Indice dei contenuti
1 Djorkaeff: nerazzurro nell’anima2 Un confronto continuo con un altro grandissimo3 La perla che fece sognare4 Un gol voluto dagli Dei del calcioDjorkaeff: nerazzurro nell’anima
Youri Djorkaeff ha scritto oggi un tweet estremamente significativo
“Io sono e sarò sempre interista, nessuno al di fuori del nostro mondo può capire chi siamo”.
Sono 17 parole che parole che di solito albergano sulla bocca dei tifosi, non su quella dei giocatori.
E proprio per questo danno un brivido di piacere, di orgoglio, per un campione che forse neanche gli interisti hanno saputo apprezzare fino in fondo.
Forse anche per un motivo che pochi ricordano.
Youri arrivò a Milano nell’estate del 1996.
Negli stessi giorni Zizou Zidane arrivava in bianconero.
Un confronto continuo con un altro grandissimo
I giornali dell’epoca fecero scintille per dimostrare chi avesse fatto l’affare migliore, chi fosse il vero fuoriclasse tra i due.
Entrambi francesi, entrambi nazionali, entrambi gravitavano nella stessa zona del campo.
Poteva uscirne una rivalità alla Coppi e Bartali.
Dal un punto di vista mediatico furono tre anni di continui confronti con Zidane, cosa non semplicissima da affrontare, vista la dimensione della controparte.
Di certo questo pesava a Youri.
Ma il campione francese fu abile a lasciarsi scorrere addosso questo fardello con grande naturalezza, imparò a conviverci sapendo di essere all’altezza per reggere il confronto.
Anche perché aveva una grande squadra con sé.
Ronaldo, Simeone, il miglior Moriero della sua carriera, Bergomi, Cauet, Pagliuca tra i pali, Zamorano.
La Coppa Uefa del 1998, nella straordinaria finale di Parigi fu l’unico successo in maglia nerazzurra.
Quell’Inter avrebbe dovuto vincere tutto in Italia, ma era un Inter che non poteva vincere, in quella Italia.
Il perché lo capiranno, tutti, alcuni anni dopo.
La perla che fece sognare
Ma se dici Djorkaeff a mille interisti, in mille ti rispondono con gli occhi che si illuminano: il gol alla Juve e la sforbiciata alla Roma.
Quelle due perle valgono tutti i tre anni passati da Djorkaeff in nerazzurro.
Il primo perché aprì la strada ad un sogno interrotto poi non dal destino ma da altre circostanze.
Quel gol fu la sintesi inversa dello schema vincente dell’Inter di quegli anni.
Schema semplice: qualcuno dava la palla a Dyorkaeff, lui non lo vedeva Ronaldo, lo sentiva; mettergli il pallone sui piedi per il gol era la cosa più facile e più bella per lui (e per noi).
Quel 4 gennaio 1998 fu invece Ronnie a perdersi mezza difesa bianconera per strada e a mettere un pallone a Djorkaeff sul quale era scritto “basta spingere”.
Poi arrivò il 26 aprile di quel 1998 e lì fu chiaro a tutti perché l’Inter di Ronaldo e Djorkaeff non poteva vincere e perché vinceva la Juve di Iuliano.
Un gol voluto dagli Dei del calcio
Esattamente un anno prima, il 5 gennaio 1997, gli dei del calcio si erano fermati a San Siro e in un pomeriggio nebbioso, durante Inter Roma, avevano deciso di incoronare proprio lui, quel francese allora 29 enne.
Non fu solo un gol da urlo, non fu solo un meraviglioso gesto atletico.
Quella sforbiciata fu un lampo divino, che accecò i presenti tanto era bello da vedere, e che ancora a distanza di 20 anni emoziona e stupisce.
Per tutti gli interisti non c’è confronto che tenga, con nessuno.
Youri Djorkaeff con un gol ha fatto sognare una generazione di nerazzurri, anche se solo per pochi mesi, con un altro si è garantito il ricordo perpetuo nelle pagine di storia dell’Inter.
A noi è sempre bastato così Youri per averlo nerazzurro per sempre.
E le sue parole di oggi ci confermano che abbiamo ragione.