi nessuno può dirlo con certezza, anche se le strade sembrano destinate ad incrociarsi di nuovo.
Di sicuro il suo ritorno sarebbe accolto con l’entusiasmo che merita una persona che ha dato tanto all’Inter in campo e fuori.
Oltretutto, visti i risultati delle prime esperienze, se è vero che non c’è due senza tre, la terza volta potrebbe essere ancor più entusiasmante, per tutti.