Il tecnico spiega la sua filosofia
Luciano Spalletti racconta l’inizio della sua esperienza all’Inter in una lunga intervista publicata su Il Giorno: il tecnico fa il punto della situazione e spiega come intende lavorare per far raggiungere alla società gli obiettivi prefissati:
“Non ho progetti particolari, se non dire la verità. Tutto il mondo Inter chiede verità, è questa la chiave del presente e del futuro. Un anno può andar male, anche due, ma così è troppo. Bisogna cambiare e trovare continuità, Pioli sembrava esserci riuscito, ma tutto è tornato come prima. Il mio ruolo è riportare l’Inter dove merita di stare in Italia, in Europa e nel mondo, ovviamente al netto di rinforzi adeguati in difesa e FPF. E non parlo da allenatore dell’Inter, ma da conoscitore del mondo del calcio, dove il nome dell’Inter è altissimo“.
Da fuori si è fatto un’idea?
“Prima si entra in famiglia, ci si parla, si creano confidenza e solidarietà, poi vedremo come operare per ottenere risultati”.
Marotta ha detto che il problema di Milan e Inter è quello di non avere più un famiglia alle spalle, come gli Agnelli…
“Sono stato in Cina e ho conosciuto la nuova proprietà, una realtà eccezionale. Ho conosciuto anche la Famiglia, è gente che vuole vincere, che farà investimenti importanti per far crescere il calcio in Italia e in Cina“.
E se le andasse bene a Milano tanto da essere richiamato in Cina?
“Le esperienze all’estero non mi mancano, a San Pietroburgo sono ancora di casa, ma hanno già chiamato Capello, gran sollecitatore di uomini. Lasciatemi stare a Milano…E a proposito di famiglia, devo dire che ho avuto un incontro bellissimo con Moratti quando ero allenatore della Roma, e ho sentito il fascino di una famiglia dal grande carisma. Bisogna mettersi a lavoro per tornare a quei giorni, quei risultati, e io voglio riuscirci con l’impegno collettivo“.
Quando dice che l’Inter ha una buona rosa i tifosi pensano che sarà un mercato…basso
“Cercheremo due difensori di qualità, e potremo fare di più con qualche cessione. Deciderò cosa fare andando oltre al 4-2-3-1, oltre ai numeri, arriverò agli uomini e ognuno di loro mi farà capire se ci sta volentieri, se andranno oltre al mio racconto e mi faranno il loro, perchè loro sanno cos’è successo in questi anni e dobbiamo dircelo. Poi farò come sempre: a modo mio“.
Il parlare di numeri mi fa pensare a Gasperini, che fu vittima del dibattito tra difesa a 3 o a 4
“Potrei applicare il modulo Sousa e giocare a 3 e mezzo o a 4 e mezzo. Paulo è bravo, usa la difesa a 3 in costruzione e a 4 quando è attaccato. Io mi prendo la responsabilità di rispettare la fantasia, ma di mettere ordine. Quando hai tanti buoni giocatori, serve che entrino in sintonia con il loro allenatore“.
Sul turnover?
“Dipende dal rapporto che si crea con i giocatori. Devo innanzitutto creare uno zoccolo duro, poi lo spogliatoio, gli allenamenti, le parole creeranno una situazione ancor più precisa. Non inizierò mai dicendo ‘Per me siete tutti uguali’, anzi dirò ‘Per me siete tutti differenti’. Bisogna ricominciare dalla voglia, dalla passione, dalla tigna…Sappiamo che la scena sarà dominata da Juve, Roma e Napoli, ma noi dobbiamo tornarci da protagonisti“.
Come va il lavoro con Sabatini?
“Se io fossi un presidente costringerei allenatore e direttore sportivo a vivere sotto lo stesso tetto, a parlarsi sempre, per dare nome alle ipotesi, per battersi insieme e vincere. Vincere è bello”.