Simeone, la rivoluzione, la Champions e la maledizione “blancos”

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1 Simeone, la rivoluzione, la Champions e la maledizione “blancos” che continua a perseguitarlo1.1 L’esordio e la nascita del cholismo1.2 Dalla vittoria all’ossessione1.3 L’ultima volta al CalderònSimeone, la rivoluzione, la Champions e la maledizione “blancos” che continua a perseguitarlo

Simeone, nell’ennesima partita di Champions League, incontra il Real con un risultato che di nuovo lo vede sconfitto. La maledizione “blancos”, lo perseguita.

Come in ogni film di avventura, ci sta un protagonista, uno scenario impossibile e una serie di nemici talvolta presentati al pubblico come imbattibili ed inavvicinabili. Diego Pablo Simeone, arrivato nella Liga nel 2011, ha da subito assunto i connotati del simpatico eroe che doveva districarsi in una giungla, dominata all’epoca solo da Real Madrid e Barcellona.

 

L’esordio e la nascita del cholismo

 

Già dalle prime battute, pur non convincendo sotto il profilo del gioco, si erano potute vedere le prime vere e proprie dimostrazioni di cosa significasse avere a cuore la maglia, interpretando un modo di giocare che verrà soprannominato di lì a poco, come il cholismo.

 

Proprio al suo primo anno, aveva cominciato a farsi strada dalla via secondaria, con una squadra che fino a quel momento aveva occupato la 10° posizione in campionato. Vincendo l’Europa League, è riuscito a rientrare in quella stretta cerchia di professionisti, capaci di vincere certi trofei sia da calciatori che da allenatori.

 

In questo modo, pian piano ha cominciato a far sentire ai suoi nemici, che i rojiblanco stavano per tornare; piccoli passi che li avvicinavano sempre di più verso una silenziosa rivoluzione, che nessuno mai si sarebbe potuto aspettare.

 

Nel 2013 arriva a vincere la coppa del Re contro un certo Josè Mourinho, strappandogliela di mano ai tempi supplementari e dimostrando che, a volte, il cuore sia capace di rendere possibile l’impossibile. Ma forse quanto accaduto ancora non era abbastanza, per far destare preoccupazione e timore.

 

Nella stagione 2013/2014, perde la supercoppa Spagnola contro il Barca di Messi, e viene eliminato in coppa del re, dai cugini sponda Real. Per qualcuno si tratta del ritorno all’equilibrio; tra chi ha sempre vinto e chi è rimasto sempre a guardare. Per Simeone invece, si tratta della scintilla che accenderà gli animi verso la vittoria della Liga.

 

Dalla vittoria all’ossessione

 

La conquista, avviene in territorio nemico: al Camp Nou. Non accadeva da più di diciotto anni. I colchoneros ritornano a essere campioni di Spagna facendolo con un pareggio contro il Barcellona rimasto a tre punti di distanza. Ma ancora la storia non è finita.

 

Arrivano in finale di Champions League, battendo nuovamente i blaugrana grazie ad uno straripante Diego Costa e anche ad una squadra nata, cresciuta ed abituata a combattere verso traguardi irragiungibili.

 

Gli rimane da scrivere solo l’ultimo atto prima di poter alzare quella coppa dalle grandi orecchie. Un desiderio che purtroppo si trasformerà in ossessione. Il Real, quasi come se avesse stretto un patto magico con i catalani, decide che non sarebbe mai più dovuta esistere altra squadra vincente a Madrid, se non quella dei blancos.

 

Inizia l’incontro in quel di Lisbona. L’atletico segna e passa in vantaggio. La storia ormai è cambiata. Il Cholo ha praticamente vinto, ma il Real pareggia e si passa ai tempi supplementari che si riveleranno fatali.

 

Madrid fa festa, è vero! Ma è quella parte affezionata alla squadra più titolata al mondo: quella del Real Madrid. Simeone non si abbatte e con la forza di un guerriero, forgia nuovamente il suo esercito e la sua armatura, per essere di nuovo la guida verso un nuovo ciclo vincente.

 

Nel 2016 arriva di nuovo in finale di Champions. Di nuovo elimina il Barca, ma ancora è costretto a fronteggiare Ronaldo e compagni. Questa volta però, lo farà come se fosse a casa sua, in quella Milano che tanto lo vorrebbe vedere alla sua guida, festeggiando con lui la vittoria sotto al Duomo.

 

Niente da fare ancora. L’incantesimo sembra protrarsi, come se ormai per poter combattere il fenomeno Atletico, non potessero bastare più le energie terrene, ma fosse necessario qualcosa di surreale; come un’alleanza segreta, necessaria per ristabilire l’ordine e l’equilibrio.

 

L’ultima volta al Calderòn

 

Simeone non vuol sentire. Continua a macinare quel gioco che tutti lo definiscono “brutto” o “vecchio” più per paura ormai, piuttosto che per oggettiva analisi. Ebbene, nel 2017, Simeone arriva per la quarta volta in cinque anni, in Semifinale di Champions. Davanti la strada che lo conduce a Cardiff si para nuovamente l’acerrimo nemico di sempre: il mostro sacro del calcio europeo del Presidente Florentino Perez.

 

La prima battaglia purtroppo, è persa. Proprio ieri infatti, Ronaldo ha banchettato sugli uomini del cholo con ben tre reti. Ma la guerra non è ancora finita. Il ritorno si disputerà al Vicente Calderòn: l’ultimo grande evento a cui assisterà l’immensa arena che ha consacrato Diego e i suoi uomini.

L’ultima volta per chiudere definitivamente i conti con il destino.