Inter, ecco chi è Spalletti: ‘Un mezzo Trap, un mezzo Zeman’
Conosciamo Luciano Spalletti
“Nel 1997, quando il paese di Sovigliana era tappezzato di manifesti azzurri con su scritto in nero ‘Sacchi più Zeman uguale Spalletti’, nelle (poche) interviste che rilasciava, dichiarava di vergognarsi: ‘Andrei a strapparli di notte ma non posso, li hanno messi i miei compaesani’. Manifesti, insieme a migliaia di volantini, che trovò anche la prima volta che arrivò nella capitale, scelto da Bruno Conti con l’ok del presidente Franco Sensi. Quelli però avevano un tenore diverso e lo invitavano, nemmeno arrivato, ad andarsene. E invece Luciano da Certaldo, patria di Boccaccio, vissuto e cresciuto in una frazione di Vinci, il paese di Leonardo, a Roma non solo ha vissuto quattro anni splendidi e intensi ma ha deciso di tornarci”.
Questo passaggio, scritto dal giornalista Giorgio Dell’Arti, descrive alla perfezione uno dei candidati a diventare l’allenatore dell’Inter per la prossima stagione. “Un mezzo Trap, un mezzo Zeman” come si è definito, una volta, lui stesso. Luciano Spalletti, figlio di un guardiacaccia poi magazziniere in una vetreria, da calciatore ha militato nelle giovanili della Fiorentina, poi Cuoiopelli, Castelfiorentino dilettanti, Entella Chiavari, Spezia, Viareggio, Empoli in C1.
Spalletti, un “maniaco” della tattica
“Ero un centrocampista, diciamo un numero otto. Un anno – ha raccontato – ho segnato undici gol, nove però su rigore. Non di grande qualità, diciamolo, ma spirito di sacrificio quello sì”. Lo stesso spirito di sacrificio che ha sempre chiesto, una volta diventato allenatore, ai suoi giocatori. Con la Roma ha vinto due Coppa Italia (nel 2007 e 2008) e una Supercoppa italiana (2007). Non solo. Ha portato i giallorossi due volte ai quarti di finale di Champions League. Dopodiché ha dato vita alla campagna di Russia con lo Zenit San Pietroburgo e ha conquistato due campionati, una Coppa e una Supercoppa.
Il giornalista Mimmo Ferretti ha scritto di lui: “Nell’ambiente del calcio viene considerato una specie di maniaco: il suo lavoro – tra campo e computer – gli porta via almeno tre quarti della giornata”. Proprio la sua ‘devozione’ ai sacrifici, ha permesso a Spalletti di emergere durante gli anni della gavetta con Empoli, Sampdoria, Venezia, Ancona e Udinese. C’è poi un’altra descrizione che calza a pennello con uno dei candidati alla panchina dell’Inter. L’ha vergata la storica firma sportiva del Corriere della Sera, Roberto Perrone: “La modestia e la serietà sono il suo forte. Vive la Toscana come un inglese del Chiantishire, vive la professione con il giusto grado di tensione personale, ma non la trasmette al prossimo, cercando piuttosto il tono medio, il rispetto, la parola giusta al momento giusto”.
Per chi dice che l’Inter ha intrinsicamente bisogno di un ‘Comandante’, stile Mourinho, Luciano da Certaldo non sembra quindi il profilo ideale. Suning scriverà un’altra pagina di storia, dimostrando che non serve sempre l’uomo forte ma all’Inter si può vincere anche con la forza delle idee? Staremo a vedere.