Lettera aperta a Julio Cesar, l’uomo volante che ha stregato San Siro
Caro Julio Cesar,
quanto tempo è passato da quel 29 agosto 2012, giorno in cui con le lacrime agli occhi hai salutato un popolo che ti ha sempre amato. Devi essere fiero però, quel giorno dovevi essere proprio fiero di te, perchè non hai pianto solo tu, ma hai fatto piangere tutto San Siro. E la gente di San Siro, il popolo nerazzurro, se ha pianto un motivo c’è. Perchè in 5 anni di voli dalle parti di Milano, tu hai sempre fatto emozionare noi tifosi, e quel giorno eri tu che meritavi le nostre lacrime, se non altro solo di riconoscimento. Perchè non possiamo, insieme, mai dimenticare quello che hai fatto.
E’ passato tanto tempo da quel 28 agosto 2005. Tu scendesti in campo da sconosciuto quel giorno, gli occhi erano puntati su un altro brasiliano (Adriano, ndr) che quel pomeriggio fece 3 gol. Ma anche se in una partita c’era un protagonista assoluto, tu sapevi sempre come prenderti la scena, e anche quel giorno l’hai fatto. Quel giorno, con il tuo eterno numero 12, iniziasti a farti conoscere dai più piccini e dai più grandi tifosi, dell’Inter e non. L’abbiamo capito subito che non eri uno qualunque, perchè se hai mandato amichevolmente in panchina uno come Toldo vuol dire che un motivo c’era.
Quel giorno iniziò una nuova era con te: fuori un italiano diventato un eroe nazionale per i rigori parati nella semifinale Italia vs Olanda agli Europei del 2000, dentro tu, un brasiliano quasi sconosciuto, la cui tua unica esperienza risultava essere quella in patria, con la maglia rossonera del Flamengo. 28 agosto 2005-29 agosto 2012: un’era durata ben 7 anni con te, un’era bellissima. Perchè in quei 7 anni hai fatto l’impossibile dalle parti di Milano, hai reso possibile l’impossibile, con il tuo carisma e la tua eleganza.
Da quel 28 agosto 2005 hai davvero fatto di tutto, le tue mani erano dappertutto. Ricordi quella parata nella semifinale di Champions 2009-2010 contro il Barcellona al Camp Nou? Noi la ricordiamo, perchè quella parata non la si può dimenticare. Perchè Messi di solito quando fa un tiro alla…Messi, non sbaglia. Invece quella notte è sceso una specie di alieno al Camp Nou. Perchè quell’incredibile colpo di reni è solo fantascienza pura. Forse con quella parata hai indirizzato la partita dalla nostra, i forse potrebbero essere tanti, noi vogliamo solo ricordare con te quel grande gesto tecnico.
Di parate ne hai fatte tante, sia in campionato sia nelle coppe. Ricordi la parata sul tentativo di autogol di Materazzi al San Paolo contro il Napoli? Ma cos’era quella parata? Come se ti avessero messo un trampolino sotto i piedi per permetterti di slanciarti più in là, sempre più in là. Io personalmente quella parata non posso dimenticarla, perchè lì ho avuto conferma che tu eri e sei uno che crede davvero nell’impossibile, crede in tutto ciò che la gente normale non crede, non pensa minimamente neanche nell’inconscio del proprio cervello. Come se tu avessi una parte in più nella tua testa che ti fa ragionare un pò avanti a tutti.
Un’interista qualsiasi deve poi ritornare sempre nel 2010 alla finale di Madrid, perchè quella parata quasi impossibile su Robben forse è stata indispensabile al fine della vittoria. Quella parata con la mano sinistra sul tiro a giro dell’olandese; sembravi un gatto che doveva evitare in qualsiasi modo che la sua palla di lana finisse nella buca. Perchè poi tu quella palla l’hai ripresa, non ti ha mai superato, e al 90esimo l’hai alzata al cielo, insieme alla Champions League.
Non solo parate per te caro Julio, l’abbiamo già detto prima. E abbiamo già detto prima che la tua forza non stava solo nella capacità di parare, ma anche quando la palla era lontana da te, a volte anche per distrarre gli avversari se sapevi che parare qualcosa era più difficile del solito. Perchè in quel 4-2 nel derby tu hai sfidato emotivamente un mostro come Ibrahimovic. Certo, poi non è servito a nulla, ma tu non ti sei fermato neppure davanti ad uno che è considerato il Dio della sfida, dell’arroganza e presunzione, sempre in termini calcistici. Non vogliamo far arrabbiare Zlatan…
Ti abbiamo visto fare cose incredibili e a volte cose che si potevano evitare, ma hai fatto così tante cose belle che quelle brutte sei riuscito a toglierle dalla testa di tutti. In 7 bellissimi anni ci hai fatto vincere di tutto, perchè spesso il portiere viene sottovalutato e si dà sempre il merito ad attaccanti ed allenatore. Forse proprio questa è una delle cose che tu hai fatto cambiare, hai spostato il pensiero di molti.
Ma hai fatto anche altro, caro Julio. Perchè se prima i portieri facevano determinate cose, tu hai in qualche modo portato una ventata fresca di novità e stile nel nostro mondo. L’architetto Loos scrisse il suo capolavoro “Ornamento e delitto” in un’epoca in cui la moda del tempo si basava su un linguaggio che andava cambiando via col tempo, che rompeva gli schemi abitudinari e riproponeva un linguaggio libero dai parametri fissi. E questo è quello che hai fatto tu in campo, perchè hai mostrato come la cosa più importante non sia solo il gesto tecnico come tale, ma gesto tecnico unito alla continuità. Perchè prima o c’erano portieri che pensavano solo allo spettacolo, o al contrario, portieri che volevano soltanto essere continui, ma che a volte la troppa paura di sbagliare si rivelava decisiva.
Quante doti che ci hai mostrato, caro Julio. La tua spettacolarità stava nel fatto che tu univi delle caratteristiche che avevi appreso in Brasile con doti che sono proprie del calcio italiano. E il risultato uscito è stato uno spettacolo. Nei 7 anni insieme ci hai fatto vedere la tua intelligenza, come quella che hai usato a Genova contro la Samp. Una parata apparentemente facile se vista da lontano, terribilmente complicata se vissuta in prima persona.
Ci hai fatto vedere quello che hai imparato in Brasile, ovvero la capacità di non farsi ingannare. Prendi il rigore parato a Pepe a Milano, ma come hai fatto? Ti ha fatto una contro-finta e poi l’ha messa a mezza altezza alla tua destra. E tu ci sei arrivato lo stesso, caro Julio. Ancora una volta.
Altre doti? Ce ne hai fatte vedere tante che elencarle tutte sarebbe da manicomio. Perchè le parate che già ti abbiamo ricordato, come quelle su Messi e Robben, racchiudono un grande stile, una tecnica feroce e un’istinto animale. Chi ti conosce queste cose su di te le deve sapere tutte e un’interista, anche il meno sfegatato, deve conoscere per forza quello che hai fatto.
Perchè sei stato un portiere fuori dagli schemi, caro Julio. Di grandi portieri ne abbiamo avuti tanti, da Pagliuca a Toldo, da Peruzzi a Zenga fino ad arrivare ad Handanovic. Tutti grandi portieri certo, ma nessuno vincente e determinante come te. Perchè hai vinto tanto con noi, sei stato uno degli artefici del Triplete e noi te ne saremmo grati per sempre.
Caro Julio, cosa dire di più. Grazie di tutto, grazie per quello che hai significato per noi, grazie per averci fatto emozionare, grazie per averci fatto gioire, grazie per esserti fatto conoscere.
Tu sei l’acchiappasogni, e con te abbiamo sognato anche noi.
Ti vogliamo bene, GRAZIE Julio.