Jose Mourinho: lo Special One vince ancora e infiamma i tifosi interisti

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1 Jose Mourinho ancora Special One1.1 Mourinho e l’Inter: non è solo ruffianeria1.1.1 Josè c’è sempre, enorme e ingombrante1.1.1.1 Fatti e parole come magigni1.1.1.1.1 Finale a sorpresa? no….ancora noJose Mourinho ancora Special One

L’altra sera Josè Mourinho ha vinto il suo 25mo trofeo guidando lo United alla vittoria della Europa League contr l’Ajax.
Lo Special One è il primo allenatore a realizzare il doppio Double ossia due Champions e due Europa League.
Quattro finali giocate, quattro successi; qualcuno ancora si chiede perché è “Special”?
Questi i numeri.

Mourinho e l’Inter: non è solo ruffianeria

Ma con Mourinho le parole sono spesso più significative dei semplici dati.
E Josè nel dopo gara c’è andato giù duro con i sentimenti dei tifosi nerazzurri che ancora lo amano pazzamente.
E’ stata una partita tipo Inter-Bayern, senti dal primo minuto che hai in tasca la vittoria”….Ho salutato Stankovic e Chivu perche siamo fratelli interisti”.
Poteva ricordare una delle sue altre tante vittorie, poteva dire di aver salutato altri dirigenti UEFA.
No, la finale del 22 maggio 2010, Chivu e Stankovic.
Molti hanno parlato negli anni scorsi di atteggiamento “ruffiano” di Josè nei confronti dell’Inter. Può essere.

Josè c’è sempre, enorme e ingombrante

Ma il legame tra questo personaggio e il mondo interista dovrebbe essere analizzato sui libri di psicologia.
Almeno in Italia non c’è niente di simile, in nessun’altra società.
Sacchi e Capello con il Milan, Lippi e Conte con la Juventus: legami che hanno lasciato ricordi intensi, senza dubbio.
Ricordi frutto di tante vittorie, anche di grande prestigio, ma nulla di paragonabile a quello che unisce il mago di Setubal ai colori nerazzurri.
La spiegazione, una fra le tante, potrebbe essere che, in effetti, Mourinho non se ne è mai andato dall’Inter.
Forse non nei giocatori, che non hanno vissuto l’epopea, ma nei tifosi, nei dirigenti ancora presenti, alla Pinetina, in tutto l’ambiente, la sensazione è che l’alone di Mourinho sia sempre li.
Una presenza enorme, anche ingombrante per la dimensione del personaggio e per i risultati raggiunti, con cui quelli di oggi si confrontano in un match impari.

Fatti e parole come magigni

Le sconfitte di tutti questi anni e a maggior ragione quelle di oggi bruciano, ma sono ancor più devastanti perché c’è stato Lui e ci sono stati quegli anni.
E sarà sempre così, chissà ancora per quanto tempo.
In questi anni Lo Special è andato a Madrid, a Londra, ora a Manchester.
Ma la sua faccia imbufalita con le mani incrociate a mo’ di manette, la pretesa paternità di un gol in un derby, la corsa sfrenata lungo un campo ghiacciato russo, sono immagini di cui le mura di San Siro si sono alimentate con avidità.
Non sono un pirla”, il rumore dei nemici, la prostituzione intellettuale sono momenti che rappresentano macigni contro i quali da sette anni a questa parte tutti sbattono la testa.
Solo “zeru tituli” è stato (purtoppo) ben compreso e metabolizzato dai suoi successori.
Forse ignorando che la frase di Josè era rivolta a Milan e Roma, non ai nostri colori.

Finale a sorpresa? no….ancora no

Tutte le domeniche questi fotogrammi di vita sono lì, sugli spalti a fremere, saltare, smoccolare, insieme ai tifosi.
Dovrebbero aleggiare pure sul manto erboso, se anche lì dominasse la passione, il sentimento autentico.
Ma li no, da un po’ di tempo in quella zona del Meazza regna solo l’interesse, economico e sportivo, di ciascuno dei protagonisti .
Dopo la finale, Mourinho ha festeggiato come non mai.
All’uscita dallo stadio è salito su un’auto di lusso scura, dopo poco si è fermato ed è sceso per abbracciare Rooney in lacrime e…… no, questa è un’altra storia.
Forse fra un po’ di tempo, ma non oggi.