Dichiarazioni che faranno piacere a Borja Valero
Sebastiano Vernazza, editorialista della Gazzetta dello Sport, si è espresso su questo inizio di stagione e sull’andamento di Borja Valero.
Lo spagnolo ex Fiorentina è un vero e proprio professore del centrocampo, sa perfettamente amministrare il pallone per poi smistarlo senza problemi e con grande precisione.
Basti pensare che lo scorso anno ha avuto l’89% di passaggi riusciti, mettendo a segno 10 assist ed 1 gol in campionato in 32 presenze. In Europa invece ha realizzato una rete, ed ha fornito anche un assist in 6 gare giocate.
E’ sicuramente un elemento fondamentale per la rosa, e Spalletti lo sa benissimo, da equilibrio alla squadra e sa esattamente cosa fare. Non spreca mai palloni e cerca sempre di giocare, perdendo molto raramente il pallone.
Insomma è il centrocampista che è mancato all’Inter negli ultimi anni. E’ arrivato in sordina e sta già facendo giocate da campione.
Le parole di Vernazza
” Quarta vittoria consecutiva dell’Inter nel campionato dell’estate. Battuti Lione, Bayern, Chelsea e il Villarreal ieri sera a San Benedetto del Tronto.
Parliamo di un calcio ingannevole per definizione, di solito lo scudetto della spiaggia non coincide con quello di primavera, però quattro successi contro quattro club della medio-alta borghesia europea dicono di una rifondazione interista partita bene. Non si vincono quattro partite di fila per caso o per sbaglio, neppure tra luglio e agosto. Già si vede la mano di Luciano Spalletti in un giro-palla teso alla verticalizzazione. Zero fronzoli, poco compiacimento di sé, essenzialità.
L’Inter non vincerà lo scudetto vero, almeno oggi sembra impossibile, ma neppure finirà settima come l’ultima volta. La qualificazione alla Champions è obiettivo realistico.
Skriniar è uscito tra gli applausi, Joao Mario sembra redivivo, Jovetic ha segnato un altro gol per rimarcare la sua voglia di restare, però se dobbiamo indicare il giocatore simbolo della ripartenza nerazzurra andiamo dritti su Borja Valero.
Un plauso a Borja Valero
L’Inter ha trovato il suo centro di gravità permanente, il giocatore al quale appoggiarsi nelle situazioni complicate, per uscire da un raddoppio o da un’ondata di pressing. C’era urgenza di un regista come Borja, di qualcuno che mettesse ordine e che si prendesse la responsabilità di chiedere, quasi esigere il pallone, e di farlo circolare.
Troppi centrocampisti grandi e grossi oppure rapidi e aggressivi nel recente passato nerazzurro, troppa fisicità e poca mentalità. Borja ha soltanto un problema, l’età: 32 anni sono tanti per progettare un futuro a lungo termine. Del resto si è maturi a 32 e non a 22 e la visione anticipata – la capacità di leggere lo sviluppo dell’azione prima degli altri, si acquisisce col «vissuto».
Valero ieri è stato l’interista che ha toccato più palloni (69) e che ha fatto registrare il maggior numero di passaggi positivi(55). Lo spagnolo va capitalizzato al massimo nel presente, poi verrà il giorno in cui la squadra diventerà adulta, i meccanismi spallettiani fluiranno a prescindere e allora qua e là il «badante» potrà rifiatare.
Sarà un caso o forse no, ma, per quello che si è visto nel calcio d’estate, l’innesto di Valero ha fatto crescere Joao Mario. A tratti, contro il Villarreal, il portoghese ha brillato per spirito di iniziativa e creatività. La sua carta d’identità dice 24 anni: se Joao Mario avesse l’esperienza di Borja… Nella scorsa stagione il ragazzo ha sofferto i diversi cambi di allenatore e di identità tattica, è andato in confusione e ha fatto rimpiangere i tanti milioni spesi per averlo.
Oggi l’Inter si è dotata di guida tecnica definita, per cui l’eventuale cessione di Joao al Psg, come si sente mormorare in giro, sarebbe una sciocchezza. Certo, se arrivasse Vidal, a Mario si potrebbe rinunciare.
Della vera Inter avremo certezza tra un mese, a mercato concluso, quando sarà tracciato il destino di Perisic, quando forse gli esterni bassi saranno altri, quando forse Spalletti avrà ricevuto in dono un campione capace di spostare ulteriori equilibri. Nell’attesa va registrata la crescita della squadra, quel senso di aggregazione che mancava nella stagione scorsa, con l’Inter degenerata in Armata Brancaleone. Adesso si respira un’altra aria.”