Inter-Napoli : la rassegnazione non può prevalere ! Per la nostra storia e per i tifosi
Inter, la rassegnazione non può prevalere
Per l’ Inter di questo mese, all’affannosa ricerca di segnali di ripresa, per di più sotto lo sguardo attento di Mr.Zhang, il Napoli era l’avversario più temibile che potesse capitare, per la straordinaria organizzazione di gioco dei ragazzi di mister Sarri, per la loro condizione fisica, per il loro modo spavaldo e verticale di interpretare i 90 minuti.
Ogni più pessimistica previsione è stata puntualmente rispettata, anche se senza l’errore di Nagatomo il Napoli il gol non l’avrebbe trovato tanto facilmente.
Non è tanto il risultato che interessa, quanto l’atteggiamento della squadra che doveva necessariamente dare segnali di compattezza dopo la sbornia di Firenze.
Senza passare per spocchiosi, possiamo innanzitutto confermare la sensazione avuta al momento dell’annuncio del ritiro punitivo, e cioè che tutto si sarebbe concluso con tante belle parole ma senza nessun costrutto, perché trattavasi di decisione figlia non di una pur dura regia societaria bensì dell’improvvisazione e dell’ amarezza del momento?
La sensazione trasmessa dai ragazzi in nerazzurro durate i 90 minuti è stata quella del condannato che sa che prima o poi dovrà salire sul patibolo, che cerca di aggrapparsi disperatamente a quello che l’immediato gli propone ma senza potervi costruire sopra alcuna ipotesi di domani.
Ecco l’Inter ha giocato con il Napoli dando l’idea di sapere che prima o poi il lampo di classe degli scugnizzi sarebbe arrivato e lì sarebbe scesa la notte della partita.
Non è solo il gap tecnico ( e anche di preparazione atletica) col Napoli che desta perplessità; è la carenza di personalità il dato più preoccupante, la scarsa autostima dei singoli, l’incapacità di rendersi protagonisti di uno strappo dalla realtà che li pervade come una cappa infrangibile.
Faccio mie le parole di Antonello Mastronardi nel suo ottimo editoriale di stamani su Fc Internews.it : “ In ogni luogo di lavoro,, esiste il collega guizzante e svogliato, quello che potrebbe dare mille ma temporeggia pigramente, si defila quando il termometro scotta e, soprattutto, soffre da cani nei momenti di stress: ebbene, in questa Inter, a occhio, si muovono troppi elementi del genere, che abbinano doti tecniche spesso indiscutibili a una gestione, questa sì, più che discutibile della propria professionalità. Non è pensabile riproporsi l’anno venturo sventolando agostane ambizioni di vittoria, se la rosa sarà ancora infarcita di ragazzi timidi, di uomini lunatici e personaggi disinteressati.”
Se non è tutta una recita per non arrivare sesti, come qualcuno sussurra, non è possibile continuare ad assistere alla rassegnazione di fronte al proprio destino dei nostri ragazzi, un sentimento che può cogliere tanti dei sessantamila presenti a San Siro ma non loro undici, visto anche l’estratto conto che mensilmente gli arriva a casa, di fronte al quale non può accamparsi né la scusante della frustrazione dopo lo svanire del sogno Champions né altre più o meno fantasiose.
C’è la storia di una società, c’è una maglia, c’è un pubblico da rispettare (come la curva Nord ha correttamente ricordato).
E non si può sottacere che se è vero che ogni squadra porta in campo i lati anche caratteriali più significativi del proprio allenatore, i ragazzi di Sarri hanno dimostrato al Meazza di avere gli attributi per inseguire con convinzione il secondo posto mentre i nerazzurri hanno atteso che la sorte segnata si avverasse, un po’ come il buon Pioli che probabilmente sa già che l’anno prossimo viaggerà per altri lidi.