Ricavi: Inter, o si accelera o si resta nella zona grigia, i top club insegnano
Indice dei contenuti
1 I ricavi extrasportivi : il caso Arsenal2 In Italia gap evidente3 I numeri che fanno le differenze : ingaggi e botteghino4 Diritti televisivi e ricavi extrasportivi5 I club italiani arrancano6 La situazione dell’Inter, poche luci molte ombre7 Cosa cambia con Suning8 Servono competenze e fantasia9 Urge decidere sullo stadio10 Le difficoltà continue quale unica alternativaI ricavi extrasportivi : il caso Arsenal
A proposito di ricavi dei club di calcio, in un articolo comparso qualche tempo fa sul sito “Sportbusinessmanagement”, Luca Marotta ricostruiva la strategia studiata e realizzata dall’Arsenal per finanziare la realizzazione dell’Emirates.
Una parte sostanziale dell’impegno economico è stata affrontata dalla società londinese mediante la realizzazione di alcuni complessi residenziali ( “Drayton Park”, “Highbury Square” e “Quensland Road”) che oltre al finanziamento dell’impianto erano anche finalizzati al recupero urbanistico della zona adiacente.
In sintesi, tra il 2002 ed il 2010, il business dell’edilizia residenziale dell’Arsenal ha generato un fatturato di 391 milioni di sterline con un margine operativo di 69,9 milioni di sterline.
Perchè citiamo questo dato?
In Italia gap evidente
Perché rappresenta in tutta la sua evidenza il gap della concezione economico-finanziaria esistente tra i top club europei e quasi tutti quelli italiani.
Da noi la Juventus è l’unica ad essersi mossa su questa linea, con grande lucidità ed anticipo su tutti gli altri, ed i risultati economici si vedono.
Lo Juventus Stadium, con gli incassi diretti ed indotti, la realizzazione del J Village, nuovo centro di allenamento della prima squadra con annesso il Centro Media, la nuova sede, il J Hotel, la scuola internazionale Wins, il Concept Store. Il solo J Medical, centro medico recentemente inaugurato, si pone già come centro di eccellenza nel settore e, ovviamente, contribuisce all’aumento dei ricavi della società bianconera allargando ancora di più la forbice con le altre concorrenti nazionali.
I numeri che fanno le differenze : ingaggi e botteghino
Analizzando i dati più rilevanti dei bilanci dei top club europei ed italiani, emerge che:
– il costo degli stipendi dei dipendenti (leggasi soprattutto calciatori) sfiora il 70% in Italia contro il 60% di Inghilterra e Spagna e poco più del 50% in Germania (fonte inserto Economia Corsera-aprile 2017);
– i ricavi dal botteghino delle prime 4 squadre inglesi, Arsenal, Chelsea e le due squadre di Manchester, sfiorano i 400 milioni di euro contro i 115 di Juve Inter Milan e Roma (fonte Calcio &Business – dati anno 2015);
– i tassi di occupazione dei posti allo stadio fanno arrossire i club italiani.
Citiamo solo il 99,8% dello Stadio del Borussia Dortmund, il 99,5 dell’Old Trafford, il 99% dell’Allianz Arena il 79,3% del Nou Camp.
Suona quasi strano che l’unico club italiano presente tra i primi 20 di questa graduatoria sia l’Inter con il 56% (fonte Stadium Database.com – settembre 2016);
Diritti televisivi e ricavi extrasportivi
– l’incidenza dei ricavi da diritti televisivi sul totale dei proventi dei top club italiani è decisamente superiore a quella dei competitor europei (Juventus esclusa).
Mediamente ammontano ad oltre il 60% dei ricavi mentre ad esempio Manchester Utd, Bayern,PSG, Borussia Dortmund sono ampiamente sotto il 30%; (fonte Football Money League – Deloitte dati relativi al 2015-16) – v.tabella in calce all’articolo
– i club della Serie A sono i meno brillanti anche nella capacità di generare ricavi di natura commerciale (merchandising ecc.).
Se il Manchester Utd, il Barcellona, il PSG, il Bayern, riescono ad avere una incidenza intorno al 50% se non addirittura superiore, le società italiane faticano a galleggiare intorno al 30% .
I club italiani arrancano
In questo scenario, è del tutto evidente dunque che i club italiani in generale non sono ancora riusciti ad affrancare i loro bilanci dalla dipendenza dai diritti televisivi e che la loro scarsa attitudine nel generare ricavi di natura extra sportiva condiziona pesantemente la loro capacità economica.
La crisi degli spettatori, sia in termini di occupazione degli stadi che di ricavi da botteghino dimostrano la preoccupante tendenza a disertare gli impianti sportivi, conseguenza sicura della crisi economica ma anche del costo dei biglietti mediamente molto più alti che nel resto d’Europa nonostante impianti in genere vecchi e poco accoglienti.
La situazione dell’Inter, poche luci molte ombre
Nell’anno del triplete i ricavi complessivi della società nerazzurra sfiorarono i 300 milioni di euro; il bilancio 2015-16 evidenzia un dato complessivo di circa 187 milioni mentre nell’anno precedente erano precipitati a 171 milioni.
Il botteghino, pur con la percentuale di spettatori a San Siro più alta d’Italia, non frutta più del 14%, i ricavi extra sportivi si fermano al 31% mentre i ricavi da diritti televisivi rappresentano il 55% del totale dei ricavi (in qualche maniera Sky potrebbe dirsi l’ azionista di riferimento).
Insomma, senza girarci intorno, numeri da bassa classifica a livello europeo.
Cosa cambia con Suning
Ora però è arrivato il gruppo Suning e la situazione potrebbe cambiare più rapidamente di quanto non si possa pensare.
La capacità di produrre maggiori ricavi sarà uno dei leit motiv della dirigenza cinese, come già annunciato da Mr.Zhang.
I tifosi lo hanno preso in parola e aspettano fiduciosi.
La collaborazione di alcuni sponsor è già stata formalizzata, altri sono annunciati a breve.
Sul merchandising solo una domanda, forse banale, forse pure concettualmente sbagliata non disponendo dei dati economici e di natura commerciale.
Ma è la domanda che si fa il “pater familae”, il tifoso medio nerazzurro.
Quanto rende la politica di tenere il prezzo della maglia ufficiale a circa 100 euro vendendone 10 piuttosto che venderne 30 a circa 60 euro (vedi Bayern o Manchester Utd)?
Servono competenze e fantasia
Competenze, conoscenze dei mercati e un po’ di sana fantasia.
Queste le doti per incrementare i ricavi extra sportivi.
Ci sono club che hanno fatto business con il “riposo eterno” dei propri tifosi (Espaniol, Schalke e non solo).
Migliaia di euro per l’affitto di un loculo dover riposare per 15/20 anni vicini solo ad altri tifosi e ai propri amati colori.
Questo si è che un vero “fino alla fine”… e anche “dopo”.
Tuttavia il discorso principale riguarda tuttora lo stadio.
Urge decidere sullo stadio
Il Milan ha rallentato le decisioni per oltre due anni con il tergiversare “lo facciamo per conto nostro, no il Portello non va, aspettiamo arrivano i cinesi”.
Javier Zanetti di un paio di mesi fa, parlò di privilegiare la ristrutturazione di San Siro con o senza il Milan.
Sicuramente la scelta meno onerosa, più velocemente realizzabile ed emotivamente più vicina alla massa dei tifosi.
Se così stanno le cose, è arrivato il momento di dare una dead line al Milan ed anche al Comune, per acquistare magari anche tutta l’area ex Trotto per la realizzazione (come si è letto da più parti) delle strutture commerciali.
Secondo altre fonti, Zhang Jindong avrebbe già dato l’ok alla dirigenza per l’individuazione dell’area dove costruire ex novo il nuovo impianto di proprietà esclusiva.
Dopo anni di discussioni è troppo chiedere una decisone in tempi rapidi?
Le difficoltà continue quale unica alternativa
Per il resto, visti anche i tempi che corrono, forse non è opportuno che l’Inter debba seguire l’esempio dell’Arsenal.
Le società di calcio facciano calcio, le immobiliari costruiscano e vendano immobili (e cimiteri).
Ma è fuor di dubbio che il nuovo management nerazzurro debba necessariamente individuare, oltre allo stadio, filoni economici extrasportivi da sfruttare economicamente.
I top club europei, ancora una volta, ci insegnano.
O si persegue questa strada oppure il futuro nerazzurro sarà caratterizzato ancora dalle difficoltà.