Gigio Donnarumma, storia di una bandiera “mancata”

Lettera aperta a Gigio Donnarumma

Caro Gigio Donnarumma

Ti scrivo questa lettera per dirti (anche se poi magari non te ne fregherà niente) che sto con te.
Il calcio, lo si sa, è un pò come i pirati della Disney: le bandiere restano nei sogni, mentre nella vita reale finiscono ammainate.

Io, anche se è passato un po’ di tempo, mi ricordo bene dei miei 18 anni.

Ecco. Ero (erano, compresi quelli che ora ti danno addosso) un cosciente irresponsabile.
Hai baciato la maglia di quelli là, è vero. Hai un procuratore su cui si possono aprire discussioni che Guelfi e Ghibellini #levatevi, però hai sempre 18 anni.

E a 18 anni si può prendere una decisione che poi, in futuro, ci farà pentire. A 18 anni sbagliare non è una colpa, è un diritto che anzi andrebbe riconosciuto costituzionalmente.

Chiedi “a quelli lì”

Nessuno sa dove andrai: c’è chi assicura ti accaserai Real, chi è convinto che approderai alla Juve. Francamente, da interista, poco importa. Perché davanti non c’è uno di quelli là, c’è un ragazzo di 18 anni. A chi ti dice: “Vergogna” chiedi lui dov’era o cosa faceva quando Inzaghi passava dalla Juve al Milan. Se era uno di quelli là, stai certo che avrà goduto.

Oppure chiedi sempre a quelli là dov’erano quando la curva “salutava” la loro grande bandiera: Paolo Maldini.

Stai sereno Gigio, gioca e possibilmente vinci questo benedetto Europeo.
Perché tutti gli urlatori di questa sera, non hanno capito una cosa: il calcio delle bandiere è finito, quando si è ritirato Totti.
Il calcio dei romantici, ed io mi inserisco anche io in questa lista, si è chiuso quando si è ritirato Roman Riquelme.

Oggi è il calcio dei soldi, è dura accettarlo. Specie se a ricordarcelo è un ragazzo di 18 anni.