Interisti sull’orlo di una crisi di nervi
Ai tifosi interisti non poteva andar peggio.
Uscire da sette anni di vacche magre post triplete con una stagione alle spalle che definire ridicola è un lusso già era difficile.
Trovarsi come dessert un Milan assatanato sul mercato come quello di queste ore potrebbe costare esplosione di trigliceridi e palpitazioni cardiache a molti di loro.
Però, riavvolgiamo il nastro, amici interisti .
Torniamo a maggio scorso a campionato appena finito e ragioniamo con un minimo di obbiettività.
Se ci avessero detto che da lì a pochi giorni sarebbero arrivati, come antipasto, uno dei migliori profili giovanili europei in difesa, un raffinatissimo signore del centrocampo e, probabilmente, un top (che si chiami Di Maria o Martial poco importa in questa sede), avremmo visto cortei festanti sotto la sede di Corso Vittorio Emanuele e gente diretta in Cina per andare a ringraziare di persona Mr.Zhang Jindong.
Manca un mese mezzo alla chiusura del mercato
Invece siamo a metà luglio, mancano 45 giorni al termine del calciomercato e c’è gente già pronta con la sciarpa nerazzurra e la pietra al collo per buttarsi nei Navigli.
Qualcuno ha disdetto ombrellone e lettini per non trovarsi vicino l’amico milanista sbeffeggiato regolarmente nelle ultime 4-5 estati.
Insomma siamo così tafazziani che riusciamo a trasformare tre ottimi acquisti in una rovinosa debacle solo perché dall’altra parte del Meazza sembra che abbiano scoperto l’Amazon del calcio e si divertono come bambini a spendere e spandere.
Ci vuole misura, fiducia ed una sana dose di menefreghismo.
La misura e la fiducia perché c’è una certezza, che da qui alla fine del mercato Suning porterà a casa roba buona , tanta roba buona.
Magari nessuno dei nomi letti fino ad oggi sui media.
Sabatini è un grande del calcio e dello “spettacolo”.
Sa che per fare buoni affari bisogna stupire tutti, annunciandoli solo dopo aver firmato.
E questo dopo aver sparso a destra e a manca innumerevoli segnali falsi per distrarre l’attenzione dei competitor dall’obbiettivo reale.
Qualcuno lo chiama spettacolo, per noi è realismo nel condurre il business.
Un po’ di menefreghismo non guasta
E ci vuole anche un po’ di menefreghismo (educato e rispettoso) per il mercato degli altri.
Perché farsi venire il mal di fegato per il mercato del Milan?
Non succedeva quando i rossoneri degli olandesi ci sommergevano di titoli mentre oggi ce la facciamo sotto per Kessiè e Conti?
Perché questa overdose di pannoloni per l’arrivo di Andrè Silva e Musacchio?
E i 20 milioni per Biglia sono un investimento migliore dei 7 per Borja Valero (un anno più anziano)?
Il Milan rivoluziona, noi dobbiamo integrare; loro devono ricostruire dalle fondamenta, noi i capisaldi ce li abbiamo.
Una volta ci definivano, con ironia quasi sprezzante, i Bauscia del calcio italiano.
Torniamo ad essere Bauscia, perché diventare dei cacasotto è peggio, non risolve alcun problema e si rischia di rendere felice solo il conto in banca dello psicanalista (magari pure milanista).