Inter News: In un’intervista al Sole 24 Ore Leonardo parla del suo passaggio dal Milan all’Inter
Inter news: Leonardo, in un’intervista rilasciata al Sole 24 ore, è tornato a parlare della sua scelta fatta del dicembre del 2010.
In quell’anno infatti decise di accettare l’offerta di allenare la prima Inter del post triplete, sostituendo Rafa Benitez da poco esonerato.
Leonardo appena sei mesi prima aveva lasciato la panchina del Milan, dopo un anno come allenatore, diversi da dirigente, e molti di più da giocatore.
L’ex tecnico dell’Inter è tornato dunque a parlare di quel momento, e delle inevitabili polemiche avvenute in seguito.
Ecco le parole.
“Sono stato per sei anni dirigente al Milan, per due al Paris Saint-Germain: scuole in cui ho imparato tanto. Conta il saper comunicare, il gestire, l’essere concentrati, il riuscire a superare le polemiche, che in quegli anni non mancarono. Le polemiche con Berlusconi? Ogni situazione è figlia di colpe da dividere fra i protagonisti, eravamo due mondi diversi. Poi quando arrivò l’offerta dell’Inter al presidente Moratti, che ammiro e conosco bene anche per molte collaborazioni in progetti umanitari, risposi “Lei sta scherzando, vero?!?”, e poi, invece, in pochi mesi riuscii a costruire un’avventura meravigliosa. Non mi pento di nulla, di quel passaggio dal Milan all’Inter. Ci fu qualche polemica, ma credo che tutto sia risolto perché al Milan, pur non essendo stato io né Paolo Maldini né un leader assoluto, ho dato con costanza e questo mi viene riconosciuto. E aver gestito quelle polemiche mi ha cambiato come persona”.
Leonardo si è infine espresso sulla situazione del caclio italiano: “L’Italia, ad esclusione della Juventus dove programmano, progettano, si danno tempo e mettono tanti soldi solo se ne vale la pena, si è fermata dieci anni fa. Il suo calcio funzionava, vinceva, c’erano le fortune dei Moratti, degli Agnelli, dei Berlusconi che permettevano alle famiglie di staccare assegni per avere i campioni più forti. Un management casereccio che poteva funzionare negli anni 80-90; le squadre come la seconda azienda di grandi gruppi. E nessuno che guardasse avanti, l’Italia era autosufficiente, ma oggi gli stadi sono obsoleti e manca una struttura politico-organizzativa. Mentre Inghilterra, Germania, Real Madrid e Barcellona si sono date regole e modelli, hanno canalizzato i soldi delle tv e soprattutto hanno sviluppato da anni avvolgenti politiche di marketing negli altri continenti a caccia di nuovi tifosi e ricavi milionari. I cinesi? Mi pare complicato immaginare uno sviluppo del calcio italiano sugli investimenti stranieri: se si mettono soldi, anche tanti, sui giocatori ma non c’è organizzazione, si va poco lontano”.