Inter: abbracciateli forte quei 60 mila tifosi, uno ad uno

Inter: segnale fondamentale, tornano anche i tifosi che avevano mollato

Due partite in casa, due volte San Siro sold out o quasi.
Non si parla più solo di record di abbonati.
Ora stanno tornando anche i tifosi che negli ultimi anni avevano abbandonato.
Quelli che la domenica mattina si mettono in pullman, si fanno 500 km tra cori della Nord e panini taglia XXL.
Patiscono per 90 minuti più recupero e poi altri 500 Km.
Al ritorno i cori si fanno meno intensi (le corde vocali sono rimaste tutte sui gradoni del Meazza), i panini si infittiscono.
Poi arriva Morfeo che cala loro la palpebra, fino alla prossima partita.

L’effetto San Siro sui giocatori

L’imponenza di San Siro mette i brividi quando è mezzo pieno.
Quando ribolle di gente e di entusiasmo ha pochi paragoni in Europa.
Per i giocatori, anche quelli più esperti e scafati, a maggior ragione per i giovani, è come avere un leone nelle orecchie che ruggisce forte e un pungolo nell’animo che spinge di continuo “vai, corri, riprendilo, saltalo, recupera…”
Non c’è scarica di adrenalina più forte di quella che arriva in vena da 120 mila occhi .
Occhi che magari hanno lasciato a casa pensieri tristi, problemi familiari, situazioni difficili, ma che si lasciano tutto alle spalle in quei 90 minuti per l’Inter.

La responsabilità dei giocatori

Spalletti dice che i giocatori devono sentire tutta fino in fondo la responsabilità per questa gente.
Ed ha ragione da vendere.
E’ la responsabilità di chi viene chiamato a restituire ai tifosi qualcosa del tantissimo che il calcio offre loro.
E’ il legame che negli anni scorsi si stava sfilacciando, con la squadra a trotterellare in attesa del 27 del mese ed i tifosi rassegnati ad una visita domenicale al Meazza solo per stare con gli amici o per evitare l’Ikea con la moglie.
Per chi indossa il nerazzurro, con questo muro umano a alle spalle, niente dovrebbe essere impossibile ma neanche niente deve essere scontato.
La vicinanza ed il calore dei tifosi possono essere premiati solo con ogni stilla di sudore da lasciare sul campo, conservandosi solo le energie per abbracciare, se fosse possibile, uno per uno quei 60 mila.