L’importanza di Borja Valero nell’Inter spallettiana è ormai cosa nota, andiamo a vedere il perchè
Luciano Spalletti ha voluto Borja Valero a tutti costi. Già nella passata stagione il tecnico toscano non aveva nascosto la sua voglia di lavorare con il regista spagnolo. Infatti la sua “simpatia” per il calciatore risale ai tempi in cui allenava la Roma. Non a caso, e questa volta non per mancanza di alternative aventi nomi più altisonanti, Valero è stato uno dei primi acquisti dell’estate nerazzurra. Enorme era ed è la voglia di Spalletti di consegnargli le chiavi della squadra, alla luce delle sue capacità di fraseggio e di dettare i tempi di gioco.
Partiamo proprio da qui, i tempi di gioco. Borja Valero è un maestro in questo, pochi centrocampisti hanno le sue capacità in Serie A. L’Inter di questo inizio di stagione pare un’orchestra, ed i direttori sono due: Spalletti in panchina, Borja in campo. La musica che fa produrre il direttore spagnolo alla sua orchestra è sublime, sicuramente perchè chi esegue lo spartito è altrettanto capace, i tempi però che detta lo spagnolo sono al limite della perfezione.
Altro aspetto fondamentale del gioco di Borja Valero sono i passaggi, la sua abilità nel fraseggio nello stretto. Sa sempre a chi dare la palla per permettere alla squadra di trasformare un’azione da difensiva a offensiva. Se non ha compagni nelle vicinanze a cui scaricare il pallone, è pronto a effettuare lanci lunghi illuminanti per gli esterni, difensivi o offensivi, o a imbeccare la punta o il trequartista oltre la linea difensiva avversaria.
Un aspetto del gioco di Borja Valero che spesso viene dimenticato è la sua capacità di diventare, quando i momenti della partita lo richiedono, incontrista. Nel precampionato e nelle prime partite ufficiali sono state molteplici le palle recuperate dallo spagnolo, smistate poi con sapienza e abile maestria.
Unica nota stonata i primi 45′ dell’Olimpico. Dietro a Icardi ha faticato parecchio e si sentiva la sua mancanza in mezzo al campo. Gagliardini infatti non è stato in grado di orchestrare i tempi della manovra interista. Nel secondo tempo la musica è cambiata con l’ingresso in campo di Joao Mario e l’arretramento in cabina di regia dello spagnolo.