Post mercato: se gestisce Suning ok, se comanda la politica…rendeteci Moratti (o chi per lui)
Indice dei contenuti
1 Chiuso un mercato incredibile2 Uefa e Politica binomio micidiale3 Tutti con Suning, ma risolva questo problema4 Se il nodo non si scioglie meglio cambiareChiuso un mercato incredibile
Si è finalmente chiuso questo mercato incredibile per l’Inter.
Prima la ghigliottina del 30 giugno, entro cui portare a casa le plusvalenze richieste dal Fair Play Finanziario, poi dovevano partire botti, fuochi d’artificio e tric e trac…
Invece è partita la bambola al governo cinese, che ha stretto i panni delle società che investono all’estero in campo sportivo.
Risultato: prima non si poteva acquistare perché si doveva vendere e vendere bene per far felice l’Uefa. Poi non si è potuto acquistare per ordine dei Renzi, Salvini e Bersani di Pechino.
Lasciamo da parte un attimo l’ironia ed il mercato in sé.
Uefa e Politica binomio micidiale
Che l’Inter sia soggetta alle regole Uefa è normale. Già questo fa arrabbiare i tifosi, che vedono altri club europei “interpretare” le regole.
Non è, invece, normale che la sua agibilità economica sia pesantemente condizionata dalle norme di un governo straniero. Non è, e non deve essere, un problema dell’Inter. E’ un problema di Suning.
Quando il colosso cinese ha acquistato la società nerazzurra si è levato un sospiro di sollievo dagli appassionati.
E siamo ancora convinti che Zhang abbia le idee ben chiare su come riportare l’Inter laddove le compete.
Ma il rapporto tra il suo impero economico ed il governo cinese è un problema suo.
Non può continuare ad essere un problema per Sabatini e Spalletti. E tantomeno per l’ abbonato nel secondo anello arancio da 25 anni.
Tutti con Suning, ma risolva questo problema
I tifosi nerazzurri hanno il diritto di “fregarsene” della politica cinese, hanno il diritto di non dover leggere “Il Sole 24 Ore” di Nanchino, bensì i quotidiani sportivi italiani per trovare le analisi, le spiegazioni, le critiche alla società ed alla squadra.
Dunque Zhang Jindong ha un compito immediato e gravoso, quello di sciogliere immediatamente questo nodo.
Un vincolo che significa non poter avere top player come sperato, ma forse anche non avere uno stadio di proprietà, né altri investimenti finalizzati a far crescere ricavi, immagine e ranking internazionale dell’Inter.
Come sciogliere questo vincolo è un problema di Suning.
Se il nodo si dipana bene, con grande soddisfazione per tutti.
Qualora questo non fosse possibile, si pone il problema di come andare avanti.
Se il nodo non si scioglie meglio cambiare
Il calcio è una macchina con due motori: i soldi dei presidenti e l’entusiasmo dei tifosi.
Il popolo nerazzurro la passione non l’ha mai fatta mancare.
Se il Gruppo Suning non può immettere nell’Inter le risorse necessarie, la macchina si inceppa.
E allora sarà meglio andare da un abile concessionario ed offrire in vendita questo gioiello che non può restare fermo in garage per altri anni.
Verrà a comprarlo un Moratti, una cordata di imprenditori italiani, o un gruppo tedesco, francese o magari canadese, vedremo.
L’importante è che sia un proprietario che nell’Inter possa fare impresa secondo i canoni dell’imprenditore nel campo dello sport come lo conosciamo dalle nostre parti.
E se al premier cinese Li Keqiang questo pare strano, ce ne faremo una ragione.
Repetita iuvant: i soldi dei presidenti e la passione dei tifosi, solo così il calcio va avanti.